Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Santo Stefano di Prato
Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Santo Stefano di Prato
Storia e informazioni
Lo stemma tutt’ora in uso si presenta: “troncato: nel primo d’argento alla figura di Santo Stefano Protomartire al naturale, vestito con tunica del campo e dalmatica di rosso, fregiate d’oro, tenente con la destra un vessillo a fiamma d’argento crociato di rosso, astato d’oro, e con la sinistra una palma di verde, nimbato e movente dalla partizione; il secondo d’azzurro alla sigla CA.PO [alias: CAP.PRAT.] in lettere maiuscole d’oro”.
Santo Stefano è il “titolare” della chiesa cattedrale e tiene il vessillo della Chiesa per la quale venne martirizzato (come simboleggiato dalla palma del martirio); la sigla (con grafia variabile, con o senza segni di abbreviazione) è, con evidenza, la contrazione di Capitulum Pratensis. Lo scudo è solitamente insignito di un galero verde con dodici nappe (sei per lato), di rango vescovile.
Alla metà dell’XI secolo risale la menzione di un collegio di sacerdoti presso la pieve di Santo Stefano al Cornio (la chiesa principale di Borgo al Cornio, il primitivo insediamento pratese, che diverrà in seguito “di Prato”) che, nel 1197, si dota di proprie costituzioni approvate da papa Celestino III.
Nel 1278 l’organico capitolare, oltre che dal Proposto (o Prevosto), era composto da 6 canonici, 2 cappellani e 2 mansionari. Nel 1419 risultano il proposto, 6 canonici e 14 cappellani. Nel 1475 il numero di entrambi è raddoppiato (13 canonici e 27 cappellani) e continuerà ad aumentare nel tempo fino ad arrivare nel 1726 a ben 5 dignità, 20 canonici titolari, 3 canonici coadiutori e 27 cappellani.
Nel 1867, a seguito delle attuazioni delle leggi eversive dello Stato italiano, il numero dei canonici viene ridotto a 16 e a 6 le cappellanie (o benefici) corali minori.
In seguito all’ entrata in vigore del nuovo Codice di Diritto Canonico del 25 gennaio 1983, il Capitolo cattedrale mantiene mansioni di carattere prevalentemente liturgico.
La prepositura di Santo Stefano di Prato, da sempre desiderosa di affermare la propria autonomia dalla diocesi pistoiese, fu dichiarata “præpositura nullius diocesis” e soggetta direttamente alla Santa Sede il 5 settembre 1463, finché, nel 1653, Prato non divenne essa stessa sede il 22 settembre 1653 (anche se unita aeque principaliter alla diocesi di Pistoia, che rimase sede del vescovo, e resa suffraganea dell’arcidiocesi di Firenze) e il Capitolo divenne cattedrale. Prato avrà un proprio vescovo residente, Pietro Fiordelli, con la separazione definitiva da Pistoia, avvenuta il 25 gennaio 1954 con la bolla Clerus populusque di papa Pio XII.
Dal 1605 venne concesso al proposto di portare nei giorni festivi la mitra, l’anello, il pastorale, le tunicelle sotto casula, i sandali, i guanti e le altre insegne pontificali; dal 1714 fu concesso dal papa ai canonici pratesi di portare la cappa magna d’ inverno e la cotta con tocchetto d’estate; nel 1735, Clemente XII concesse loro di portare la cappa magna ornata d’ermellino invece che di seta sopra il rocchetto d’inverno e la mozzetta viola con cappuccio di seta sopra il rocchetto d’estate; nel 1838 Gregorio XVI concesse loro il collare violaceo e una piccola croce d’oro, pendente sul petto per mezzo di nastro di seta paonazzo.
L’istituzione ha un proprio sigillo, dal quale è derivato lo stemma, raffigurante Santo Stefano col vessillo crociato.
© 2024, Massimo Ghirardi
Si ringraziano Alessandro Savorelli e Vieri Favini per la gentile collaborazione
STEMMA RIDISEGNATO

Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“Troncato: nel primo d’argento alla figura di Santo Stefano Protomartire al naturale, vestito con tunica del campo e dalmatica di rosso, fregiate d’oro, tenente con la destra un vessillo a fiamma d’argento crociato di rosso, astato d’oro, e con la sinistra una palma di verde, nimbato e movente dalla partizione; il secondo d’azzurro alla sigla CA.PO [alias: CAP.PRAT.] in lettere maiuscole d’oro”
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
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