Beato Giovanni Buralli da Parma


Beato Giovanni Buralli da Parma

Storia e informazioni

I Buralli sono un’antica famiglia di Parma, documentati dal XII secolo, la leggenda li vuole originari della località di Burales (o Burri), in Bretagna, della quale sarebbero stati signori. A causa di lotte di fazione si sarebbero trasferiti in Toscana, dove ebbero un castello in Valdarno. Un ramo si stabilì ad Arezzo e da quello si sarebbe originato quello parmense. Il primo del quale si ha notizia è Gerardo o Gherardo Buralli nel 1147.

Lo stemma è complesso, si blasona: “d’argento, alla fascia azzurra caricata da tre stelle (6) d’oro, accompagnata in capo da un drago di verde e in punta da un monte di tre colli all’italiana di rosso, quello centrale più alto, fondato in punta. Il tutto abbassato sotto il capo d’oro al giglio d’azzurro”.

Alla famiglia appartenne Giovanni Buralli, nato a Parma il 5 marzo 1208, dal nobile Alberto e da Antonia Bertani; rimasto orfano fu affidato a uno zio chierico, priore del grande ospizio di San Lazzaro (oggi San Lazzaro Parmense), cosa che gli permise di studiare con illustri maestri, tra i quali il cardinale Sinibaldo Fieschi, futuro papa Innocenzo IV. Giovanni conseguì il titolo di Maestro ed ebbe l’incarico di insegnare Logica alla Schola della cattedrale di Parma, emergendo subito per cultura e religiosità. La sua predicazione fu molto apprezzata per l’alto contenuto dottrinale, la forma piacevole della esposizione e per il felice timbro della voce (conosceva la musica ed era un buon cantore).

Entrò ancora giovane, intorno al 1233, nell’Ordine dei “Frati Minori” francescani, dove venne ordinato sacerdote. In seguito, venne chiamato a insegnare teologia all’Università di Bologna, e successivamente a quella di Napoli e, quindi, di Parigi. Per le sue conoscenze venne chiamato in qualità di esperto al Primo concilio di Lione, nel 1245. Al capitolo generale del suo ordine, tenuto nel 1247 a Lione, venne eletto ministro generale dei Francescani.

Il suo primo impegno fu quello di visitare le diverse province dell’Ordine. In Inghilterra, venne ricevuto da Edoardo III e in Francia da Luigi IX, il quale assistette anche al capitolo generale di Sens.

Nel 1249, Giovanni convocò un capitolo generale a Metz, in cui pubblicò i nuovi Statuti, cercando di riappacificare la polemica tra i frati più rigoristi (assertori della necessità di una povertà assoluta per l’Ordine, come era stata affermato da Francesco d’Assisi) e la cosiddetta “Comunità” ossia la maggioranza dei frati, che invece difendeva una certa evoluzione nell’ordine. Fu il periodo nel quale gli Ordini Mendicanti subirono le feroci critiche dell’Università di Parigi ed ebbero numerosi contestatori.

Giovanni lavorò col maestro generale dei Domenicani, fra’ Umberto di Romans, per una migliore collaborazione tra i due Ordini.

Le sue capacità furono riconosciute sia nell’Ordine che nella Chiesa, al punto che papa Innocenzo IV, nel 1251, lo coinvolse nel tentativo di ricucire lo Scisma con la Chiesa di Costantinopoli, inviandolo presso l’imperatore d’Oriente Giovanni III Ducas Vatatze a Nicea e, sebbene non si raggiunse alcun risultato, tutti ne riconobbero le virtù e la conoscenza.

Nel 1256 scoppiò lo scandalo di Gerardino da Borgo San Donnino (attuale Fidenza) che era stato inviato all’Università Parigi proprio da Giovanni da Parma e che fu denunciato dai teologi (secolari) della Sorbona e condannato da papa Alessandro IV per il suo “Vangelo eterno“, che prende il nome dal titolo che Gerardino aveva scelto per un’edizione da lui curata e commentata del “Liber de Concordia” del frate dissidente Gioacchino da Fiore (1130-1202). Per alcuni mesi Giovanni resistette alle critiche dei nemici anche grazie all’appoggio di papa Alessandro IV, già cardinale protettore dell’Ordine francescano.

Nell’inverno del 1257 tuttavia, alcuni francescani convinsero il papa che era ormai necessario operare un’epurazione e un cambiamento radicale all’interno dell’Ordine: la posizione di Giovanni era ormai compromessa così dovette convocare un capitolo generale a Roma e cedere la sua carica di ministro generale a Bonaventura da Bagnoregio, da lui prescelto, già suo collega professore di teologia proprio alla Sorbona, e, quindi ,ritirarsi.

Nonostante prendesse le distanze dalle tesi sostenute da Gerardino, Giovanni continuò ad essere accusato di eresia. Il suo processo venne istruito da Bonaventura stesso e celebrato a Città della Pieve (Perugia) assieme al cardinale Gian Gaetano Orsini, protettore dell’Ordine nel 1259, in sua difesa intervenne anche il cardinale Ottobono Fieschi (futuro papa Adriano V) mentre Giovanni venne “costretto” all’eremo di Greccio (dove rimarrà trent’anni). Alla fine venne scagionato dall’accusa.

Nel 1288 fra Gerolamo Masci da Ascoli viene eletto papa, col nome di Nicolò IV, l’ottantenne Giovanni “da Parma”, chiese di poter tornare in Oriente per tentare nuovamente di ricucire lo Scisma con gli ortodossi. Ma, il 19 marzo 1289, mentre era in viaggio verso Ancona per potersi imbarcare, morì a Camerino.

La stima e la precoce venerazione nell’Ordine, a Camerino, a Parma e nelle zone che lo conobbero, fu riconosciuta il 1° marzo 1777 da Pio VI che ne approvò il culto e il titolo di Beato.

 

© 2025, Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’argento, alla fascia azzurra caricata da tre stelle (6) d’oro, accompagnata in capo da un drago di verde e in punta da un monte di tre colli all’italiana di rosso, quello centrale più alto, fondato in punta. Il tutto abbassato sotto il capo d’oro al giglio d’azzurro”.

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