Congregazione dei Canonici Regolari dei Santi Nicola e Bernardo di Mont-Joux


Congregazione dei Canonici Regolari dei Santi Nicola e Bernardo di Mont-Joux

La Congregazione dei Canonici Regolari dei Santi Nicola e Bernardo di Mont-Joux (in latino Congregatio Sanctorum Nicolai e Bernardi Montis Iovis) – più comunemente nota come «Congregazione dei Canonici Regolari del Gran San Bernardo» – è una congregazione cattolica fondata da San Bernardo di Menthon nel 1050. Il prevosto attuale, eletto il 29 ottobre 2014, è Monsignor Jean-Michel Girard, nato nel 1948 che riceve la benedizione abbaziale il 4 gennaio, 2015.

Dal 1959, per decreto di papa Giovanni XXIII, i membri fanno parte dei «Canonici regolari di Sant’Agostino confederati».

La prima abbazia riferibile a questa congregazione fu l’abbazia di Saint-Pierre de Montjoux, che compare nei testi nell’810-820, ed era costruita ai piedi del colle del Gran San Bernardo, nell’odierno Vallese. Quaglia, che è lo storico primario di questa congregazione, suggerisce che questo monastero ospitasse chierici secondo la regola di San Crodegango. Il monastero fu occupato dai Saraceni nel X secolo. All’inizio del XI secolo, fu ricostruito prima di essere offerto dal re Rodolfo III di Borgogna alla moglie Ermengarda che, assieme al marito, si impegnò, a partire dal 1040, a mettere in sicurezza l’attraversamento del passo che era occupato da bande di saccheggiatori organizzati.

 

San Bernardo, detto di Menthon, dal nome del piccolo comune vicino ad Annecy dove sarebbe nato, potrebbe avere un legame familiare con la regina Ermengarda, e con il primo conte di Savoia Umberto Biancamano. Bernardo divenne comunque membro del capitolo di Aosta, e fu subito promosso arcidiacono. Ha costruito alla metà dell’XI secolo i monasteri del Grande e Piccolo San Bernardo. Era un predicatore itinerante. Morì a Novara e, nel 1123, fu inserito nel catalogo dei santi. Dal 1923, per volontà di papa Pio XI diviene patrono degli alpini e dei montanari.

 

La leggenda di San Bernardo di Mentone esiste dal XV secolo. San Bernardo sarebbe montato sulla parte superiore del colle e avrebbe distrutto i resti dei culti pagani che vi si trovavano, la statua di Giove e la colonna romana, prima di inseguire il diavolo. Probabilmente si tratta della trasposizione in leggenda dell’attività del santo che rese sicuro assicurò il passaggio dei passi e vi stabilì due nuovi monasteri. Questa leggenda è rappresentata su un dipinto che è installato nel coro del priorato di Meillerie che sarebbe stato realizzato da un certo Bovard per adornare un altare a San Bernardo eretto nella chiesa, nel 1716. Vi è raffigurato il santo vestito di bianco, con un piviale rosso all’esterno e verde all’interno. Ha in mano la sua stola blu che si trasforma tra le sue mani in una lunga catena che circonda il colpo di un diavolo rappresentato in forma canina. Alla sua destra giacciono i detriti del tempio pagano che distrusse: frammenti di una colonna romana e la testa di Giove. Alle spalle del santo si scorge un paesaggio che ricorda molto la Meillerie: il priorato che si staglia di fronte alle montagne che sembrano precipitare nel lago di Ginevra.

 

Una prima chiesa-ospizio dedicata a San Nicola esisteva prima del 1100 a Mont-Joux, antico nome del colle del Gran San Bernardo, colle dedicato dai Romani a Giove Pennino. Dopo la morte del suo fondatore, San Bernardo di Menthon, dal 1149 il suo nome fu aggiunto al nome della chiesa. La dotazione di questo ospizio era stata costituita principalmente dai conti di Savoia-Maurienne e, dal 1177, la chiesa di Saint-Pierre compare nei testi come possedimento del nuovo ospizio, mentre le chiese vicine appartengono al vescovo di Sion. Le terre, così come i diritti di questo ex monastero, passarono all’ospizio. I religiosi sono chiamati “clero” alla metà del XII  secolo e “canonici” dal 1191.

