Clemente VIII – Aldobrandini


Clemente VIII – Aldobrandini

Clemente VIII, nato Ippolito Aldobrandini, nacque a Fano il 24 febbraio 1536 e morì a Roma il 3 marzo 1605. Fu battezzato il 4 marzo nella cattedrale di Fano. Il padre era un avvocato fiorentino: attivo in politica, fu un esponente del partito antimediceo. Quando Cosimo I de’ Medici salì al potere lo mandò in esilio (nel 1537). Dapprima trovò ospitalità a Faenza dove chiese di esercitare la sua professione. Il cardinale Benedetto Accolti, arcivescovo di Ravenna, Legato della Marca Anconitana e governatore di Fano, lo nominò suo luogotenente (1535). L’Aldobrandini si trasferì quindi nella città marchigiana con la famiglia. L’anno dopo nacque Ippolito.

Gli Aldobrandini ritornarono a Faenza già un anno dopo la nascita di Ippolito. Qui il padre avviò l’attività di giureconsulto. Ippolito studiò nelle università di Padova, Bologna e Perugia e si laureò in utroque iure. A Bologna ebbe come docente il cardinale Gabriele Paleotti. A Perugia conobbe il cardinale Alessandro Farnese che lo sostenne negli studi.

Nel 1568 fu nominato uditore del camerlengo e nell’ottobre del 1569 uditore della Sacra Rota romana. Nel 1571 accompagnò, come esperto di diritto, il cardinale Michele Bonelli, nipote del pontefice, nominato legato a latere in Spagna, Portogallo e Francia. Rimase un anno nel Paese transalpino.

Nel 1580 fu ordinato sacerdote. La sua carriera nella Curia romana fu rapida: Papa Sisto V lo nominò datario il 15 maggio 1585, e il 18 dicembre dello stesso anno cardinale presbitero con il titolo di San Pancrazio. Nel 1588 fu inviato come legato in Polonia per regolare la disputa tra il re Sigismondo III Vasa e la casa d’Asburgo.

Partecipò ai quattro conclavi che si tennero dal 1590 al 1592.

Nell’arco di circa un anno vi erano stati tre conclavi e i cardinali erano seriamente intenzionati a eleggere un papa che potesse dare garanzie di longevità. Il conclave si tenne dal 10 al 30 gennaio. Il Collegio cardinalizio era formato da 65 membri, ma il cardinale Juan Hurtado de Mendoza morì durante il periodo di sede apostolica vacante e dieci cardinali non parteciparono al conclave.

La fazione spagnola puntò su Giulio Antonio Santori che si avvicinò moltissimo al quorum, ma Ascanio Colonna, oppositore della Spagna, decise di dirigere dirigendo i voti verso l’Aldobrandini.

Clemente VIII fu eletto nel pomeriggio del 30 gennaio 1592 nel Palazzo Vaticano. Il 2 febbraio venne consacrato vescovo di Roma dal decano del Sacro Collegio Alfonso Gesualdo e il 9 fu incoronato dal cardinale protodiacono Francesco Sforza. Assunse il nome pontificale di Clemente dietro consiglio di san Filippo Neri, cui era legato da sincera amicizia.

Nel 1596 affidò ai Gesuiti la cura della Basilica di San Vitale a Roma.

Nel 1593 il provinciale dell’ordine dei Carmelitani, Niccolò di Gesù-Maria Doria, ottenne la completa separazione giuridica dei carmelitani scalzi dal tronco principale dei carmelitani. Clemente VIII ratificò il voto del capitolo.

Nel 1592, anno di elezione di Clemente VIII, non esisteva più alcuna diocesi cattolica in Olanda. Il pontefice affidò al nunzio in Colonia, monsignor Ottavio Frangipani, la nomina di un vicario apostolico “per supplire l’assenza dei prelati”.

Nel 1597 il cardinal Caetani, protettore della nazione inglese, scelse l’arciprete George Blackwell per dargli pieni poteri su tutto il clero cattolico inglese. Ma     lgrado le rimostranze del clero inglese, Clemente VIII confermò le direttive del cardinale.

Nel 1592 Sigismondo di Svezia, cattolico, aveva unito la corona di Svezia alla Confederazione polacco-lituana, ma fu deposto dal trono di Svezia da Carlo IX e così la Svezia si avviò verso il protestantesimo.

Il pontefice conferì al cardinale Roberto Bellarmino l’incarico di redigere un libro di agile consultazione che raccogliesse i principi della dottrina cristiana destinato ai parroci come sussidio per la loro attività pastorale. Nacquero così, verso la fine del ‘500 la «Dottrina cristiana breve» (1597) e la «Dichiarazione più copiosa della dottrina cristiana» che rimasero in uso fino al XIX secolo.

