Clemente XIII – Della Torre di Rezzonico
Clemente XIII – Della Torre di Rezzonico
Storia e informazioni
Carlo Della Torre di Rezzonico nacque a Venezia il 7 marzo 1693 da Gian Battista e da Vittoria Barbarigo. La sua famiglia era originaria di Como: il ramo paterno si era trasferito a Venezia nel 1640, dove si era arricchito enormemente col commercio, tanto da poter comprare, nel 1687, l’ammissione nel Libro d’oro della nobiltà veneziana per la ragguardevole somma di 100.000 ducati.
A dieci anni Carlo fu mandato a studiare a Bologna nel collegio di S. Francesco Saverio, retto dai Gesuiti, dove restò otto anni. Studiò poi per due anni all’Università di Padova, dove si laureò “in utroque iure” il 30 settembre 1713. Nello stesso anno si trasferì a Roma per intraprendere la carriera curiale ed entrò nell’Accademia ecclesiastica dove proseguì gli studi giuridici. Il 28 maggio 1716 fece il suo ingresso in Curia, in qualità di protonotario apostolico partecipante e, nello stesso anno, fu nominato da Clemente XI governatore di Rieti; nel 1721 passò al governo di Fano. Nel 1723 Innocenzo XIII lo richiamò a Roma come ponente nella Congregazione della Sacra Consulta. Nel 1728, alla morte di Federico Cornelio, auditore veneto alla Sacra Rota, gli subentrò in questa importante carica. Il 20 dicembre 1737 fu creato cardinale. In questa elezione, il cardinale prescelto da Venezia era Daniele Delfino, patriarca di Aquileia, ma contro questa candidatura intervenne, a favore del Rezzonico, il nipote del papa, il cardinale Neri Corsini. L’ipotesi più probabile è che l’appoggio del cardinale Corsini fosse stato comprato dal ricchissimo Rezzonico.
Fu membro di varie Congregazioni: del Sacro Concilio di Trento, “de Propaganda Fide”, della Sacra Consulta, della Visita Apostolica, dei Vescovi e Regolari e della Fabbrica di S. Pietro.
Nel 1740 partecipò al conclave in cui fu eletto Benedetto XIV, dove si schierò apertamente contro la candidatura dell’Aldrovandi cui rimproverava la fama di simoniaco. Nel 1743 il vescovato divenne vacante e la candidatura più probabile era quella del cardinal Querini, ma il vescovato fu, allora, offerto al Rezzonico che accettò immediatamente. La consacrazione avvenne a Roma, per mano di Benedetto XIV, il 19 marzo 1743.
Il Rezzonico verrà lodato per la sua dirittura morale, il suo zelo pastorale, l’attenzione severa rivolta alla disciplina e ai costumi del clero e dei fedeli.
Tra la fine del 1749 e l’estate del 1751, il Rezzonico fu a Roma per trattare, in nome di Venezia, la complessa questione del patriarcato di Aquileia. Nel 1749, Benedetto XIV aveva deciso provvisoriamente di nominare un vicario “in partibus Imperii” con residenza a Gorizia, ma la Repubblica era fortemente avversa anche a questa soluzione e nel dicembre 1749 inviò a Roma il Rezzonico per riprendere le trattative. Il Rezzonico si mosse in modo incerto e contraddittorio. Alla fine fu proprio il cauto Rezzonico a trovare un accordo con il Millini sulla base di una mediazione francese, che prevedeva la soppressione del patriarcato e la creazione di due vescovati, a Udine e a Gorizia. La Repubblica fu assai grata al Rezzonico ed in quell’occasione suo fratello Ludovico fu creato senatore.
Il Rezzonico tornò nella sua diocesi per restarvi fino al conclave del 1758. Il candidato preferito della Francia era lo Spinelli, ma nei confronti di questa candidatura esistevano serie difficoltà, soprattutto il fatto che lo Spinelli fosse in disgrazia presso la corte di Napoli per aver voluto introdurre l’Inquisizione.
Il conclave iniziò il 15 maggio 1758: vi entrarono allora solo ventisette dei quarantaquattro cardinali che, alla fine, vi parteciparono.
I cardinali creati da Benedetto XIV erano in schiacciante maggioranza, ben trentasette, ma non formavano un gruppo omogeneo: solo una parte di essi si riunì intorno allo spagnolo Portocarrero, e fra essi il Torrigiani. Un altro gruppo, piccolo ma compatto, formato da cinque o sei cardinali era guidato dal Corsini. Il quadro degli schieramenti era completato poi dai cardinali legati alle varie potenze. La candidatura dello Spinelli naufragò subito, grosso successo ebbe invece quella del Cavalchini, ma i francesi si opposero.
