Benedetto XII – Fournier
Benedetto XII – Fournier
Storia e informazioni
Destinato alla carriera ecclesiastica, la sua fortuna fu rappresentata dallo zio materno, Arnaud Novel, monaco cistercense, che aveva ricoperto la carica di ufficiale dell’Ordine a Tolosa. Il nipote seguì le orme dello zio, fece la professione nell’abbazia di Boulbonne, poi passò a quella di Fontfroide, in cui Arnaud era divenuto abate. Fu allora inviato a Parigi al collegio S. Bernardo, appartenente all’Ordine, a seguire gli studi di teologia; compì tutta la carriera universitaria fino al grado di magister e insegnò ai pensionanti del suo collegio. Nel frattempo Arnaud Novel era divenuto uno degli uomini di fiducia di Clemente V.
Quando Arnaud Novel stimò che il suo protetto fosse sufficientemente maturo per iniziare una carriera più attiva gli fece affidare dal pontefice Giovanni XXII la sede episcopale di Pamiers. La sua diocesi di montagna serviva di rifugio a eretici, Valdesi o Albigesi, e il vescovo ne iniziò la ricerca e la persecuzione.
Giovanni XXII ebbe da lui la giustificazione dei suoi interventi nella dibattuta questione della povertà che divideva l’Ordine dei Minori. Il 18 dicembre 1327 lo nominò cardinale prete del titolo di S. Prisca. Divenne così il teologo della Curia pontificia, colui che esaminava le dottrine sospette. Partecipava ai processi, confutava gli “errori” degli Spirituali, dei Gioachimiti, di Meister Eckhart; risalgono a questo periodo i suoi trattati che si sono conservati.
Il 4 dicembre 1334 moriva Giovanni XXII. Il pontificato era in conflitto con Ludovico il Bavaro, che il papa si era rifiutato di riconoscere come re e imperatore; la politica di potenza in Italia per la preparazione del ritorno della Santa Sede a Roma era fallita; il progetto di una crociata non aveva avuto seguito; esistevano numerose lamentele contro la centralizzazione dell’amministrazione e la colonizzazione della Corte pontificia da parte dei Francesi; era nata molta confusione negli Ordini religiosi, specialmente in quello dei Frati Minori. Il conclave durò 7 giorni e Giacomo Fournier assunse il nome di Benedetto XII.
Benedetto si adoperò immediatamente per eliminare gli abusi che erano stati introdotti nel governo della Chiesa, si rifiutò di esaminare le innumerevoli domande di favori, ordinò ai prelati e ai chierici che abitavano ad Avignone di ritornare alle loro chiese. Si dedicò alla riorganizzazione degli Ordini religiosi: ordinò ai monaci vaganti di entrare in qualche convento, proibì il passaggio da un Ordine all’altro, impose ai Cistercensi un ritorno alle disposizioni disciplinari, impose ai Frati Minori una costituzione che non lasciava in ombra né i dettagli della disciplina, né gli obblighi dei dignitari, né l’organizzazione dei conventi, né lo statuto proprio delle Clarisse.
I Frati Minori applicarono la maggior parte delle norme che si ritrovano infatti nelle loro successive costituzioni. Con i Cisterciensi il papa fu costretto a imporre la propria autorità su qualche abate ribelle.
Il papa cercava di espandere l’influenza della Chiesa di Roma. Nella politica ricercava le vie dell’accordo e della pacificazione. Il ritorno del papa a Roma non doveva né poteva essere quello di un sovrano vittorioso, ma quello di un messaggero pacifico. Nel 1335 egli dichiarò davanti ad ambasciatori romani l’intenzione di ritornare nei suoi Stati passando per Bologna.
Ma il pontefice non poteva tornare in Italia se non fossero maturate certe condizioni di ordine e di sicurezza. I baroni dominavano la Romagna e la Marca Anconetana. Mentre nel Sud della penisola il papa cercava di convincere il re Roberto di Napoli, suo vassallo, ad adattarsi alla vicinanza del re di Trinacria, invincibile nell’isola di Sicilia, cercò – dal momento che ai suoi occhi l’Impero era vacante e che Ludovico il Bavaro era in quel momento impotente a far sentire il suo peso nel Nord d’Italia – di fare dei signori italiani degli alleati del papato: i Della Scala furono riconosciuti vicari per Verona e Vicenza, i Gonzaga per Mantova, gli Este per Modena, i Visconti per Milano, in cambio del versamento di sussidi o del rifornimento di truppe. Nel giugno del 1336 manifestò il suo proposito di costruire ad Avignone “un palazzo speciale in cui il pontefice romano potrà abitare quando e per quanto tempo riterrà necessario”.
La sua elezione aveva indotto Ludovico il Bavaro a tentare un riavvicinamento: giunsero ad Avignone ambasciatori tedeschi, ma le rimostranze del re di Francia e del re di Napoli impressionarono Benedetto XII che pose condizioni inaccettabili. Tanto che, nel 1338, alla presenza dei principi elettori, dei nobili e dei rappresentanti delle città, fu proclamata a Rhens e a Francoforte l’indipendenza del potere imperiale dal papato. L’alto clero, colpito dall’interdetto che pesava sulla Chiesa tedesca, sostenne Ludovico.
Ludovico il Bavaro e Edoardo III d’Inghilterra, nel 1337, conclusero un’alleanza segreta. Edoardo III poteva così intraprendere la guerra contro la Francia con il pretesto della confisca del suo feudo di Guienna e della rivendicazione della Corona di Francia assunta dai Valois. Una volta iniziate le ostilità, il papa non cessò di mandare ambasciatori per proporre tregue d’armi, ma il papa non aveva i mezzi per imporre la pace. Il tragico sviluppo del contrasto anglo-francese, che portò alla guerra dei Cento anni, impedì l’organizzazione della crociata.
Morì di cancrena il 25 aprile 1342. La sua tomba, opera di Jean Lavenier di Parigi, fu posta nella cattedrale di Avignone. Benedetto XII appare semplice, senza pretese, lavoratore, dedito alle abitudini della vita monastica.
Il suo stemma si blasona: “Di argento alla bordura di rosso”.
Nota di Bruno Fracasso
LEGENDA