Cardinale Teodoro Paleologo del Monferrato


Cardinale Teodoro Paleologo del Monferrato

Storia e informazioni

Teodoro Paleologo del Monferrato era figlio di Giangiacomo, marchese di Monferrato, e Giovanna di Savoia, sorella di Amedeo VIII, nacque il 15 agosto 1425, nel castello di Pontestura presso Casale Monferrato.

Fu auditor, con il fratello Bonifacio, di Antonio Astesano, docente a Pavia negli anni 1434-36.

Il 1° dicembre 1437 ebbe da papa Eugenio IV la nomina a notaio apostolico.

Il 20 aprile 1438 in S. Evasio di Casale ricevette i quattro ordini minori da Guglielmo, vescovo di Betlemme.

Il 10 giugno 1441 il vescovo di Acqui, Bonifacio, gli conferì il suddiaconato in San Francesco di Moncalvo.

Dal 1444 fu abate commendatario del monastero di San Genuario di Lucedio di cui provvide a rinnovare le colture e a razionalizzare le proprietà dipendenti e, l’anno successivo, ebbe anche San Vittore di Grazzano e venne indicato come membro della prevostura di Aosta.

Nel novembre 1451 fu per breve tempo in Pavia dove lo ritroviamo poi stabilmente dall’estate del 1454 all’aprile del 1456. Le notizie che si hanno su di lui lo mostrano, più che dedito assiduamente agli studi, intento a ricercare l’amicizia dei cittadini e ad avere con essi “gran praticha”. Si lasciò coinvolgere nei disordini per l’elezione del rettore e caldeggiò la nomina di certi docenti. Durante la sua permanenza in Lombardia ebbe nondimeno anche contatti con l’umanista Giorgio Valagussa.

Il 27 febbraio 1457 il papa gli assegnò in commenda l’abbazia di Santa Maria di Lucedio, con rendita annuale di 4000 fiorini, ma il mese dopo risulta già ritornato alla sua residenza casalese.

La sua nomina a cardinale appare inevitabilmente connessa a ragioni di ordine politico: sin dal 24 settembre 1454, quando Teodoro contava 29 anni, la sua famiglia aveva provveduto a inoltrare a Roma una supplica tendente a ottenere per lui la dignità cardinalizia. Nel 1464, non appena il governo del marchesato passò al fratello Guglielmo, questi si adoperò presso la Santa Sede perché Casale fosse elevata a diocesi; l’opposizione sabauda rese allora impossibile accogliere la richiesta, ma in compenso papa Paolo II il 19 settembre 1467 creò Teodoro cardinale con il titolo di San Teodoro.

In quanto componente del collegio cardinalizio il 9 agosto 1471 contribuì con il suo voto all’elezione di Sisto IV. Contando su tale favorevole situazione il marchese Guglielmo VIII nominò Teodoro suo procuratore perché postulasse presso il nuovo papa l’elevazione di Casale a sede vescovile, come avvenne il 24 giugno 1474.

Le sue prebende si arricchirono ancora con le abbazie di Santo Stefano Belbo nel 1470 e di San Pietro di Acqui nel 1477 cui si aggiunse la pieve di S. Ambrogio di Frassineto.

Nel 1479 rinunciò a Sant’Antonio di Parma e il 29 ottobre dello stesso anno lasciò l’abbazia di Tiglieto al nipote Scipione. Particolare affezione egli continuò ad avere soprattutto per Santa Maria di Lucedio.

Nell’agosto 1481, per ragioni prevalentemente politiche, Ludovico II gli offerse il decanato di Santa Maria di Saluzzo; già il 21 aprile precedente, del resto, undici componenti del collegio cardinalizio, ivi compreso Teodoro, avevano concesso 100 giorni di indulgenza a coloro che concorrevano al restauro dell’altare di San Sebastiano in San Giovanni di Saluzzo.

Teodoro frequentò con una certa frequenza i bagni termali di Acqui. Infatti, nel 1480, provvede a finanziare la costruzione dell’ospedale di Santa Maria Maggiore e due anni dopo la ricostruzione dei bagni di oltre Bormida divenuti luogo tradizionale d’incontro dei marchesi di Monferrato con gli ambasciatori stranieri.

Nel marchesato promossse gli ordini conventuali. Il 16 febbraio 1481 fu nominato nuovamente procuratore presso la Curia romana per dibattere una causa sulle località di Saletta e Pianchetta. Ma, il 16 giugno dell’anno dopo, risulta residente in Casale.

Proprio mentre era ospite nella sua casa di Asti Teodoro morì il 21 gennaio 1484 in conseguenza di un poco comune incidente: si punse con un coltello mentre sezionava un fagiano e l’infezione lo portò a morte. Il suo corpo fu trasportato e sepolto nella chiesa dei minori di S. Francesco di Moncalvo».

 

L’arma del Cardinale è quella della famiglia degli Aleramici e si blasona:

«Inquartato: nel PRIMO di rosso all’aquila bicipite d’oro [coronata dello stesso] (Paleologo). Nel SECONDO partito, nel 1° d’argento alla croce potenziata d’oro accantonata da quattro crocette dello stesso (Gerusalemme), nel 2° di oro a quattro pali d’oro (Maiorca). Nel TERZO partito, nel 1° fasciato di nero e d’oro al crancelino di verde attraversante posto in sbarra (Sassonia), nel 2° d’azzurro seminato di crocette trifogliate con il piè fitto a due pesci d’oro addossati, posti in palo (Bar). Nel 4° di rosso alla croce d’argento accantonata da quattro focili dello stesso (Serbia). Sul tutto: uno scudetto d’argento al capo di rosso (di Monferrato)».

 

Note di Bruno Fracasso

 

Bibliografia:

Aldo di Ricaldone – https://www.e-periodica.ch/cntmng?pid=ahe-002%3A1972%3A86%3A%3A99

https://www.treccani.it/enciclopedia/paleologo-teodoro_(Dizionario-Biografico)/