Celestino V – Angelerio


Celestino V – Angelerio

Celestino V, nato Pietro Angelerio (o secondo alcuni Angeleri), detto Pietro da Morrone e venerato come san Pietro Celestino è stato papa dal 29 agosto al 13 dicembre 1294.

Eletto il 5 luglio 1294, fu incoronato a  L’Aquila il 29 agosto, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio; è sepolto nella stessa basilica aquilana, all’interno del mausoleo realizzato ad opera di Girolamo da Vicenza.

Celestino V fu il primo papa che volle esercitare il proprio ministero al di fuori dei confini dello Stato Pontificio e il sesto, dopo Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX e Gregorio VI a rinunciare al ministero petrino.

È venerato come santo, con il nome di Pietro Celestino da Morrone, dalla Chiesa cattolica. È patrono dei due comuni che ne rivendicano i natali (Isernia e Sant’Angelo Limosano) e compatrono dell’Aquila, di Urbino e del Molise.

Pietro da Morrone, penultimo dei dodici figli di Angelo Angelerio e Maria Leone, modesti contadini, nacque tra il 1209 e il 1215 in Molise.

Da giovane, per un breve periodo, soggiornò presso il monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli. Mostrò una straordinaria predisposizione all’ascetismo e alla solitudine, ritirandosi nel 1239 in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona.

Nel 1240 si trasferì a Roma, presumibilmente presso il Laterano, dove studiò fino a prendere gli ordini sacerdotali. Lasciata Roma, nel 1241, ritornò sul monte Morrone. Cinque anni dopo, abbandonò anche questa grotta per rifugiarsi in un luogo ancora più inaccessibile sui monti della Maiella, dove visse nella maniera più semplice che gli fosse possibile.

Si era allontanato temporaneamente dal suo eremitaggio del Morrone nel 1244 per costituire una Congregazione ecclesiastica riconosciuta da papa Gregorio X come ramo dei benedettini, denominata “dei frati di Pietro da Morrone”, che ebbe la sua povera culla nell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone, il rifugio preferito di Pietro

Nell’inverno del 1273 si recò a piedi in Francia, a Lione, ove stavano per iniziare i lavori del Concilio di Lione II voluto da Gregorio X, per impedire che l’ordine monastico da lui stesso fondato fosse soppresso. La missione ebbe successo.

I successivi vent’anni videro la radicalizzazione della sua vocazione ascetica e il suo distaccarsi sempre più da tutti i contatti con il mondo esterno.

Papa Niccolò IV morì il 4 aprile 1292; nello stesso mese si riunì il conclave, che in quel momento era composto da soli dodici porporati. Il Sacro Collegio non riusciva a far convergere i voti necessari su nessun candidato. Sopravvenne un’epidemia di peste che indusse allo scioglimento del conclave. Dopo un anno prima che il conclave potesse nuovamente riunirsi si stabilisce una nuova sede nella città di Perugia.

I porporati però non riuscivano ad eleggere il nuovo Papa.

Si giunse così alla fine del mese di marzo del 1294, quando si stava per giungere alla stipula di un trattato tra angioini e aragonesi e Carlo d’Angiò aveva necessità dell’avallo pontificio. Per questo, il re di Napoli si recò, insieme al figlio Carlo Martello, a Perugia dove era riunito il Conclave.

Nel frattempo, Pietro da Morrone aveva predetto “gravi castighi” alla Chiesa se questa non avesse provveduto a scegliere subito il proprio pastore. Allora il Cardinale Decano, Latino Malabranca, la presentò all’attenzione degli altri cardinali, proponendo il monaco eremita come Pontefice. Alla fine, dopo ben 27 mesi, emerse dal Conclave, all’unanimità, il nome di Pietro Angelerio del Morrone. Era il 5 luglio 1294.

La notizia dell’elezione gli fu recata da tre ecclesiastici che, nelle settimane successive, salirono sul monte Morrone. Fra’ Pietro pregò a lungo poi dichiarò di accettare l’elezione. Appena diffusa la notizia dell’elezione del nuovo Pontefice, Carlo II d’Angiò si mosse immediatamente da Napoli e fu il primo a raggiungere il religioso. Pietro si recò nella città de L’Aquila, dove aveva convocato tutto il Sacro Collegio e, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, fu incoronato il 29 agosto 1294 con il nome di Celestino V.

Con la cosiddetta “Bolla del Perdono”, fu istituita la Perdonanza, celebrazione religiosa che anticipò di sei anni il primo Giubileo del 1300.

Il nuovo Pontefice si affidò, incondizionatamente, nelle mani di Carlo d’Angiò, nominandolo “maresciallo” del futuro Conclave. Ratificò immediatamente il trattato tra Carlo d’Angiò e Giacomo d’Aragona, mediante il quale fu stabilito che, alla morte di quest’ultimo, la Sicilia sarebbe ritornata agli angioini. Trasferì la sede della Curia da L’Aquila a Napoli fissando la sua residenza in Castel Nuovo.

Nel corso delle sue frequenti meditazioni, dovette pervenire, poco a poco, alla decisione di abbandonare il suo incarico. In ciò fu sostenuto anche dal parere del cardinal Benedetto Caetani, il futuro Bonifacio VIII, esperto di diritto canonico, il quale riteneva pienamente legittima una rinuncia al pontificato.

Circa quattro mesi dopo la sua incoronazione, nonostante i numerosi tentativi per dissuaderlo avanzati da Carlo d’Angiò, il 13 dicembre 1294, Celestino V, nel corso di un concistoro, diede lettura della rinuncia all’ufficio di romano pontefice, il cui testo originale andato perduto ci è giunto attraverso l’analoga bolla di Bonifacio VIII.

«Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della Plebe, al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all’onere e all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale.»

Undici giorni dopo le sue dimissioni, infatti, il Conclave, riunito a Napoli in Castel Nuovo, elesse il nuovo papa nella persona del cardinal Benedetto Caetani, laziale di Anagni. Aveva 64 anni circa e assunse il nome di Bonifacio VIII.

Caetani, temendo uno scisma da parte dei cardinali filo-francesi a lui contrari mediante la rimessa in trono dell’eremita, diede disposizioni affinché l’anziano monaco fosse messo sotto controllo, per evitare un rapimento da parte dei suoi nemici. Celestino, venuto a conoscenza della decisione del nuovo papa grazie ad alcuni tra i suoi fedeli cardinali da lui precedentemente nominati, tentò una fuga verso oriente, ma il 16 maggio 1295 fu catturato.

Viene rinchiuso nella rocca di Fumone, nell’attuale provincia di Frosinone e qui il vecchio Pietro morì il 19 maggio.

Lo stemma papale è sicuramente stato ideato dopo la morte del papa stesso che, allo stato attuale, non risulta aver scelto alcuno stemma tanto che il primo stemma certo è quello del suo successore, Bonifacio VIII. Lo stemma celestini ano viene attestato verso il XVI secolo.

Sulla sua origine sono state avanzate alcune ipotesi suggestive, ma prive di qualsiasi riscontro storico e documentario. Secondo alcuni studiosi, si tratterebbe dell’arma parlante dei Leone dai quali discenderebbe la madre del pontefice. Secondo altri, invece, l’insegna sarebbe stata ricalcata su quella del cardinale Guglielmo Longhi porporato creato da Celestino V.

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’oro, al leone di azzurro, sul tutto una banda di rosso”.

Oggetti dello stemma:
leone
Pezze onorevoli dello scudo:
banda
Attributi araldici:
sul tutto

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