Innocenzo IX – Facchinetti de Nuce


Innocenzo IX – Facchinetti de Nuce

Innocenzo IX, nato Giovanni Antonio Facchinetti de Nuce, nacque a Bologna il 20 luglio 1519 da Antonio Facchinetti e Francesca Cini. La famiglia del padre era originaria di Cravegna, nella Val d’Ossola. Il cognome della sua famiglia pare fosse in realtà Nocetti, o de Nuce, ma di fatto era chiamato Facchinetti dall’umile lavoro svolto dal padre, che faceva il facchino. I figli della sorella di Innocenzo IX, Antonia, furono adottati dal papa, e si chiamarono anch’essi Facchinetti e restarono a Bologna dove ebbero onori e furono aggregati al Senato Bolognese.

Pochi anni dopo la nascita Giovanni Antonio seguì la famiglia a Verona. Studiò legge all’Università di Bologna, dove si laureò in «utroque iure» nel 1544. L’11 marzo dello stesso anno ricevette l’ordinazione sacerdotale.

Dopo gli studi, Facchinetti si recò a Roma, dove si mise al servizio di Niccolò Ardinghelli, segretario del cardinale Farnese. Morto prematuramente l’Ardinghelli nel 1547, Giovanni Antonio venne destinato alla chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Domodossola in qualità di canonico.

Nel 1552 il cardinale Farnese lo chiamò al proprio servizio. Essendo Arcivescovo di Avignone, inviò il Facchinetti nella città provenzale come suo vicario e amministratore diocesano che vi rimase fino al 1556.

Nel 1560 il Facchinetti fu ordinato vescovo; gli fu affidata la Diocesi di Nicastro, dove si distinse per essere effettivamente il primo vescovo a risiedere nella diocesi dopo trent’anni di assenza del vescovo titolare. Da quell’anno Monsignor Facchinetti seguì i lavori del Concilio di Trento fino alla chiusura, avvenuta nel 1563.

Fu poi nunzio apostolico a Venezia per portare avanti l’alleanza con la Spagna e la Serenissima contro i turchi. Nel 1574 il pontefice lo sollevò dall’incarico e Facchinetti tornò a Nicastro dedicandosi all’applicazione dei decreti del Concilio. L’anno successivo, però, dovette rinunciare all’episcopato per motivi di salute e si trasferì a Roma.

Guarito nel 1576, riprese la sua attività nella Curia romana svolgendo incarichi nel Sant’Uffizio e nella Sacra Consulta. Dopo la nomina cardinalizia, nel 1583, divenne membro effettivo delle due congregazioni in cui operava; inoltre entrò nel tribunale della Segnatura Apostolica.

Durante il pontificato di Gregorio XIV, che soffriva di attacchi di malaria, il peso dell’amministrazione pontificia ricadde sulle sue spalle.

Alla morte del pontefice venne svolto il conclave dal 27 al 29 ottobre 1591. Innocenzo IX fu eletto nel pomeriggio del 29 ottobre 1591 nel palazzo Vaticano e fu incoronato il 3 novembre dal cardinale Andrea d’Austria, protodiacono di Santa Maria Nuova. I cardinali elettori si riunirono il 27 ottobre; parteciparono alla votazione finale 56 cardinali. Candidato sostenuto dalla parte spagnola, avendo ottenuto il placet di Filippo II, Facchinetti ottenne 24 voti già nella prima votazione. Egli stesso attribuì il suo successo all’appoggio spagnolo in conclave. Il nuovo papa assunse il nome pontificale di Innocenzo IX, in onore del più illustre dei giuristi assurti al rango pontificio, Innocenzo III. Fu il terzo cardinale creato da papa Gregorio XIII (1572-85) a salire sul soglio pontificio.

Il 4 novembre 1591 il pontefice confermò e inasprì il divieto di vendere i possedimenti ecclesiastici e di rinnovare le concessioni dei feudi pontifici decaduti, stabilendo come pena la scomunica.

I suoi predecessori avevano nominato un Segretario di Stato incaricato di rappresentare la Chiesa presso le monarchie europee. Innocenzo IX decise di scindere in tre parti questo ufficio: un cardinale si sarebbe occupato di Polonia e Francia, un altro di Italia e Spagna e un terzo della Germania. Il papa continuò la politica dei predecessori: mantenimento di forti relazioni con la Corona di Spagna e contrasto a re Enrico IV di Francia poiché appoggiava gli ugonotti. Lo Stato della Chiesa manteneva un costoso esercito in terra francese; non essendo più in grado di sostenerlo, Innocenzo IX ridusse le forze in campo e chiese rinforzi a Filippo II di Spagna. Questi, che aveva ereditato le Fiandre e la Borgogna dal padre Carlo V, ordinò al governatore di quelle terre, Alessandro Farnese, di unirsi alle forze pontificie. Nel 1592 il Farnese riuscì a sventare l’assedio di Rouen messo in atto da Enrico IV.

Il 4 novembre 1591 il pontefice creò un fondo di riserva di 250.000 scudi, depositati in Castel Sant’Angelo, per far fronte alle spese inevitabili. Per quanto riguarda l’Urbe, il pontefice cercò di migliorare le condizioni di vita degli abitanti sia contrastando la criminalità sia abbassando il prezzo del pane. Il flusso del Tevere fu regolato meglio per evitare le inondazioni e furono migliorate le condizioni sanitarie del nuovo rione, il Borgo.

Il 21 dicembre 1591, già malato e debole, non volle rinunciare al tradizionale pellegrinaggio romano delle Sette Chiese. Lo sforzo però fu troppo grande e così il pontefice si ammalò il giorno successivo e non si riprese più. Morì il 30 dicembre a Roma, dopo soli due mesi di papato. La sua salma venne deposta in un sarcofago romano secondo le mode artistiche dell’epoca e riposta l’8 gennaio 1592 nelle Grotte Vaticane, ove ancora oggi riposa.

 

Lo stemma papale è uno stemma parlante poiché riprende la radine del nome della sua famiglia, almeno nella parte derivante dalla sua origine. In ricordo del cognome de Nuce lo stemma infatti si blasona: «D’argento, al noce sradicato al naturale». Lo stemma sarà poi utilizzato da tutta la famiglia Facchinetti.

 

 

Note di Bruno Fracasso

 

Liberamente tratte da https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Innocenzo_IX

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’argento al noce sradicato al naturale”

Oggetti dello stemma:
noce
Attributi araldici:
sradicato

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