Essendo il passo molto frequentato, “un generale movimento di generosità” gli permise di costituire un’importante dotazione, con beni che si estendevano dalla diocesi di Londra al sud Italia. Ciò richiese il rapido sviluppo di un’amministrazione in grado di gestire tutti questi beni.

 

Nei primi decenni del XIII secolo, il prevosto ha il suo sigillo, quindi è la volta del capitolo. Dal 1265, vi furono tre corpi differenziati: il capitolo conventuale, il capitolo generale e il prevosto.

Secondo le prime costituzioni conosciute del 1438, il capitolo conventuale doveva essere composto da quindici persone: il prevosto, che era a capo dell’ordine, il priore conventuale e altri canonici. Il capitolo deteneva il potere esecutivo e doveva risiedere nella sede principale: procedeva all’elezione del prevosto e amministrava in caso di vacanza del prevosto. Era presieduto dal prevosto ed era l’unico proprietario dei beni del prevosto. Qualsiasi atto doveva essere approvato da lui.

 

Molto presto, nel XII secolo, il prevosto riceve territori e possedimenti sia da famiglie nobili sia da parte dei vescovi. Queste proprietà si trovano nelle diocesi di Ginevra, Friburgo, Losanna, Sion, Torino, Ivrea, e persino Londra. Tuttavia è nella regione di Aosta che le doti sono le più numerose, soprattutto grazie alla diffusione del culto di San Bernardo nella zona.

Il prevosto dell’ospizio amministrava il luogo per conto del priore di Bourg-Saint-Pierre, ma, diventando l’ospizio sempre più importante del monastero, il suo rettore divenne naturalmente il primo personaggio dell’Ordine. Successivamente, non risiedendo più nell’ospizio il prevosto vi si insediò un priore.

Il culmine dell’ordine lo si ha all’inizio del XIV secolo. Grazie al boom economico delle aziende agricole di Meillerie e di Roche, i preposti divennero figure influenti e i consiglieri più vicini ai conti di Savoia. In questo periodo, i prevosti, molto spesso della nobiltà aostana, sabauda o del Pays de Vaud, avevano già abbandonato l’ospizio dove le condizioni di vita erano difficili per le residenze che avevano costruito in riva al lago di Ginevra: il priorato di Meillerie, il priorato di Etoy, l’azienda Roche. La situazione economica è talmente in crescita che il prevosto Guillaume de Pizy fa costruire un castello-ospizio nel suo luogo di origine, e Hugues d’Arces acquista il castello di Rives, a Thonon-les-Bains, per essere più vicino alla corte di Savoia, ospitata presso il castello di Ripaille.

Segue una fase di declino dovuta alla diminuita difficoltà di transito per i colli che permette un agevole percorso e allo spostamento dell’asse della casa di Savoia dal Vaudois verso l’Italia con la marginalizzazione progressiva dei due passi alpini della Valle d’Aosta. L’opera dei canonici sul passo resterà comunque fino ai giorni nostri. L’ospizio è tutt’ora aperto e attivo e offre la possibilità di periodi di meditazione e di ritiri spirituali. È scomparsa, ovviamente l’opera di soccorso dei pellegrini data la presenza, delle possibilità di transito tramite il tunnel del Gran San Bernardo. Un’associazione di volontari svizzeri si occupa poi di conservare la tradizione dei cani San Bernardo, un cane di grossa taglia utilizzato dai monaci, un tempo, sia in funzione deterrente rispetto ai malintenzionati che nel corso della storia non sono mancati sia per la ricerca di viandanti sotto slavine e valanghe che i versanti esposti a sud del passo non lesinavano. Anche i monaci avevano l’obbligo della robustezza fisica anche se sovente venivano inviati in soccorso i novizi per la loro giovane età e vigoria fisica.

