Diocesi di Biella


Diocesi di Biella

La Diocesi di Biella (in latino: Dioecesis Bugellensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell’arcidiocesi di Vercelli appartenente alla regione ecclesiastica del Piemonte.

Il patrono della diocesi è santo Stefano, che compare anche sullo stemma diocesano.

La diocesi comprende quasi per intero la provincia di Biella e una piccola porzione della provincia di Vercelli.

Appartengono alla diocesi i comuni di Biella, Andorno Micca, Benna, Bioglio, Borriana, Callabiana, Camandona, Camburzano, Campiglia Cervo, Candelo, Casapinta, Cavaglià, Cerreto Castello, Cerrione, Coggiola, Cossato, Crosa, Donato, Dorzano, Gaglianico, Gifflenga, Graglia, Lessona, Magnano, Massazza, Mezzana Mortigliengo, Miagliano, Mongrando, Mosso, Mottalciata, Muzzano, Netro, Occhieppo Inferiore, Occhieppo Superiore, Pettinengo, Piatto, Piedicavallo, Pollone, Ponderano, Portula, Pralungo, Pray, Quaregna, Ronco Biellese, Roppolo, Rosazza, Sagliano Micca, Salussola, San Paolo Cervo, Sala Biellese, Sandigliano, Selve Marcone, Soprana, Sordevolo, Strona, Ternengo, Tollegno, Torrazzo, Trivero, Valdengo, Vallanzengo, Valle Mosso, Valle San Nicolao, Veglio, Verrone, Vigliano Biellese, Villanova Biellese, Viverone, Zimone e Zubiena; e il comune di Carisio in provincia di Vercelli.

Sede vescovile è la città di Biella, dove si trova la cattedrale di Santo Stefano.

Nel territorio diocesano sorge anche il santuario di Oropa.

È suddivisa in 114 parrocchie, raggruppate in 8 vicariati: Città, Cossatese, Pianura, Rovella, Triverese e Valle Sessera, Valle Cervo, Valle Elvo e Serra, Vallestrona.

 

Il territorio della diocesi di Biella fu evangelizzato da sant’Eusebio nel IV secolo e fu sempre sottomesso ai vescovi di Vercelli. Tuttavia Biella era sede dell’importante capitolo di santo Stefano, di cui si hanno notizie a partire dal XII secolo.

Istituita la provincia civile di Biella nell’ambito del Regno di Sardegna, Carlo Emanuele III promosse presso la Santa Sede l’erezione di una nuova diocesi.

Tentativi di separazione da Vercelli si erano ripetuti nel Seicento, motivati da ragioni giurisdizionaliste di stampo gallicano, cui era sensibile la corte sabauda, e da ragioni pastorali, con venature gianseniste, di cui si fece portavoce nel 1770 il capitolo dei canonici di Santo Stefano di Biella, sostenuto dal cardinale Carlo Vittorio delle Lanze.

Del resto, già nel XIII, i vescovi di Vercelli avevano un vicario episcopale con la sua curia in Biella e un castello dove tennero la residenza fino al 1379, come vescovi-conti.

Il potere temporale ebbe termine nel 1379 con la dedizione ad Amedeo VI, conte di Savoia.

La creazione della provincia di Biella nel 1622 anticipa con i suoi confini, con poche eccezioni, quelli della diocesi nel 1772.

La diocesi fu eretta da papa Clemente XIV con la bolla Praecipua demandati del 1º giugno 1772, ricavandone il territorio dalla diocesi di Vercelli. L’inaugurazione solenne della diocesi fu compiuta il 4 e 5 luglio dello stesso anno dal vescovo di Ivrea Giuseppe Ottavio Pochettini. Originariamente era suffraganea dell’arcidiocesi di Torino.

Primo vescovo della nuova diocesi fu Giulio Cesare Viancini, traslato dalla sede di Sassari.

Il vescovo Giovanni B. Canaveri si trovò in piena bufera giacobina e napoleonica.

In occasione del riordino delle diocesi piemontesi voluto da Napoleone Bonaparte, la sede biellese fu soppressa da papa Pio VII il 1º giugno 1803 con il breve Gravissimis causis ed incorporata nuovamente in Vercelli, dove è traslato il vescovo Canaveri, che divenne elemosiniere di Madama Letizia, madre dell’imperatore, con obbligo di lunghi soggiorni alla corte di Parigi; mentre il duomo di Santo Stefano divenne «église collégiale de Bielle».

La circoscrizione ecclesiastica fu ristabilita da papa Pio VII con la bolla Beati Petri del 17 luglio 1817 e in quell’occasione la diocesi di Biella entrò a far parte della nuova provincia ecclesiastica dell’arcidiocesi di Vercelli e acquisì l’attuale fisionomia territoriale.

Toccò al vescovo Bernardino Bollati ripristinare ciò che la dominazione napoleonica aveva compromesso.  Nel 1825 celebrò il primo sinodo diocesano. Tra i religiosi, ritornarono solo i preti dell’oratorio e i minori francescani. Più numerose erano invece le congregazioni religiose femminili; nel corso dell’Ottocento si stanziarono in diocesi, tra le altre, le Figlie di Maria Ausiliatrice, le rosminiane e le suore del Cottolengo.

A lui si deve anche lo sviluppo del seminario minore.

Le relazioni “ad limina” informano che l’incredulità e l’ostilità alla rivelazione cristiana dapprima limitate, nel settecento, circoli dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, passano nel ceto medio fino agli operai dell’industria laniera anche se alcuni elementi del clero li difendono contro le angherie dei potenti.

In una relazione alla Santa Sede del 1903, il vescovo Gamba scrive che 73.000 biellesi sono operai nelle fabbriche, dove domina l’ideologia capitalista e marxista. Quanto ai religiosi, già prima dell’epoca francese erano scomparsi i canonici lateranensi, gli antoniani, i benedettini dell’abbazia della Bessa e i gerolamini. Da Napoleone furono soppressi agostiniani, francescani minori, cappuccini, domenicani, trappisti, monache cisterciensi e preti dell’oratorio; solo questi ultimi e i minori tornarono nel Biellese dopo la Restaurazione.

Nella seconda metà dell’Ottocento sorsero gruppi protestanti a Graglia, Zumaglia e Piedicavallo. Se il Biellese minacciava di diventare terra di missione, la Chiesa reagiva con spirito missionario e con numerose iniziative di carattere sociale.

Particolarmente attivo fu il vescovo Pietro Losana (1833- 1873), fondatore e sostenitore di ogni iniziativa sociale.

Il successore Basilio Leto, che nel 1882 celebrò un sinodo, fu intransigente e ultramontano.

Dopo Leto, nel cattolicesimo biellese si fece strada l’idea che la democrazia non ripugna al Vangelo e che occorreva una Democrazia cristiana. La Casa del popolo, sorta nei primi decenni del Novecento, sul modello di quella di Bergamo, fu l’espressione del cattolicesimo sociale.

L’episcopato di Carlo Rossi (1890-1980) e il lavoro pastorale di don Antonio Ferraris (1906-1985) hanno punti salienti nella Resistenza, nella Peregrinatio Mariae (1949.

Nonostante l’antico rito eusebiano, proprio dell’arcidiocesi di Vercelli, fosse stato soppresso nel 1575, nella cattedrale di Biella fino al 1980 si è conservato l’uso di annunciare all’Epifania la data della Pasqua cantando Plebs sancta Deo deserviens, contenuto in un evangeliario cinquecentesco, che dal rito patriarchino era pervenuto al rito eusebiano, al posto del Noveritis del Pontificale Romanum.

 

 

Nota di Massimo Ghirardi e Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune