Ducale Collegio di Santa Caterina
Ducale Collegio di Santa Caterina
Storia e informazioni
Il Ducale Collegio di Santa Caterina, meglio noto come “Collegio dei Nobili” (Collegium nobilium convictorum), fu fondato il 28 ottobre 1601 dal duca di Parma Ranuccio I Farnese e inaugurato il 18 ottobre dello stesso anno, la primitiva sede fu nel grande palazzo di Santa Caterina, già dei nobili Bernieri da Correggio, e dedicato alla santa che, con la sua sapienza, sgomentò i suoi giudici (ma che la condannarono ugualmente al tormento della ruota) e l’incarico di direttore fu affidato all’erudito abate antoniano conte Giovanni Giorgio Linati (futuro vescovo di Borgo San Donnino).
L’istituto era destinato alla formazione “cattolica” dei giovani aristocratici (dai quali prese il nome popolare) di età compresa tra i 10 e i 20 anni provenienti dal Ducato, ma anche da tutti gli altri stati italiani ed europei, il 1° giugno 1604 la gestione fu assegnata ai Gesuiti.
L’importanza crebbe notevolmente nel corso del XVII secolo, anche grazie alla qualità degli insegnanti e alla sua, attirando a Parma i figli delle più importanti casate cattoliche dell’epoca. Il primitivo edificio sede dell’istituto fu ampliato a più riprese, a partire dal 1656, quando furono realizzati un ampio teatro e le sale d’Armi e delle Accademie per volere del duca Ranuccio II Farnese; tra il 1680 e il 1685 l’architetto Ferdinando Galli da Bibbiena si occupò della decorazione barocca delle facciate prospettanti piazzale del Collegio di Santa Caterina e strada San Marcellino.
Nel 1768 il primo ministro ducale Léon Guillaume du Tillot espulse i Gesuiti dai territori del ducato di Parma e Piacenza e affidò la gestione del collegio ai padri Scolopi; il loro arrivò, però, segnò l’inizio di una repentina decadenza e i religiosi furono pertanto esautorati già nel 1772. L’anno successivo subentrarono nuovi insegnanti, tutti membri del clero secolare, che restarono fino al 1792, quando il duca Ferdinando di Borbone richiamò i Gesuiti.
In seguito all’annessione del ducato all’impero di Francia, i gesuiti furono nuovamente cacciati e, nel 1806, l’istituto fu laicizzato; le famiglie nobili ritirarono in segno di protesta i loro figli dalla scuola, che venne chiusa.
Con la Restaurazione, nel 1815 la duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena riaprì il collegio, affidandolo ai padri benedettini dell’abbazia di San Giovanni Evangelista.
Il 20 novembre 1831 la Duchessa unì il collegio di Santa Caterina al collegio Lalatta. Tre anni dopo la sede venne trasferita nel palazzo “Imperiale de l’Arena” dei conti Lalatta, già sede dell’istituto omonimo frequentato dai figli della ricca borghesia parmense fondato da monsignor Antonio Lalatta nel 1755, creando il nuovo Ducale Collegio Maria Luigia. All’architetto di corte, Nicola Bettoli, venne affidato l’incarico di riorganizzarne gli spazi e dargli unità strutturale, nello stile classico dell’epoca. Nel 1834 la sovrana ne affidò la gestione ai Barnabiti, che la manterranno fino al 1872 quando la struttura verrà laicizzata.
Dopo l’Unità d’Italia, in ottemperanza al decreto regio dell’11 agosto 1896 n. 398 il prestigioso collegio venne trasformato in Convitto Nazionale, dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione, ma in omaggio all’illuminata duchessa (molto amata dai parmigiani) mantenne la denominazione di Convitto Nazionale Maria Luigia.
L’antico palazzo del collegio dei Nobili, ormai inutilizzato, fu svuotato di tutti i ricchi arredi e dipinti accumulati nei secoli e nel 1844 fu demolito per volere della Duchessa, che incaricò l’architetto di corte Nicola Bettoli del progetto di un nuovo edificio destinato nelle intenzioni della sovrana a divenire la nuova sede dell’Università di Parma, alla fine il sobrio palazzo neoclassico venne adibito a sede della Corte d’Assise.
Tra i molti illustri convittori ci furono: Benedetto Odescalchi, futuro papa Innocenzo XI, Cesare Beccaria (dal 1742 al 1750), Pietro Verri, nonché numerosi figli delle casate più illustri (Gonzaga, Rezzonico, Hohenzollern, Doria, Medici, Colonna, Pallavicino, Visconti…).
Lo stemma del Collegio si vede inciso su numerose pubblicazioni, trae ispirazione dalle Georgiche di Virgilio: al suo interno è raffigurata, in un campagna fiorita (in alcune versioni vi scorgono dei piccoli gigli farnesiani), un’arnia contornata da api sormontata da un nastro contenente la scritta VOBIS ATQUE ALIIS (“Per voi e per gli altri”); il motto era rivolto ai convittori, che avrebbero dovuto studiare non solo per loro stessi ma anche a beneficio della società, come le api che producono il miele sé e per la comunità alla quale appartengono.
Il Convitto Nazionale Maria Luigia è tutt’ora in vita, ha un suo proprio emblema formato dallo stemma del Collegio di Santa Caterina unito a quello della famiglia Lalatta sotto una corona ducale chiusa, dato che è nato dall’unione dei due istituti di formazione. Il motto è stato “esteso”: TANTUS AMOR FLORUM VOBIS ATQUE ALIIS, sempre ripreso dalle Georgiche di Virgilio (IV) “Tanto amore fiorisca per voi e per gli altri”.
Consta di una scuola primaria, una secondaria di primo grado, tre secondarie di secondo grado, un liceo classico, uno scientifico, un liceo classico europeo (con insegnamento plurilingue). Sul modello dei college inglesi, il convitto consente agli studenti la residenzialità o la semi-residenzialità all’interno dell’edificio, per tutta la durata del corso di studi.
Note di Massimo Ghirardi
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

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