Il 25 giugno 1599 il pontefice emanò il decreto «Nullus omnino regularis disciplina» che regolava la disciplina degli Ordini monastici, in particolare la clausura), mentre il 19 marzo 1603 fu pubblicata la costituzione apostolica «Cum ad regularem disciplinam» che stabilì l’età minima età per l’accettazione dei novizi e dei conversi in un monastero.

Clemente VIII portò a compimento la redazione di una nuova traduzione ufficiale della Bibbia in latino, l’edizione risultante è tdetta Vulgata Sisto-Clementina che divenne dal 1592 la versione ufficiale adottata dalla Chiesa cattolica di rito latino.

Nel 1604 approvò una nuova versione del Breviario e del Messale Romano e un nuovo «Indice dei libri proibiti».

Il 19 maggio 1599, annunciò il XII Giubileo e la Porta santa fu aperta il 31 dicembre in tutte le quattro basiliche patriarcali. Le campane di Roma suonarono a festa accompagnate dal rombo dei cannoni di Castel Sant’Angelo. Osti, albergatori, bottegai e negozianti vennero diffidati dal rincarare i prezzi. Furono presi severi provvedimenti per la repressione del brigantaggio e del malcostume, furono vietati i festeggiamenti carnevaleschi e venne costruita una casa per ospitare vescovi e sacerdoti poveri d’oltralpe. Per quest’ultima opera la comunità ebraica di Roma offrì 500 pagliericci e coperte. Giunsero a Roma, che contava circa 100 000 abitanti, tre milioni di pellegrini. Lo stesso Clemente VIII propose di continuo il buon esempio servendo personalmente a tavola i pellegrini, ascoltandone le confessioni, salendo in ginocchio la Scala Santa, mangiando ogni giorno con dodici poveri, visitando per 60 volte le Basiliche e recandosi di persona nei luoghi di. Anche i cardinali, in segno di penitenza, rinunciarono a indossare la porpora. A causa di un attacco di gotta, che ne aveva anche ritardato l’apertura, Clemente VIII chiuse la Porta santa il 13 gennaio 1601, anziché il 31 dicembre 1600.

Durante il pontificato di Clemente VIII 30 persone furono condannate a morte ed arse sul rogo, il più famoso dei quali fu Giordano Bruno, la cui esecuzione si ebbe il 17 febbraio 1600 in Campo de’ Fiori. Egli fu condannato per le sue opinioni in materia teologica. Nel 1583 aveva pubblicato «Spaccio de la bestia trionfante», in cui sostenne posizioni incompatibili con la dottrina cattolica: affermò infatti che il diavolo potesse essere salvato. Clemente VIII invitò i giudici a condannare a morte l’imputato.

Altri due processi per eresia ebbero grande risonanza: quello contro la nobildonna romana Beatrice Cenci, accusata di aver fatto uccidere il padre che l’aveva fatta oggetto di abusi e violenze, e quello che vide come imputato il friulano Domenico Scandella, più noto con il diminutivo Menocchio. Nel primo caso il pontefice optò per una condanna esemplare respingendo le richieste di grazia rivoltegli da più parti; la nobildonna fu condannata e decapitata. Nel secondo caso il Papa intervenne, tramite il cardinale Giulio Antonio Santori, per far eseguire prontamente la condanna a morte per eresia.

Clemente VIII condannò con la scomunica la pratica del duello come metodo di risoluzione delle dispute.

Il 25 febbraio 1593 Clemente VIII emanò la bolla «Caeca et obdurata». Il papa ribadiva l’espulsione di tutti gli Ebrei dallo Stato Pontificio, ad esclusione dei ghetti di Roma ed Ancona. Qualche mese dopo la pubblicazione, non avendo considerato l’importanza degli Ebrei all’interno della vita economica dello stato, lo stesso pontefice ritornò sulla sua decisione.

