Fraternità Monastica “Christiana Fraternitas” di Taranto


Fraternità Monastica “Christiana Fraternitas” di Taranto

Fraternità Monastica Christiana Fraternitas di Taranto

 

La Christiana Fraternitas è un Ordine “sui juris”: una comunità monastica cristiana mista di uomini e donne, ecumenica (quindi aperta a tutti i cristiani), d’ispirazione Benedettina, inizialmente riconosciuta dalla Chiesa Episcopale Anglicana.

 

I membri pronunciano i voti religiosi pubblici, perpetui o temporanei (da rinnovarsi alla loro scadenza), e vivendo comunitariamente in vita fraterna.

La vita religiosa della Comunità Monastica è guidata dall’abate le cui funzioni sono determinate Statuto e dalle Costituzioni (entrambi ispirati alla Regola di san Benedetto da Norcia) che mettono in pratica il tentativo di farla rivivere nel contesto sociale, culturale ed ecclesiale odierno. I membri indossano un saio di colore verde (con cappa bianca durante l’ufficio corale). 

 

L’esperienza trae ispirazione da altri casi consimili, come la Comunità di Bose (nata nel 1965), che però si inserisce nella tradizione cattolica.

 

La fraternità è nata nel 2015 a Taranto, per iniziativa di un gruppo di amici/e – provenienti dalla Chiesa Episcopale (Anglicana) e dalla Chiesa Cattolica – teologi e non, che hanno iniziato ad incontrarsi per meditare assieme sulla Parola di Dio e vivere momenti comunitari di preghiera. Da questo bisogno di fraternità e unità nacque l’idea di costituire un’associazione che si proponesse come luogo di incontro (integrazione e interazione) tra le diverse Confessioni cristiane: un luogo in cui non fosse rilevante la Chiesa di provenienza, ma semplicemente il desiderio di seguire Gesù insieme ai fratelli, nel modo più inclusivo possibile.

L’iniziativa ha trovato diverse opposizioni e difficoltà, ma si è sviluppata nell’attuale comunità che, presentatasi a molte Autorità Ecclesiastiche, ha ospitato pastori e pastore delle diverse Confessioni.

 

Dopo un lungo processo ha ottenuto il riconoscimento da parte della Chiesa Episcopale (Anglicana) e si è costituita come Ordine Monastico Ecumenico d’ispirazione benedettina assumendo la denominazione di Christiana Fraternitas. Con decreto del 20 luglio 2018 il vescovo di Gibilterra e di Euripa, Pierre Wahlon, ha approvato, secondo quanto previsto dalle Constitution and Canon (can. III.14.1f), l’Ordine nella sua natura ecumenica con lo Statuto, le Costituzioni, il Libro delle preghiere e delle liturgie (Rituale Proprio) ed ha ratificato l’elezione di Antonio Perrella elevandolo alla dignità abbaziale (assumendo il titolo tradizione “Dom” degli abati) eletto l’11 ottobre 2018 e consacrato, secondo il secolare uso e rito benedettino, come primo Abate della Comunità nella Casa di Preghiera dell’Ordine. Nella stessa occasione i sette Monaci/e Cofondatori/e rinnovarono i loro voti pubblici.

La “Casa di Preghiera” è la vecchia chiesa anglicana, costruita durante la Grande Guerra dai soldati inglesi di fede anglicana, stanziati presso il presidio ospedaliero G. Testa di Taranto. La Chiesa, tutt’ora di proprietà dell’Azienda Sanitaria Locale, era abbandonata da anni. L’Ordine ne garantisce l’utilizzo anche a tutte le Comunità cristiane, sprovviste di luogo di culto proprio, e a tutte quelle iniziative – conformi alle leggi dello Stato – che siano di promozione umana del territorio.

​Con decreto del 31 luglio 2019 il nuovo vescovo di Gibilterra Mark Edington, successore del Vescovo Pierre Whalon, a guida della Convocazione delle Chiese Episcopali in Europa, ha annullato il precedente Decreto di riconoscimento perché la comunità non si riconosce in comunione con la Sede di Canterbury e non è stata approvata dal Comitato permanente per le Comunità Religiose della Camera dei Vescovi Anglicani.

 

La comunità non esprime formale adesione di tutti i membri alla Comunione Anglicana, perché sarebbe in contraddizione della natura ecumenica della Christiana Fraternitas, che ha rifiutato da subito di fare proselitismi e non chiederà a nessuno di cambiare Chiesa di appartenenza.

La Christiana Fraternitas, proprio perché è ecumenica, si sente in comunione spirituale con tutti: Roma, Canterbury, Mosca, Costantinopoli, luterani, valdesi, metodisti, battisti, presbiteriani ecc.

