Beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari


Beato Cardinale Andrea Carlo Ferrari

Lo stemma del beato card. Andrea Carlo Ferrari si blasona: “troncato: nel 1° al naturale con la Madonna Immacolata attorniata da dodici stelle, nel 2° d’oro al cancello aperto al naturale con un leone di nero rampante. Lo scudo, accollato a una croce astile patriarcale d’oro, posta in palo, è timbrato da un cappello con cordoni e nappe di rosso. Le nappe, in numero di trenta, sono disposte quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5”. La figura del “cancello” è l’elemento “parlante” dello stemma, richiama l’attività del fabbro e il cognome Ferrari che si vuole derivato da quell’attività dagli antenati. Gli stemmi dei numerosi rami della famiglia, non necessariamente imparentati tra loro, hanno tutti i comune l’elemento del leone tenente un maglio, o una graticola, o altro manufatto di fucina.

Noto popolarmente noto come “il Cardinal Ferrari”, definito dai contemporanei come ottimo pastore e teologo, venne in seguito accusato di modernismo: accusa che lo portò in contrasto con papa Pio X che egli stesso aveva inizialmente sostenuto come patriarca di Venezia. Le relazioni tra i due si ammorbidirono infine nel 1912, ma monsignor Ferrari riuscì a recuperare i rapporti con la Santa Sede solo con l’elezione di Benedetto XV.

La causa per la sua canonizzazione si aprì nel 1963, al termine della quale ottenne il titolo di Servo di Dio. Proclamato venerabile nel 1975 da Paolo VI (che fu anche uno dei suoi successori alla cattedra episcopale milanese), venne proclamato beato da papa Giovanni Paolo II nel 1987.

Andrea Ferrari nacque a Lalatta (oggi Lalatta del Cardinale) nel comune parmense di Palanzano, il 13 agosto 1850, da una famiglia di modeste condizioni, il padre Giuseppe Ferrari era calzolaio e la madre era Maddalena Longarini, casalinga. Il suo battesimo venne celebrato il 14 agosto. I suoi due zii paterni, Abbondio e Pietro, erano entrambi sacerdoti in servizio a Parma al momento della sua nascita.

Entrò nel seminario di Parma il 18 settembre 1869, il 21 settembre 1872 ricevette il suddiaconato ed il diaconato il 15 dicembre di quello stesso anno, infine il 20 dicembre 1873 fu ordinato sacerdote dal vescovo Domenico Maria Villa, celebrando la prima messa il giorno successivo nel santuario della Madonna di Fontanellato, alla quale rimase sempre molto devoto. Rimase a lungo nella diocesi di Parma come amministratore apostolico della parrocchia di Mariano di San Lazzaro (frazione di Parma) dal febbraio del 1874 e poi come coadiutore (“cappellano”) dell’arciprete di Fornovo di Taro dal 4 luglio 1874. Vice curato della chiesa parmigiana di San Leonardo dal 1875, in quello stesso anno divenne vicerettore del Seminario Vescovile di Parma nonché professore di fisica e matematica.

Nominato rettore del medesimo istituto nel 1877, dal 1875 occupava le cattedre di teologia dogmatica, storia ecclesiastica e teologia morale dal 1878. Nel 1879 fu nominato canonico ordinario del Capitolo della Cattedrale di Parma. Nel 1883 ottenne a Parma il dottorato in studi teologici e nel 1885 pubblicò l’opera dal titolo “Summula theologiae dogmaticae generalis“, un libro ristampato in molte edizioni e che divenne uno dei testi di teologia dogmatica più diffusi alla fine dell’Ottocento.

Il 29 maggio 1890 venne eletto vescovo di Guastalla e venne consacrato il 29 giugno di quello stesso anno nella cappella dell’Istituto delle religiose del Sacro Cuore di Villa Lante a Roma, ad opera del cardinale Lucido Maria Parocchi, vescovo di Albano e vicario generale di Roma, assistito da Vincenzo Leone Sallua, arcivescovo titolare di Calcedonia, commissario generale del tribunale dell’inquisizione, e da Giovanni Maria Maioli, vescovo di Urbania e Sant’Angelo in Vado. Prese possesso ufficiale della diocesi di Guastalla il 3 ottobre 1890 facendo il suo ingresso nella cattedrale.

Appena un anno dopo, il 29 maggio 1891, avvenne il suo trasferimento alla Diocesi di Como. Nel 1893 supportò attivamente la nomina di Giuseppe Melchiorre Sarto (futuro papa Pio X) a patriarca di Venezia.

Dopo tre anni a Como, papa Leone XIII lo creò cardinale nel maggio 1894, e lo nominò alla sede arcivescovile di Milano, succedendo allo scomparso Luigi Nazari di Calabiana al quale era legato da profonda amicizia.

A Milano la sua missione fu, sulla scia di Carlo Borromeo (di cui decise di assumere anche il nome), di “conservare la fede” attraverso la predicazione ma soprattutto attraverso la catechesi.

Nel 1904 fece restituire alla città di Milano una parte delle reliquie dei Re Magi conservate presso il duomo di Colonia e sottratte da Federico Barbarossa durante una delle sue discese in Italia nel XII secolo. I frammenti di ossa ritornati a Milano vennero riposti nella basilica di Sant’Eustorgio dove si trovavano in origine.

Nel 1918 gli venne diagnosticato un tumore alla gola che, verso la fine del 1920, lo lasciò completamente muto.

Morì alle 17:55 del 2 febbraio 1921, dopo aver terminato la recita del rosario. Venne sepolto nella pavimentazione della cappella della Virgo Potens nel duomo di Milano; ma successivamente le spoglie furono traslate in una teca vitrea all’interno del medesimo altare.

Divenuto pontefice, Giovanni XXIII, amico di lunga data del Ferrari e suo conoscitore anche a livello umano e spirituale, aprì la causa per la sua beatificazione il 10 febbraio 1963 a conclusione delle indagini avviate a livello diocesano dal suo successore alla cattedra episcopale milanese, il benedettino Alfredo Ildefonso Schuster, nel 1951. Papa Paolo VI (altro suo successore alla cattedra di Milano), lo proclamò venerabile il 1º febbraio 1975 in riconoscimento della sua vita di virtù eroica. Il pieno riconoscimento lo si ebbe quando fu proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 10 maggio 1987.

Gli sono stati dedicati una chiesa di Legnano, in provincia di Milano e nella città di Parma una chiesa che, dall’ottobre 2014, ne accoglie alcune reliquie.

Dal 2023 è patrono dell’Alta Val d’Enza e della Val Cedra.

 

Note di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“Troncato: nel 1° al naturale con la Madonna Immacolata attorniata da dodici stelle, nel 2° d’oro al cancello aperto al naturale con un leone di nero rampante. Lo scudo, accollato a una croce astile patriarcale d’oro, posta in palo, è timbrato da un cappello con cordoni e nappe di rosso. Le nappe, in numero di trenta, sono disposte quindici per parte, in cinque ordini di 1, 2, 3, 4, 5”

LEGENDA

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