Beato Bartolomeo Pucci Franceschi


Beato Bartolomeo Pucci Franceschi

Storia e informazioni

Nato a Montepulciano nella seconda metà del XIII secolo dal nobile Puccio di Francesco di Giliotto; i nomi del padre e del nonno furono uniti per creare il cognome della famiglia, sposò Milla la figlia di Tommaso del Pecora, capitano del popolo della città, ed ebbe quattro figli. Quando i figli ebbero raggiunto la maggiore età, attorno al 1290, rinunciò al suo patrimonio e abbracciò la vita religiosa tra i frati minori del convento di San Francesco a Montepulciano. Se molti lo ammirarono per la scelta dovette però sopportare il disprezzo di quanti lo consideravano un pazzo. Si racconta che soprattutto i ragazzi, per strada, lo fecero più volte bersaglio di insulti. Seguendo il suo esempio anche la moglie Milla fece in seguito voto di castità. L’umile francescano venne ordinato sacerdote e condusse il resto della sua esistenza tra preghiere, visioni della Madonna e degli angeli. Considerato dai suoi concittadini un’anima eletta, operò ancora in vita alcuni miracoli. Fra Bartolomeo morì, molto anziano, il 6 maggio 1330.

Il suo corpo fu sepolto inizialmente nella chiesa di San Francesco ma nel 1930, con la soppressione della chiesa, furono traslato in quella di Sant’Agostino. Ancora nel 1538 le due chiavi che chiudevano la cassetta di noce con le sue reliquie erano conservate una dal padre guardiano del convento di San Francesco, l’altra dai discendenti del beato.

Papa Leone XIII, con decreto del 24 giugno 1880, confermò il culto di Bartolomeo Pucci-Franceschi con il titolo di beato; la sua celebrazione liturgica, con ufficio e messa, fu autorizzata nella diocesi di Montepulciano e nell’ordine minoritico.

L’arme araldica di famiglia si blasona: “d’argento alla testa di moro, cinta da una fascia dello stesso caricata da tre martelli di ferro. Motto: Tempore Tempora Tempera” i tre martelli sono simbolo dell’antico mestiere della famiglia, legnajoli e falegnami, sostituite poi da tre T, acronimo del motto di famiglia (“mitiga i tempi col tempo”).

Il nome di famiglia deriva da un antenato di nome Jacopo, detto Jacopuccio, quindi Puccio, che, considerato persona savia, veniva spesso chiamato a dirimere controversie: sono stati tramandati alcuni suoi interventi del 1264 e del 1287. Sembra che l’antico ed originario cognome fosse Saracini, il che spiegherebbe la presenza nello stemma di famiglia di una testa di moro

© 2022, Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’argento alla testa di moro, cinta da una fascia dello stesso caricata da tre martelli di ferro. Motto: Tempore Tempora Tempera.”

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LEGENDA

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