 

Resta che il vescovo Pierre Whalon, mentre era in carica, ha celebrato due sacramentali, che hanno conseguenze incancellabili nella vita delle persone: la ratifica della professione perpetua e la consacrazione attraverso la benedizione di un abate ed ha accolto le professioni religiose con voti pubblici (cioè la libera dedicazione della propria vita ad un carisma) da parte dei monaci e delle monache.         

A causa degli avvenimenti però si prevede che il Capitolo Generale riveda parzialmente lo Statuto, le Costituzioni (Regolamento Interno) ed il Rituale proprio. Molto probabilmente sarà tolto ogni riferimento alla Chiesa Episcopale e, in modo specifico, alla Convocazione in Europa. Quindi dal 6 agosto 2019 la Christiana Fraternitas continua la sua esperienza di Comunità d’ispirazione Monastica Benedettina in maniera totalmente autonoma rispetto alla Convocazione delle Chiese Episcopali in Europa della Comunione Anglicana dalla quale non dipende più come non dipende da altre Autorità Ecclesiastiche. Dalla medesima data la Christiana Fraternitas è sui juris.    

​Da notare che il vescovo Heinz Lederleitner, ordinario per l’Austria della Chiesa Veterocattolica dell’Unione di Utrecht (confessione distaccatasi dalla Chiesa Cattolica Romana e avvicinatasi alle posizioni calviniste), ha espresso per iscritto una “laudatio” per il lavoro della comunità.

Analogamente il Metropolita (cattolico) di Taranto l’arcivescovo Filippo Santoro ha espresso la sua “laudatio” con lettera indirizzata all’abate Antonio, del 16 giugno 2023 e accredita la Christiana Fraternitas presso l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo. 

 

​L’Abbazia Ecumenica di San Benedetto e Santa Scolastica di Taranto come lo stesso abate hanno adottato, secondo tradizione uno stemma proprio (e differente). Lo stemma dell’Abbazia (registrato presso il Tribunale di Taranto l’11 luglio 2020 n. 8935 serie 1T con Atto Pubblico Rep. 2783 Rac. 2236) ha assunto come proprio uno scudo verde con all’interno il tradizionale emblema benedettino, del monte sovrastato dalla croce patriarcale d’argento attraversata dalla parola PAX.

Come per tutti i benedettini la figurazione simboleggia la vita del monaco, che è un cammino, una ricerca costante di Gesù, al cui amore nulla si può anteporre. Questo cammino viene indicato, nella tradizione mistica, con il monte. Giunti alla vetta del monte, si trova Cristo (rappresentato araldicamente dalla croce) dal cui incontro nasce la pienezza della charitas, l’amore verso i fratelli, che genera la pace (pax). Su un cartiglio è riportato il desiderio espresso da Gesù: “perché siano una cosa sola” (Gv 17,21).

 

Il colore verde è il termine derivato dal latino “viridem”, connesso a “virère”: verdeggiare, simboleggia la spinta vitale della vegetazione, della Natura. È il colore della stabilità, dell’equilibrio e del riequilibrio; indica stabilità e neutralità. È legato alla primavera, alla rinascita, come fase della vita, corrisponde alla giovinezza. È in senso più ampio colore di rinascita e speranza di rinnovamento.

Richiama anche l’immagine del giardino, soprattutto il giardino della creazione, quello della nuova creazione (la risurrezione) e il giardino del chiostro monastico.

 

La parola “argento” deriva dal latino “argentum” e dal greco αργύριον, legati a αργός: splendente, candido, bianco. È simbolicamente associato alla luna, che richiama il genere femminile e la tradizione cristiana ha usato la luna come un’allegoria della Chiesa (intesa nel senso teologico ovvero l’intero popolo di Dio), perché non splende di luce propria, ma di quella di Cristo. “Fulget Ecclesia non suo sed Christi lumine”, scrive Ambrogio di Milano (Exameron, IV, 32). Il genere femminile inoltre richiama anche all’immagine della Chiesa come sposa di Cristo che attende il suo Sposo: “E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (Ap21, 2). Esattamente come la luna, per brillare, ha bisogno del sole, così la Chiesa/popolo di Dio, per essere se stessa, ha necessità assoluta di essere riferita a Cristo. Se il giallo, l’oro, parla quindi delle realtà divine da cui tutto ha origine, l’argento parla delle cose create, che traggono la loro origine dal divino e che non sono senza di esso.

 

Note di Massimo Ghirardi

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Disegnato da: Massimo Ghirardi

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