Protezione della Chiesa cattolica in Oriente

Dal 1501 la Persia era governata dalla dinastia safavide. I re safavidi, a differenza degli Ottomani, erano tolleranti verso la religione cristiana. Interi popoli cristiani erano loro sudditi, ma non venivano perseguitati. Dal 1578 al 1590 i Safavidi furono in guerra contro gli Ottomani; questi ultimi prevalsero e conclusero una pace vantaggiosa, poiché sottrassero diversi territori agli sconfitti. Con la Pace di Costantinopoli (1590) i cristiani di Rutenia, Armenia e Georgia passarono dal dominio Safavide a quello Ottomano. La Chiesa cattolica non rimase sorda all’appello lanciato da Kiev per la protezione dei cristiani finiti sotto il dominio ottomano e Clemente VIII nel 1593 inviò un suo emissario, Alessandro de Cumulo, arciprete di San Girolamo degli Schiavoni in Roma, presso il sovrano safavide al fine di ottenere un appoggio militare contro gli Ottomani. Negli anni successivi il re di Spagna, la maggiore potenza cattolica anti-ottomana,[14] inviò i primi missionari cattolici nel Paese asiatico. Il papa, che coltivava la speranza di convertire al cristianesimo lo scià ‘Abbas I, inviò alla sua corte due missionari portoghesi, Francisco de Costa e Diego de Miranda[15].

Nel 1599 giunse in Europa una delegazione dello scià di Persia. Gli inviati effettuarono tre tappe principali: sostarono a Praga (una delle residenze dell’imperatore), a Roma ed a Valladolid (una delle residenze del re di Spagna). La loro accoglienza nell’Urbe fu sontuosa (5 aprile 1601)[16]. Tre membri della delegazione si convertirono al cristianesimo. Nel 1603 Clemente VIII affidò ai Carmelitani Scalzi un incarico politico-missionario, in accordo con Filippo III di Spagna. Cinque monaci (tre spagnoli e due italiani) partirono da Roma alla fine di detto anno per evangelizzare la Persia. Guidò la delegazione l’italiano Paolo Simone di Gesù Maria[15]. Il viaggio comportò una deviazione verso la Russia, dove però due membri della delegazione perirono. La lunga missione si concluse dopo la morte del pontefice e fu gestita dal successore Paolo V.

Riavvicinamento delle Chiese slave

Clemente VIII promosse la rinascita della fede nelle terre di antica evangelizzazione dove, col passare del tempo, i cristiani erano diventati una minoranza: approvò la fondazione di missioni cattoliche in Persia e in Abissinia.

 

Lo stesso argomento in dettaglio: Unione di Brest.

Il 23 dicembre 1595 i vescovi ruteni Cyril Terlecki e Hipacy Pociej, rappresentanti della Metropolia di Kiev-Halyč e di tutta la Rus’ riconoscevano solennemente, nell’aula di Costantino in Vaticano, Clemente VIII come capo supremo della Chiesa.

Dal 1589 l’uomo forte della Francia era Enrico di Navarra. Capo del fronte ugonotto, protestante, gli si contrapponevano i cattolici coalizzati in una Lega Santa, sostenuta dal re di Spagna Filippo II. Enrico chiedeva di poter abiurare, ma dalla Santa Sede non otteneva alcuna risposta. All’inizio del suo pontificato, Clemente VIII assunse un atteggiamento prudente: una (pronta) riammissione senza condizioni nella comunione cattolica avrebbe deluso e contrariato la Spagna, principale avversario della Francia e migliore alleato della Santa Sede.

Nel 1593, senza attendere l’approvazione della Santa Sede, Enrico si convertì al cattolicesimo; l’anno successivo fu consacrato re nella cattedrale di Chartres; un mese dopo entrò a Parigi prendendo possesso della capitale. A quel punto Clemente VIII avviò delle trattative formali che portarono al riconoscimento dell’abiura da parte del sovrano francese. Il 17 settembre 1595, con una cerimonia fastosa commemorata anche da una colonna eretta presso la Chiesa di Sant’Antonio Abate all’Esquilino, Clemente VIII assolse Enrico IV.

La posizione di equidistanza assunta dalla Santa Sede tra le due maggiori potenze cattoliche consentì a Clemente VIII di interporsi come mediatore nel conflitto franco-spagnolo. L’azione diplomatica del pontefice condusse le due potenze ad un trattato di pace, che fu siglato il 2 maggio 1598 a Vervins. Con questo trattato i due stati tornarono entro i confini stabiliti nel 1559 dalla Pace di Cateau-Cambrésis. Successivamente la Santa Sede ristabilì le relazioni diplomatiche con la Francia.

Quando re Enrico IV emise l’Editto di Nantes (1598), accordando ai suoi sudditi la libertà di coscienza, Clemente VIII ne prese spunto per pubblicare, l’anno seguente, la bolla Dives in misericordia sua Deus, con la quale esortò i vescovi francesi a rimanere saldi nella fede cattolica e a diffonderla anche nelle città dove, negli anni precedenti l’editto, il cattolicesimo era stato quasi estirpato.