Questo gesto creò molto risentimento fra i cardinali, e compromise definitivamente ogni candidatura filofrancese. A questo punto, il Corsini avanzò la candidatura Rezzonico che era il personaggio ideale per un’operazione di compromesso: poco conosciuto a Roma, aveva fama essenzialmente di uomo pio, senza particolari caratterizzazioni di partito.
Si era così formato un consistente schieramento a favore del Rezzonico, quando il 29 giugno entrò in conclave l’ultimo rappresentante delle potenze, il cardinale austriaco Rodt, che fece definitivamente pendere la bilancia dalla parte del Rezzonico: questi, pur non essendo ai primi posti nella lista dei papabili, era gradito all’Austria per il comportamento tenuto nella questione di Aquileia. L’accordo fu dunque facilmente raggiunto e, nonostante le continue resistenze dei francesi, il Rezzonico fu eletto il 6 luglio 1758, con trentuno voti; la consacrazione avvenne il 16 dello stesso mese.
La nomina del cardinale Torrigiani a segretario di Stato, legatissimo ai Gesuiti era dunque un segno del prevalere di questo partito, e vi contribuì probabilmente anche il gradimento austriaco.
Da questo momento in poi la politica del papa si indirizzò verso la difesa ad oltranza della Chiesa e della fede secondo le istituzioni e i principi tridentini, di chiusura e ostilità verso le istanze di rinnovamento in seno al cattolicesimo, verso il giansenismo e verso l’illuminismo.
Questa impostazione portò ad un comportamento rigido, privo di duttilità, di capacità di mediazione e di accortezza politica, proprio nel momento in cui nascevano le istanze di rinnovamento nell’opinione pubblica europea.
La questione della Compagnia di Gesù, molto potente e molto conservatrice, inasprì i rapporti tra Santa Sede e le potenze europee che espulsero la congregazione da diversi stati.
In particolare lo scontro con il Duvcato di Parma costò grandi perdite territoriali alla Santa Sede.
L’intervento del cardinal nepote Carlo Rezzonico scongiurò una soluzione di compromesso, ma rimase inascoltato. Il papa convocò per il 3 febbraio il Concistor ma, colpito da apoplessia, morì a Roma nella notte del 2 febbraio 1769. È sepolto in S. Pietro, dove il nipote, senatore A. Rezzonico, gli fece erigere un monumento funebre dal Canova.
Durante il pontificato di Clemente XIII il processo di rinnovamento segnò una battuta d’arresto. Il papa puntava ad una rigida difesa delle strutture tridentine e dei Gesuiti e si schierò decisamente contro giansenisti e cattolici illuminati.
Sotto Clemente XIII divenne definitiva la condanna dell’illuminismo, che già negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XIV stava maturando.
Lo stemma papale si blasona: “Inquartato: nel primo di rosso alla croce d’argento; nel secondo e nel terzo d’azzurro alla torre di due ordini d’argento, merlata alla guelfa aperta e finestrata di nero; nel quarto di rosso a tre sbarre d’argento; sul tutto uno scudetto d’oro all’aquila bicipite di nero a volo abbassato coronata dello stesso sulle due teste, timbrato da una corona all’antica”.
Il primo quarto si ipotizza che possa riprendere lo stemma di Como, città di origine della famiglia dei Della Torre di Rezzonico. Il secondo e il terzo rappresentano lo stemma del capostipite della famiglia Della Torre che diede origine ai Rezzonico. Il quarto quarto ricorda lo stemma di papa Corsini, Clemente XII, che creò cardinale il Rezzonico. Lo scudetto in cuore dovrebbe indicare la nomina a baroni del Sacro Romano Impero che nel 1665 l’Imperatore Leopoldo I concede a Carlo Rezzonico ed Aurelio Rezzonico.
Note di Bruno Fracasso
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Inquartato: nel primo di rosso alla croce d’argento; nel secondo e nel terzo d’azzurro alla torre di due ordini d’argento, merlata alla guelfa aperta e finestrata di nero; nel quarto di rosso a tre sbarre d’argento; sul tutto uno scudetto d’oro all’aquila bicipite di nero a volo abbassato coronata dello stesso sulle due teste, timbrato da una corona all’antica”.
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