Beato Cardinale Nicolò Albergati


Beato Cardinale Nicolò Albergati

Gli Albergati sono un’antica e prestigiosa famiglia senatoria bolognese, testimoniata di rango baronale nel 933 e residenti presso Porta Saragozza, dove eressero il magnifico palazzo. Gli Albergati ricoprirono numerose cariche pubbliche, dal consiglio degli anziani ai capitani e ai gonfalonieri; oltre a tre cardinali, numerosi componenti scelsero la vita d’armi: la famiglia annovera numerosi crociati e diede a diversi eserciti capitani e generali. Nel 1597 Ugo Albergati fu investito del titolo ereditario di marchese.

 

Niccolò Albergati nacque dal ramo di Zola (oggi Zola Predosa) di questo illustre casato il 23 febbraio 1373, suo padre era Pier Nicola Albergati.

Dopo aver quasi conseguito la laurea in legge presso l’Università di Bologna, entrò nel 1394 nell’ordine dei Certosini, ricevendo gli Ordini sacri nel giugno del 1404. La leggenda narra che il giovane Albergati, analogamente a Martin Lutero, a causa di un violento temporale fu costretto a ripararsi vicino al convento certosino di San Girolamo di Casara, dove trascorse la notte. Nel sentire il suono delle campane che annunciavano il mattutino, egli incuriosito si recò in chiesa rimanendo estasiato dall’atmosfera emanata dal canto dei monaci nel buio della notte, al punto tale che decise di voler intraprendere la vita monastica.

Per le sue doti, nel 1407, venne nominato priore del convento certosino di San Girolamo di Casara (la Certosa di Bologna) e nel 1412 visitatore dei monasteri dell’Ordine in Italia.

Si segnalò per le sue dottrine in favore della sovranità assoluta del papa.

Controvoglia, venne eletto arcivescovo di Bologna il 4 gennaio 1417 dal Consiglio dei Seicento (per antico privilegio). La sua elezione fu confermata dal Capitolo dei canonici della Cattedrale di Bologna, dal priore generale del suo ordine e, infine, approvata da papa Martino V. Nel 1419 fu ambasciatore di Bologna presso la Santa Sede.

Nel 1420 dovette lasciare la sua sede fra fine marzo e fine luglio a causa della ribellione fomentata da Anton Galeazzo Bentivoglio (famiglia bolognese antagonista degli Albergati).

Nel 1422 fu inviato in Francia per rappacificare il re di Francia con quello d’Inghilterra.

Quattro anni dopo fu nominato cardinale dallo stesso pontefice con il titolo di Santa Croce in Gerusalemme e mantenne l’arcidiocesi di Bologna come Amministratore apostolico fra il 1426 e il 1440.

Nel 1427 condusse con successo, per conto del pontefice, una missione pacificatrice fra la Repubblica di Venezia, il ducato di Milano e la Lega costituita da Firenze, il ducato di Savoia e le città di Mantova e Ferrara.

Intervenne nuovamente ad agosto, allorché il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, ruppe gli accordi: dopo la battaglia di Maclodio il Visconti seguì i consigli dell’Albergati e quest’ultimo presiedette a novembre la conferenza di pace che si tenne a Ferrara.

Nel 1428 dovette nuovamente lasciare la città di Bologna per una nuova insurrezione fomentata dai Bentivoglio.

Nel 1431 partecipò al conclave che elesse papa Eugenio IV.

Nel 1431 fu legato pontificio a Venezia, Ferrara e Firenze.

Tra il 1431 ed il 1432 fu Camerlengo di Santa Romana Chiesa.

Nel 1438 fu nominato Penitenziere maggiore, carica che tenne fino alla morte, come quella di Arciprete della Basilica Liberiana, che ebbe nel 1440.

Morì a causa di una crisi renale presso il convento degli Agostiniani di Siena il 9 maggio 1443 (e per questo invocato contro la calcolosi) durante un viaggio al seguito di papa Eugenio IV.

Colto e erudito fu anche un ottimo letterato in vari campi, e fu maestro, tenendoli a lungo presso di sé, di uomini dotti di grande ingegno: come l’umanista Francesco Filelfo da Tolentino e Giovanni Tavelli da Tossignano (futuro beato) ed ebbe come segretari Leon Battista Alberti, Tommaso Parentucelli da Sarzana, che gli successe sulla cattedra bolognese e in seguito eletto papa Niccolò V nel 1447 (il nome venne adottato proprio in omaggio al suo protettore), ed Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II. Di lui ci rimane il celebre ritratto di Jan van Eyck, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna, che gli fece nel 1431 sulla base di un disegno (oggi a Dresda) fatto durante il congresso di pace di Arras (1431-1435).

Alla sua morte la salma fu trasferita dal pontefice nella città di Bologna, dove l’11 maggio 1943 si svolsero solenni funerali a cui prese parte personalmente Eugenio IV, quindi il corpo fu sepolto nella cappella Albergati della certosa di San Lorenzo al Monte Acuto di Firenze dove egli stesso aveva scelto di essere seppellito.

Le spoglie mortali furono poi esumate una prima volta nel 1633, per ordine del pontefice Urbano VIII, per essere raccolte in una nuova urna, in questa circostanza il cervello del beato certosino che risultò prodigiosamente incorrotto, fu donato alla certosa bolognese di San Gerolamo.

Ancora il 30 settembre del 1678 vi fu una riesumazione dei resti del cardinale, con un ulteriore distribuzione alle varie certose di reliquie e la collocazione in un’urna di vetro nel chiostro grande dove era stato trasferito da una tomba terragna situata davanti all’altare maggiore della chiesa.

 

Infine, a seguito della conferma del culto, autorizzato il 25 settembre 1744 da Benedetto XIV (il bolognese Prospero Lambertini) con la bolla Singulare Divinæ Providentiæ che riconobbe il “cultus” popolare di lunga data (venerazione duratura da parte dei fedeli) verso il defunto cardinale definito come “Cardinalis Pacis”, i resti, emananti un soave profumo, vennero definitivamente sistemati in un luogo più consono alla devozione, un sepolcro sotto l’altare della cappella a lui intitolata.

Nel corso dei secoli numerose guarigioni, e prodigiose apparizioni svilupparono il culto verso questo beato cardinale certosino, che viene commemorato il 9 maggio.

 

Lo stemma del ramo principale della famiglia Albergati si blasona: “d’azzurro, alla banda di rosso bordata d’oro”, quello del ramo degli Albergati di Zola, come si vede in alcuni ritratti postumi del cardinale, è “d’azzurro, alla banda d’argento bordata di rosso”; in alcune versioni dello stemma cardinalizio lo scudo è partito con un campo “d’argento alla croce latina scorciata di rosso”, che è una delle primitive attestazioni di uno stemma “certosino” (Ordine che avrà un proprio emblema caratteristico solo dal XVI secolo).

 

 

© 2023, Massimo Ghirardi

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“D’azzurro, alla banda d’argento bordata di rosso”

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