Clemente VIII svolse un ruolo di mediazione nella disputa tra Enrico IV di Francia e il duca Carlo Emanuele I di Savoia: il re di Francia voleva a tutti i costi il marchesato di Saluzzo, mentre il duca non aveva alcuna intenzione di cederlo. Il Papa inviò in Francia, il nipote, cardinale Pietro Aldobrandini, per benedire gli sposi ed avviare i negoziati di pace.

Clemente VIII si impegnò durante tutto il suo pontificato per la costituzione di un’alleanza di regnanti cristiani contro gli Ottomani. Nel 1594 il pontefice riunì una Lega Santa per appoggiare l’imperatore Rodolfo II nella Lunga Guerra contro l’Impero ottomano che era giunto ad espandersi fino a toccare il cuore dell’Europa danubiana. Clemente VIII avviò un’intensa attività diplomatica volta a ricreare un ampio schieramento anti-ottomano comprensivo di Spagna, Venezia, Polonia, Transilvania, Moldavia e Valacchia e avviò un dialogo anche con il re dei Russi e persino con lo scià di Persia.

Clemente VIII aveva compreso che dell’alleanza dovevano fare parte sia la Francia che la Spagna, le due più forti potenze militari europee. Gli sforzi del pontefice non ebbero successo. Neanche il progetto di occupare Costantinopoli servendosi del capo dell’esercito turco, Scipione Cicala trovò attuazione.

Il territorio dell’Impero Ottomano confinava con i possedimenti della Casa d’Asburgo e, quando gli ottomani assaltarono la fortezza di Giavarino, gli Asburgo si risolsero ad accettare l’aiuto del pontefice. Papa Clemente VIII nominò capo della spedizione militare pontificia Giovan Francesco Aldobrandini, Capitano generale della Chiesa. Aderirono all’appello di Clemente VIII i principati di Transilvania, Valacchia e Moldavia, il Ducato di Mantova, il Granducato di Toscana e la città di Bologna. Clemente VIII impose decime al clero d’Italia e riuscì a formare un esercito di diecimila fanti e seicento cavalieri. Poi incaricò i frati Camilliani di curare i feriti sui campi di battaglia. I Camilliani istituirono a Strigonio un ospedale da campo, con dottori e infermieri, segnalandolo con una croce rossa simbolo dell’ordine. All’assistenza spirituale dei soldati vennero comandati i Gesuiti. Le tre campagne ebbero come esito la vittoriosa presa di Strigonio nel 1595; la conquista di Pápa e l’inconcludente assedio di Giavarino del 1597; la tentata liberazione di Canisa (assediata dai Turchi) nel 1601.

La «Santa Impresa» fu la più massiccia mobilitazione di truppe pontificie al di fuori dei confini dell’Italia di tutta la storia dello Stato della Chiesa.

Il 27 ottobre 1597 morì l’ultimo duca di Ferrara, Alfonso II d’Este. In mancanza di eredi diretti designò alla successione il cugino Cesare. Il 19 gennaio 1598 Clemente VIII dichiarò formalmente che il ducato di Ferrara era tornato alla Santa Sede attuandone di fatto la devoluzione, l’esercito pontificio entrò nell’ex ducato guidato da Pietro Aldobrandini, suo nipote.

Nel 1603 il pontefice arruolò in Corsica 600 fanti, i quali formarono un corpo militare composto esclusivamente da córsi, con funzioni di guardia del pontefice e di milizia urbana. Fu denominato Guardia corsa papale.

Clemente VIII fu grande patrono del letterato più famoso del tempo, Torquato Tasso, per il quale il pontefice aveva preparato l’incoronazione in Campidoglio, non avvenuta per la morte prematura del poeta.

Clemente VIII morì il 3 marzo 1605 a Roma, intorno alle 5 del mattino, dopo aver sofferto di gotta per anni, e fu sepolto nella basilica di Santa Maria Maggiore.

Lo stemma papale di Gregorio VIII riprende quello della famiglia Aldobrandini che si blasona: «D’azzurro, alla banda doppiomerlata accostata da sei stelle a otto punte, il tutto d’oro».

 

Note di Bruno Fracasso

 

 

Liberamente tratta da wikipedia

Pagina https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Clemente_VIII consultata il 13 ottobre 2023

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Profilo araldico


«D’azzurro, alla banda doppiomerlata accostata da sei stelle a otto punte, il tutto d’oro».

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
punta, stella
Pezze onorevoli dello scudo:
banda doppio-merlata
Attributi araldici:
accostato

LEGENDA

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