Cardinale Agostino Casaroli


Cardinale Agostino Casaroli

Storia e informazioni

Nacque a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, il 24 novembre 1914. Il padre, Emilio, era sarto e la madre, Giuditta Pallaroni, casalinga. Due fratelli della madre erano sacerdoti ed entrambi influirono sulla precoce vocazione di Casaroli al sacerdozio.

Entrò nel seminario minore di Bedonia, sull’Appennino parmense, il cui rettore era lo zio Teodoro, con un anno d’anticipo, quando ancora frequentava la V elementare, permanendovi per tutte le cinque classi del ginnasio. Nell’ottobre 1929 fu ammesso al collegio Alberoni di San Lazzaro dove Casaroli seguì, fino al 1932, il corso di filosofia, corrispondente al liceo classico, e dal 1932 al 1936, quello di teologia e morale, ottenendo sempre risultati eccellenti. Il suo percorso di studi fu caratterizzato da un costante impegno per l’apprendimento delle lingue e passione per la musica. Negli anni acquisì la padronanza del francese, dello spagnolo, del portoghese, del tedesco e dell’inglese e fece tentativi anche per apprendere il russo e il cinese.

Sul piano umano e religioso, la personalità di Casaroli fu fortemente segnata dal carisma dell’Istituto che esortava a un profondo impegno nell’ambito delle attività caritatevoli.

Nel 1936, si iscrisse al Pontificium institutum utriusque iuris eretto da Pio XI presso la Pontificia Università Lateranense, per seguire il corso di diritto canonico.

Fu ordinato sacerdote il 27 maggio 1937, festa del Corpus Domini, nella chiesa parrocchiale di Castel San Giovanni, dove era stato anche battezzato e cresimato.

Nello stesso anno, nel mese di gennaio, era stato ammesso, come studente interno, alla Pontificia Accademia ecclesiastica dove veniva insegnato stile diplomatico e vi si formavano sacerdoti e religiosi destinati a far parte del servizio diplomatico della Santa Sede, presso le nunziature apostoliche o la segreteria di Stato.

Nel 1940, avendo conseguito l’anno precedente la laurea in diritto canonico, Casaroli discusse l’esame finale dell’Accademia diplomatica in segreteria di Stato, dove, lo stesso anno, fu chiamato a lavorare in qualità di archivista della Sacra congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, che aveva competenza sulla politica internazionale della Santa Sede.

Un ulteriore importante passaggio nella formazione di Casaroli fu, nel 1946, la frequenza del corso di perfezionamento negli studi internazionali organizzato a Roma dalla Società italiana per l’organizzazione internazionale (SIOI).

In quegli anni Casaroli fu impegnato sia nell’animazione culturale e religiosa dell’accademia sia, con duraturo e crescente coinvolgimento personale, nell’assistenza religiosa e sociale dei detenuti del carcere minorile del S. Michele.

Nel 1950 divenne minutante, sempre nella prima sezione degli Affari ecclesiastici straordinari. La sua esclusione, nel 1940, dal servizio diplomatico, gli permise di diventare partecipe e, in seguito, protagonista, dall’interno e dal vertice della segreteria di Stato.

Si occupò dell’America Latina, fu nunzio in Colombia e, dal 1953, nuovo segretario agli Affari ecclesiastici straordinari fino al 1967.

Nel marzo 1961 Casaroli ebbe da Giovanni XXIII la nomina a sottosegretario degli Affari ecclesiastici straordinari. Si aprì per Casaroli, negli ultimi anni del pontificato di Giovanni XXIII e per l’intero pontificato di Paolo VI, una nuova intensa stagione d’impegno e di responsabilità nell’ideazione e nella conduzione della politica internazionale della Santa Sede, che si caratterizzò per la crescente interlocuzione con le organizzazioni internazionali e la coraggiosa apertura nei confronti degli Stati dell’Est europeo comunemente denominata Ostpolitik vaticana.

 L’impegno portò Casaroli a frequenti missioni all’estero, tali da costringerlo a lasciare l’insegnamento di stile diplomatico nella Pontificia Accademia diplomatica che teneva dal 1958.

Nel 1961, nel mese di marzo-aprile, guidò la delegazione vaticana alla Conferenza delle Nazioni Unite sulle relazioni diplomatiche a Vienna.