Dal 1951 nell’ambito di uno scambio tra la congregazione e l’amministrazione regionale della Valle d’Aosta viene affidata alla Congregazione la fondazione e la gestione della Scuola Pratica di Agricoltura di Montfleury, ad Aosta, con lo scopo di fornire conoscenze teoriche e pratiche ai giovani desiderosi di diventare agricoltori. L’amministrazione regionale ha poi costruito ex-novo una costruzione che ha contribuito a produrre nell’agricoltura e nella zootecnia valdostana il salto di qualità che l’ha portata tra le eccellenze della produzione alimentare in Italia. Dal 1982, l’Istituto ha assunto il nome di Institut Agricole Régional.

Dal 1992 al 2011 ha funzionato in Saint-Oyen, piccolo borgo all’inizio della salita al Gran San Bernardo, un centro di accoglienza, lo Château-Verdun. Dal febbraio 2012, il centro è stato affidato alla diocesi di Aosta.

Le difficoltà nel reperire religiosi toccano anche questa congregazione che richiede ai suoi membri una notevole abnegazione. Nel settembre 2012, la congregazione aveva solo tre case 41 membri di cui 36 sacerdoti. La congregazione possiede ancora l’«Hospice du Grand-Saint-Bernard» e l’«Hospice du Simplon» e alcuni canonici si occupano di tre aree parrocchiali. Una casa missionaria si trova a Taiwan nella diocesi di Hualien, tra le tribù Tarocco e si conta la presenza di tre canonici (2012). La casa del prevosto si trova a Martigny e lì risiedono il prevosto e i canonici in pensione.

 

Lo stemma della Congregazione si blasona: “d’azzurro a due colonne d’argento, cimate da una sfera, sostenute da una roccia del medesimo, accostanti un cuore infiammato di rosso sormontato da una stella a cinque raggi d’oro”. È completato dagli elementi esteriori da Vescovo – mitra, pastorale sormontati da un galero a 12 fiocchi di verde [alias: di nero] –  perché il prevosto ha la dignità di “abate mitrato”, con la differenza che il pastorale è rivolto verso l’interno, per significare che la sua giurisdizione si esplica soltanto nell’ambito della congregazione.

 

Non sempre è rappresentato il motto: FIDELITER, FORTITER, FELICITER (Fedelmente, Fortemente, Con buona fortuna), che invece compare sul sigillo ufficiale.

 

I prevosti e anche i canonici che non avevano stemmi di famiglia propri usavano spesso personalizzare quello proprio del Capitolo, mantenendo di base i due monti con le colonne, ma inserendo simboli diversi di propria scelta tra queste ultime. 

La presenza di questa congregazione si ricava anche dagli stemmi di alcuni Comuni come quello svizzero di

Monpreveyres

di Semsales

l’ex-comune di Pizy ora inglobato in Aubonne

il comune di Sévaz

quello di Sâles

quello di Féchy

 

quello francese di Meillerie

Note di Massimo Ghirardi e Bruno Fracasso.

Si ringraziano per la preziosa collaborazione Joseph Rivolin e Giancarlo Scarpitta

 

Bibliografia:

 

Zamagni G. 2003- IL VALORE DEL SIMBOLO. Stemmi, simboli, insegne e imprese degli Ordini religiosi, delle Congregazioni e degli altri Istituti di Perfezione. Soc. Ed. Il Ponte Vecchio, Cesena, p. 22.

Quaglia, La maison du Grand-Saint-Bernard des origins aux temps actuels,ITLA – Aosta, 1955

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Altre immagini




Profilo araldico


“D’azzurro, alle due colonne d’argento poste una accanto all’altra e fondate su due rocce del medesimo moventi dai cantoni della punta, accostanti un cuore infiammato di rosso e sormontato dalla stella a cinque raggi d’oro”
Oggetti dello stemma:
colonna, cuore, raggio, roccia, stella
Pezze onorevoli dello scudo:
cantone della punta
Attributi araldici:
accostante, fondato, infiammato, movente, posta una accanto all'altra, sormontato
sigillo ridisegnato

Fonte: Joseph Rivolin

sigillo Ufficiale
no sigillo
Altre Immagini
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune