Giovanni Battista Venturi


Giovanni Battista Venturi

I Venturi sono una famiglia originaria di Bibbiano (Reggio Emilia) dove possedeva dei terreni già nel XVI secolo. Gian Domenico Venturi (1718-1796) si trasferì a Reggio, per svolgervi l’attività di notaio. Nobilitati dal duca di Modena nel XVIII secolo portano lo stemma: “di rosso, alla ruota di otto raggi d’oro, accompagnata da tre gigli dello stesso, due ai lati e uno in punta. Capo d’azzurro, alla stella (6) d’oro”.

Giovanni Battista Venturi nacque a Reggio da questa famiglia, figlio di Gian Domenico e Domenica Galliani, l’11 settembre 1746, dopo una prima educazione ricevuta da precettori in famiglia, Venturi entrò nel 1757 nel seminario di Reggio Emilia, ambiente caratterizzato da correnti illuministiche, dove studiò logica, metafisica e geometria con Bonaventura Corti e, dal 1758, fisica e greco con Lazzaro Spallanzani

Nel 1769, venne ordinato sacerdote (non per vocazione, ma per poter proseguire gli studi), e ottenne l’incarico di docente presso l’Università di Reggio, dopo la chiusura della quale nel 1774 passò all’Università di Modena, dove ricevette l’incarico di Ingegnere di Stato e Matematico, nonché Controllore della Zecca per il Ducato di Modena e Reggio, per il quale svolse anche attività diplomatica.

Fra il 1780 e il 1796 progettò ponti sui fiumi Secchia e Panaro, i lavori di sistemazione idraulica nelle località di Bomporto, Finale Emilia e Fontana, la stesura di una mappa topografica completa del ducato di Modena e la redazione delle voci relative a orografia, idrografia, storia naturale e vie di comunicazione nella Corografia dei territori di Modena, Reggio e degli altri Stati appartenenti alla Casa d’Este di Lodovico Ricci (Modena 1806). 

Nel 1796 fu tra i membri della delegazione inviata a Parigi per trattare con il Direttorio le condizioni della resa di Modena all’Armata d’Italia, incarico vanificato, nell’ottobre successivo, dall’occupazione francese di Modena. Nella capitale transalpina scrisse una delle sue opere più note “le Ricerche sperimentali sul principio della trasmissione laterale entro i fluidi applicata alla spiegazione dei diversi fenomeni idraulici”. Ebbe anche modo di esaminare dettagliatamente i codici di Leonardo da Vinci, pubblicandone e commentandone alcuni estratti nel saggio “Essai sur les ouvrages physico-mathématiques de Léonard de Vinci” nel 1797, dove è tra i primi a metterne in evidenza la componente scientifica.

Rientrato in Italia nell’ottobre dello stesso 1797, venne nominato membro del Corpo legislativo della Repubblica Cisalpina dal 9 novembre 1797 al 14 agosto 1798. Nel giugno del 1799, dopo la sconfitta di Napoleone in Egitto e il temporaneo ritorno delle truppe austriache in Italia, Venturi e altri esponenti dell’intellettualità estense furono arrestati con l’accusa di collaborazionismo. Rilasciato dopo qualche giorno, Venturi si affrettò a stendere un’Apologia, o Autodifesa per scagionarsi dalle accuse, in cui porta a propria giustificazione la legittimità «naturale» di qualunque governo esistente, anche se non intimamente condiviso.

Dopo la battaglia di Marengo del 14 ottobre 1800, che aveva ristabilito l’egemonia francese in Italia, Venturi nel giugno del 1800 ottenne la prestigiosa cattedra di fisica dell’Università di Pavia (che era stata di Lazzaro Spallanzani ma che egli non ebbe mai il tempo di occupare). Infine, con decreto del 7 ottobre 1801, fu nuovamente inviato come agente diplomatico della Repubblica Cisalpina presso la Confederazione elvetica (1801-1813). In Svizzera, dove risedette prevalentemente a Berna, svolse un importante ruolo diplomatico, e fu protagonista delle iniziative culturali e mondane – incontrò fra gli altri Alessandro Manzoni, Giulia Beccaria, Madame de Staël e Vittorio Alfieri – e intensificò la sua attività collezionistica di libri, manoscritti, incisioni, dipinti e minerali.

Ottenne anche importanti riconoscimenti, come l’ammissione il 6 aprile 1803 all’Istituto nazionale italiano, (poi denominato Istituto italiano di scienze, lettere ed arti), e prestigiose onorificenze come la Legion d’onore, nel 1805, e il titolo di cavaliere dell’Ordine della Corona di ferro (nel 1806). Già nel periodo precedente, Venturi era stato ammesso, fra le altre, all’Accademia degli Ipocondriaci di Reggio Emilia (1770), all’Accademia dei Dissonanti di Modena (1778), all’Accademia scientifica fondata a Modena dal marchese Gherardo Rangone (1784-94) e alla Società italiana delle scienze (1786), nella quale svolse anche le funzioni di segretario dal 1798.

Dopo il rientro a Reggio nel 1813, risedette tra Reggio Emilia e Milano, dedicandosi agli studi e pubblicando il materiale raccolto negli anni precedenti, che lo qualificano come il primo importante storico della scienza e della tecnologia in senso moderno.

Alla sua morte, avvenuta a Reggio il 10 settembre 1822 per l’aggravarsi di una paralisi della quale già soffriva, lasciò una biblioteca di oltre 22.000 volumi e una ricchissima collezione mineralogica.

 

Nota di Massimo Ghirardi

Si ringrazia Gianluca Ferrari per la cortese collaborazione

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

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Profilo araldico


“Di rosso, alla ruota di otto raggi d’oro, accompagnata da tre gigli dello stesso, due ai lati e uno in punta. Capo d’azzurro, alla stella (6) d’oro”.

Oggetti dello stemma:
giglio, raggio, ruota, stella
Attributi araldici:
accompagnato ai lati, accompagnato in punta

LEGENDA

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