In Unione Sovietica e nei paesi dell’Europa centrale e orientale la Chiesa cattolica era sottoposta a forme di discriminazione e repressione che mortificavano la libertà religiosa e ostacolavano l’azione sociale e formativa. La richiesta di aiuto dell’arcivescovo di Praga, Josef Beran, dal 1949 perseguitato dal regime comunista. Giovanni XXIII ordinò a Casaroli di compiere due visite in Cecoslovacchia e in Ungheria per incontrare il card. József Mindszenty, arcivescovo di Esztergon, anch’egli perseguitato.

Casaroli ha sentito come doverosa esigenza quella di prestare soccorso alle Chiese in sofferenza. La partecipazione ai lavori del concilio di vescovi provenienti dalla Polonia, dall’Ungheria e dalla Cecoslovacchia e l’invito raccolto da due osservatori ortodossi del Patriarcato di Mosca fu un primo segno. Il primo risultato del paziente lavoro di Casaroli fu, nel settembre 1964, la firma a Budapest di un parziale agreement tra la Santa Sede e l’Ungheria. Nel giugno 1966 Casaroli firmò a Belgrado un protocollo tra la Santa Sede e la Repubblica federale iugoslava che comportava la ripresa, tramite lo scambio d’inviati, dei rapporti interrotti nel 1952.

Nell’agosto 1961, a nome della commissione per l’America Latina fu inviato al secondo congresso nazionale dei religiosi degli Stati Uniti, che si svolse nella prestigiosa Notre Dame University, in Indiana.

Il 4 luglio 1967 Casaroli fu nominato segretario della congregazione per gli Affari ecclesiastici straordinari. Il 16 luglio nella basilica di S. Pietro fu ordinato vescovo da Paolo VI. Contemporaneamente divenne anche presidente della Pontificia Commissione per la Russia e membro di quelle per l’America Latina, per la Pastorale delle migrazioni e del turismo, per la Revisione del diritto canonico. Come consultore entrò a far parte anche delle congregazioni per la Dottrina della fede e per i Vescovi, che l’anno successivo, nel 1968, assunse la nuova denominazione di consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa.

Il decennio successivo del pontificato di Paolo VI, sull’abbrivio delle aperture e delle intuizioni di Giovanni XXIII e grazie anche al personale impegno di Casaroli e alle sue grandi capacità di negoziazione, la Santa Sede proseguì l’Ostpolitik. Casaroli fu «attivo, instancabile, paziente, franco, eppure fermo nell’affermazione dei principi e del buon diritto della Chiesa e dei credenti che disponga a intese oneste e leali, conciliabili con questi principi», come riferì Paolo VI. Scopo precipuo della sua attività.

Nel pontificato di Paolo VI si realizzò anche, dal 1973 al 1975, con Casaroli e di Silvestrini la Santa Sede partecipò alla Conferenza di Helsinki sulla cooperazione e sulla sicurezza in Europa (CSCE). Nell’autunno 1967 Casaroli compì diversi prolungati viaggi in Polonia per stabilire contatti con l’episcopato, il clero e il laicato cattolico. Nell’agosto 1970 si recò in visita ufficiale in Iugoslavia.

Nel febbraio-marzo 1971 fu a Mosca per depositare il documento ufficiale di adesione della Santa Sede al Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari.

Nel marzo 1973 compì un viaggio in Cecoslovacchia, dove consacrò quattro nuovi vescovi, dopo che per diversi decenni questo era stato impossibile. Alla fine di marzo e nei primi giorni di aprile dello stesso anno si recò a Cuba per partecipare all’assemblea della Conferenza episcopale cubana, visitando tutte le diocesi e incontrando anche Fidel Castro e le massime autorità governative. Un viaggio importante fu quello in Polonia nel febbraio 1974 quando, su invito del ministro degli affari esteri, incontrò a Varsavia le massime autorità dello Stato e, ospite del cardinale primate, Stefan Wyszyński, ebbe colloqui con i rappresentanti dell’episcopato polacco.

Nel mese di giugno si recò per la prima volta nella Repubblica democratica tedesca, incontrando a Berlino Est il presidente del Consiglio e visitando diverse sedi vescovili.

Morto Luciani, Karol Józef Wojtyła, all’inizio del suo lungo pontificato (22 ottobre), confermò Casaroli, che aveva avuto modo di conoscere e apprezzare nei diversi viaggi da lui compiuti in Polonia, nella sua carica di segretario del consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa.

