Capitolo Metropolitano Fiorentino di Santa Maria del Fiore


Capitolo Metropolitano Fiorentino di Santa Maria del Fiore

La presenza di un Capitolo del Duomo di Santa Reparata è documentata a Firenze dalla prima metà dell’VIII secolo, un’epoca nella quale in Occidente si assiste al diffondersi, presso il clero secolare, della vita comunitaria regolata da una regola (“canone”: dal quale il nome di “canonici”), spesso derivata dalle indicazioni dettate da Sant’Agostino al suo clero di Ippona.

Durante la riforma gregoriana dell’XI secolo anche a Firenze il collegio canonicale determinò con maggior chiarezza i suoi compiti e le sue strutture, tra le prerogative più importanti quella dell’elezione del vescovo di Firenze, molto spesso scelto tra i membri dell’istituzione, che verrà mantenuta fino al XIV secolo.
La collaborazione (o ingerenza) del potere comunale e dello stesso vescovo in carica nella vita ecclesiastica della città e della diocesi determinò alla fine del XIII secolo, la costruzione della nuova cattedrale al posto di quella precedente, che verrà detta di Santa Maria del Fiore, e portata a termine solo nel XIX secolo.

La centralità del Capitolo della Cattedrale sulla scena politica e sociale di Firenze è testimoniata dalla presenza costante di esponenti del ceto dirigente cittadino fra gli assegnatari delle maggiori cariche canonicali. L’egemonia delle grandi famiglie fiorentine si manifestò attraverso la frequente ricorrenza di famiglie come i Medici, gli Strozzi, i Corsini, gli Albizi, i Minerbetti, i Gianfigliazzi,. Fu membro del Capitolo fiorentino anche Giovanni de’ Medici, poi papa Leone X, e altri uomini di cultura, come Marsilio Ficino e il ven. Lorenzo M. Gianni.
Fra i vescovi fiorentini che dedicarono particolare attenzione al Capitolo sono da ricordare San Podio (X sec.), Atto (XI sec.), Ardingo (1231-1249), Antonio d’Orso, già canonico e arciprete di Santa Reparata, vescovo fiorentino dal 1309 al 1321, al quale si debbono le prime Costituzioni capitolari conosciute, conservate manoscritte in archivio.

Nel XV secolo l’Arcivescovo (poi santo) Antonino Pierozzi fece realizzare, con l’approvazione di papa Niccolò V, nell’antichissima chiesa di San Pietro Celoro (“in Ciel d’Oro”: perché già possesso dell’omonima chiesa di Pavia) una biblioteca pubblica, affidata ai canonici stessi, che sopravviverà fino al 1778 secolo, quando il granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena fece trasferire volumi e codici nelle Biblioteche Laurenziana e Magliabechiana. Attualmente è sede dell’archivio storico e della biblioteca del Capitolo.

Fra l’altro l’emblema dell’attuale Università degli Studi di Firenze, erede dell’antico “Studio” gestito in collaborazione col Capitolo e l’Opera del Duomo, reca il “serafino” che costituisce lo stemma del collegio canonicale: “d’argento al serafino di rosso” (anticamente anche azzurro, come in una belle terracotta invetriata robbiana conservata in loco) sormontato dal “galero” del rango dei Protonotari Apostolici (cappello violaceo dal quale scendono due cordoni con 12 nappe rosse, sei per lato). Infatti, Papa Leone X col Breve “In supremo militantis ecclesiae” dell’8 gennaio 1516 dichiarò i Canonici fiorentini “notari della Sede Apostolica”; tale privilegio fu confermato da Clemente XII col breve “Apostolatus  officium” del 2 gennaio 1731.

Dopo il Motu proprio “Pontificalis domus” di Paolo VI del 28 marzo 1968 i nostri padri capitolari risultano ad oggi, “durante munere”, Protonotari Apostolici soprannumerari, e ne portano gli abiti.

Nel corso della sua storia il Reverendo Capitolo Metropolitano Fiorentino ha rinnovato più volte le proprie Costituzioni. Le prime conosciute sono quelle approvate dal Vescovo Antonio D’Orso nel 1309; le ultime sono state approvate dall’Arcivescovo cardinale Giuseppe Betori il 17 gennaio 2013.

Attualmente il collegio è composto da dodici Canonici e sei Canonici Onorari, nominati dall’Arcivescovo, udito il parere del Capitolo. Fra i Canonici vi sono la dignità dell’Arciprete, e quattro Ufficiali: il Proposto, il Penitenziere e i due Camerlenghi.

L’Arciprete è un titolo prettamente onorifico, ma fino al 1984 – quando il Capitolo rinunciò alla cura d’anime parrocchiale, trasferita ad altre chiese del centro cittadino – gli spettava la gestione della parrocchia di Santa Maria del Fiore.

Al Proposto (o Preposito) compete, in nome del collegio canonicale, la cura liturgica della Cattedrale, del Battistero e di San Benedetto.

II Penitenziere cura l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione.

I due Camerlenghi sono amministratori e procuratori generali del Capitolo e, agendo in suo nome, esercitano la rappresentanza legale del Capitolo medesimo, della Cattedrale, del Battistero e di San Benedetto.

Il Capitolo Metropolitano Fiorentino è persona giuridica pubblica nell’ordinamento canonico, civilmente riconosciuta, e come tale è iscritto nel registro delle persone giuridiche presso la Prefettura di Firenze. Gli compete in particolare:

  • assolvere alla lode di Dio, mediante la celebrazione festiva e feriale e della liturgia  delle Ore e  della Messa conventuale nel modo indicato dal Regolamento;
  • assistere l’Arcivescovo nelle funzioni più solenni in Cattedrale;
  • provvedere alla gestione culturale e pastorale della Cattedrale, di cui è legale rappresentante, in sede canonica e civile, curandovi la regolarità e dignità delle celebrazioni, la predicazione della Parola di Dio e l’ordinata amministrazione dei Sacramenti;
  • provvedere alla gestione culturale e pastorale del Battistero di San Giovanni e della cappella di San Benedetto, da ritenersi rispettivamente chiesa rettoriale e oratorio, delle quali il Capitolo ha la rappresentanza legale, in sede canonica e civile.

Note di Massimo Ghirardi, 2022

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“D’argento al serafino di rosso

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