Clemente XI – Albani


Clemente XI – Albani

Storia e informazioni

Papa Clemente XI era nato Giovanni Francesco Albani a Urbino (secondo alcune fonti a Pesaro), il 23 luglio 1649.

Suo padre era Carlo Albani e la madre Elena Mosca, nobili. Fu il primogenito della famiglia. Gli Albani erano una nobile famiglia di origine albanese, mentre la madre vantava antiche origini bergamasche.

Durante il pontificato del papa Urbano VIII, il nonno di Giovanni Francesco, Orazio, ricoprì la carica di senatore di Roma.

All’età di undici anni fu condotto a Roma e iscritto al Collegio dei Gesuiti, dove ebbe tutta la sua formazione.

Completò gli studi ginnasiali nel 1660. Era dotato di un notevole talento per le lingue e imparò a tradurre dal latino e dal greco antico.

S’iscrisse all’Università di Roma e si laureò in utroque iure. A Urbino conseguì il titolo di dottore nel 1668.

La sua fama portò Cristina di Svezia a volerlo nella sua Accademia: queso ambiente letterario colto era frequentato da letterati, poeti, pittori, musicisti tra i più famosi del tempo.

Giurista, nel 1673 scrisse il testo degli statuti sinodali di Farfa e di Subiaco che fu approvato e promulgato dal papa Innocenzo XII.

Fu consigliere di Alessandro VIII (1689-1691) e di Innocenzo XII (1691-1700) e divenne noto, all’interno della Curia romana, come uomo integerrimo e scevro da corruttele e nepotismo.

Fu ordinato sacerdote nel mese di settembre del 1700. Prese parte a due conclavi: quello del 1691 e quello del 1700, che lo vide eletto.

Giovanni Francesco Albani fu eletto il 23 novembre 1700 nel Palazzo Apostolico. Al conclave parteciparono 57 cardinali, di cui 38 presenti fin dal primo giorno. Il plenum del collegio cardinalizio era composto da 66 porporati. Le riunioni si aprirono il 9 novembre. Fu il gruppo degli “Zelanti” a determinare l’elezione dell’Albani.

L’Albani non accolse subito la scelta del collegio cardinalizio, ma chiese di riflettere per tre giorni prima di accettare.

Il successivo 30 novembre il neoeletto fu ordinato vescovo e l’8 dicembre fu incoronato. Salito al Soglio di Pietro all’età di soli 51 anni, dopo di lui nessun pontefice fu eletto a un’età più giovane della sua. Assunse il nome pontificale di Clemente in memoria del papa Clemente I, il santo del giorno in cui fu eletto.

Tra i suoi primi atti ci fu quello di respingere tutti i tentativi della famiglia di accaparrarsi cariche politiche o religiose, titoli nobiliari e uffici pubblici.

Nel 1706 approvò la nomina del nuovo patriarca della Chiesa maronita, Yaaqoub IV Boutros. Cinque anni dopo il patriarca fu deposto; la Santa Sede si mantenne ferma nel considerare illegale la deposizione, fino a quando l’antipatriarca Youssef Moubarak fu a sua volta destituito. Nel 1713 Clemente XI sancì il reintegro di Yaaqoub IV nelle sue funzioni patriarcali. L’anno seguente inviò uno speciale elogio alla nazione maronita per la sua fedeltà alla Chiesa.

Durante il suo pontificato si ebbero la conversione alla fede cattolica del patriarca Samuele della Chiesa ortodossa di Alessandria, del patriarca Cirillo VI della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, del vescovo armeno di Cipro, monsignor Arutin, e dell’arcivescovo greco di Tiro e Sidone, Eutimio. In Scozia John Gordon, vescovo di Galloway, si convertì al cattolicesimo.

Clemente cercò di riportare nell’alveo della cattolicità la Chiesa copta.

Nel 1702 il pontefice sospese il vicario apostolico nei Paesi Bassi Petrus Codde, acceso sostenitore del giansenismo, e lo sostituì con un nuovo vescovo. In Francia, il re condannò le teorie del francese Quesnel, guida dei giansenisti. Chi si oppose alla bolla papale fu scomunicato e la bolla pontificia fu trasformata in legge dello Stato.

Durante il pontificato di Clemente XI si intensificò la controversia tra Domenicani e Gesuiti sui riti cinesi e malabarici. Con decisione del 20 novembre 1704 il papa condannò l’uso di entrambi i riti, dando ragione ai Domenicani e inviò in India e in Cina il cardinale torinese Carlo Tommaso de Tournon la cui missione ebbe pochi risultati e le divergenze tra i missionari permasero. Una seconda legazione ebbe uguale insuccesso.

Con la bolla «Commissi nobis» del 6 dicembre 1708, Clemente XI rese universale la festa dell’Immacolata Concezione di Maria e, con decreto del 4 febbraio 1714, stabilì che si festeggiasse San Giuseppe con Messa e Ufficio propri.

Il 3 febbraio 1720 dichiarò sant’Anselmo d’Aosta dottore della Chiesa.

Nella gestione della politica estera tentò di stare in equilibrio tra le grandi potenze subendo anche delle perdite economiche considerevoli.

Clemente XI ripristinò il gioco del Lotto a Roma, fece ampliare l’Ospizio di San Michele aggiungendo un carcere per i minorenni, due ospizi per anziani e una grande chiesa.

Di origine albanese da parte del padre, Clemente XI si s’interessò molto dell’Albania, occupata dai turchi, per la salvaguardia della lingua albanese e della religione cattolica.

Nel 1701 Clemente XI approvò la fondazione dell’Accademia dei nobili ecclesiastici istituto ancora esistente che cura, attualmente, la preparazione dei sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede.

La città di Urbino ebbe in modo particolare le attenzioni di Clemente XI, essendo la sua città natale.

Clemente XI morì il 19 marzo 1721. Le circostanze della sua morte sono ricostruite in una relazione, stampata a Venezia in quello stesso anno. Le sue condizioni di salute peggiorarono repentinamente il giorno prima, quando, dopo avere celebrato la messa della mattina, fu sorpreso da un attacco di «freddo molto sensibile, e straordinario, a cui seguì un gagliardo attacco di febbre», che lo costrinse a letto. Nel pomeriggio fu colpito da violenti attacchi di tosse con secrezione di sangue. Dopo una notte agitata, così che gli venne impartita l’estrema unzione. Verso mezzogiorno un nuovo violento attacco di febbre alta lo portò alla morte. Aveva retto le sorti della Chiesa di Roma per poco più di vent’anni.

Il pontefice aveva sempre desiderato di essere sepolto in maniera semplice e umile. E così fu: le sue spoglie mortali furono deposte sotto il pavimento della cappella del coro dei Canonici della basilica di San Pietro, dove tuttora riposano, ricoperte da una semplice lastra di marmo di porfido.

 

Per il proprio stemma papale, Clemente XI assume quello della famiglia Albani che si blasona: «D’azzurro, alla fascia accompagnata in capo da una stella a otto raggi e in punta da un monte di tre cime, il tutto d’oro.»

 

 

Note di Bruno Fracasso

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

«D’azzurro, alla fascia accompagnata in capo da una stella a otto raggi e in punta da un monte di tre cime, il tutto d’oro.»

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