Nel marzo 1979 Casaroli si recò in Polonia per predisporre la visita del nuovo papa polacco. Creato cardinale nel concistoro del 30 giugno, il 1° luglio fu nominato segretario di Stato, prefetto del consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa e presidente della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano.

Due anni dopo, nel gennaio 1981, dopo aver avuto la nomina a presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (APSA), ebbe dal papa uno speciale mandato a rappresentarlo nel governo civile dello Stato della Città del Vaticano.

Nell’elaborazione e nell’azione di Casaroli fu sempre più forte la consapevolezza che la Santa Sede dovesse operare nella comunità internazionale come coscienza dell’umanità. Nella rivendicazione forte e costante della libertà religiosa maturò la convinzione che essa non dovesse essere intesa come privilegio della Chiesa, bensì come riconoscimento di tutti i diritti.

Gli incontri e gli interventi di Casaroli spaziavano ormai in tutti i continenti. Nel marzo 1980 in Libano, nel settembre in Ungheria; nel 1981 in maggio in Polonia, per presiedere i solenni funerali di Wyszyński, e in dicembre in Messico. Il 18 febbraio 1984 Casaroli firmò per conto della Santa Sede l’accordo di revisione del concordato con l’Italia; nello stesso anno si recò in Argentina, appena uscita dalla lunga dittatura militare; il 18 ottobre presiedette alla firma del «Tratado de paz y amistad», raggiunto grazie alla mediazione della Santa Sede, tra Argentina e Cile per la lunga controversia sul Canale di Beagle.

Nel giugno 1986 presiedette una serie d’incontri con le autorità religiose della Chiesa autocefala ortodossa della Grecia; nel giugno 1988 fu invitato a Mosca per le celebrazioni del millennario della Russia cristiana. Nei mesi di novembre-dicembre 1989 incontrò, in occasione della loro visita in Vaticano, prima il presidente degli Stati Uniti George Bush, poi Gorbacëv.

Nel febbraio 1990 Casaroli partecipò in Ungheria alla solenne celebrazione in memoria del card. Mindszenty e firmò nel Parlamento di Budapest l’accordo per il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Ungheria e Santa Sede.

Il 1° dicembre 1990 Giovanni Paolo II accettò le dimissioni di Casaroli dalla carica di segretario di Stato per il raggiungimento del 75° anno di età.

Nell’ultima stagione della sua vita, che corrisponde al decennio finale del Novecento, Casaroli, senza più impegni diplomatici e di governo, continuando sempre a conservare la residenza nella Città del Vaticano, proseguì con assiduità l’esercizio del proprio ministero sacerdotale tra i giovani detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo di Roma e coltivò il proprio interesse per la musica e la lettura di libri di storia e di letteratura.

Morì nella Città del Vaticano il 9 giugno 1998 e fu sepolto nella chiesa dei Santi Dodici Apostoli.

 

Lo stemma cardinalizio del cardinal Casaroli presenta una curiosa raffigurazione: un’aquila con due teste: una di aquila e una di cane. Il significato della due teste non è mai stato chiaramente indicato, ma si può ipotizzare che il cane sia il simbolo di fedeltà e, quindi, di attaccamento al papa e al compito di servirlo, mentre l’aquila, nell’iconografia religiosa, dato che si nutre di serpenti, sta a significare il trionfo del bene sul male. Il motto del cardinale, spesso non riportato sugli scudi, «Pro fide et justitia», potrebbe confermare questa ipotesi. C’è anche da rilevare che l’aquila bicipite, peraltro argento e non nera come quella della Chiesa greca o degli imperatori, è spesso considerata un simbolo di unione tra oriente e occidente e, data l’attività prevalente di Casaroli, potrebbe anche assumere questo significato. Il grano, infine è simbolo dell’eucarestia e potrebbe indicare come gli impegni pastorali non possano essere separati da quelli di servizio alla Santa Sede.

Si può blasonare: «Di azzurro, all’aquila d’argento a due teste, a destra di aquila e a sinistra di cane, caricata in petto dallo scudetto di rosso alle di tre spighe di grano di oro poste a ventaglio».

 

 

Note di Bruno Fracasso

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

«Di azzurro, all’aquila d’argento a due teste, a destra di aquila e a sinistra di cane, caricata in petto dallo scudetto di rosso alle di tre spighe di grano di oro poste a ventaglio».

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