Beato Angiolino da Firenze


Beato Angiolino da Firenze

Storia e informazioni

I Mazzinghi sono una nobile famiglia fiorentina, indicati anche come Mazzinghi da Campi, forse il loro luogo originario.

Lo stemma si blasona: “D’azzurro, a tre mazze d’arme d’argento, legate di rosso, rovesciate e ordinate l’una accanto all’altra”, in Santa Maria Novella a Firenze si trova anche partito con quello della famiglia Corsini (Filippo Mazzinghi sposò Margherita Corsini nel 1575) e con quello della famiglia Sapiti (Francesco Sapiti invece impalmò Maria Mazzinghi nel 1613). 

Dal ramo della famiglia dei nobili di Peretola nacque a Firenze Angiolo Agostino Mazzinghi nel 1377, suo padre era Agostino di Bene di Spinello.

Nel 1413 entrò nell’Ordine del Carmelo presso il “romitorio” delle Selve, presso Lastra a Signa che fu la prima sede della riforma della Congregazione di Osservanza dell’Ordine carmelitano.

Nel 1415 era già sacerdote, fu scrittore, lettore di Teologia, priore del convento di Santa Maria delle Selve, di quello fiorentino del Carmine (dal 1435) nell’epoca in cui Masolino da Panicale e Masaccio dipingevano la cappella Brancacci e negli anni in cui il frate pittore Filippo Lippi conobbe Lucrezia Buti di Prato (dalla quale ebbe Filippino, anch’egli celebrato pittore). Apprezzato per le sue doti di eloquenza e per l’integrità della sua condotta ricoprì diversi rilevanti uffici nella Congregazione dell’Osservanza.

Divenne Provinciale dell’Ordine e continuatore dell’opera spirituale di sant’Andrea Corsini.

Morì a Firenze il 16 agosto 1438, si racconta che alla sua morte furono veduti gli angeli trasportare in cielo la sua anima.

Popolarmente venerato come «beato Angiolino», il culto già praticato in alcune località fu promosso presso la chiesa del Carmine di Firenze, dove la cassa lignea contenente i suoi resti fu collocata nella cappella di Santa Lucia.

Dopo il furioso incendio che devastò il Carmine di Firenze nel 1771, si realizzò un’urna di marmo, trasferita nel 1930 sotto l’altare maggiore. Il decreto di conferma del culto, concesso da Clemente XIII, è del 7 marzo 1761.

Iconograficamente viene rappresentato con delle rose e gigli uscire dalla bocca, a ricordo della sua capacità oratoria: i fiorentini: accorrevano al convento di Santa Maria delle Selve per ascoltarlo, anche per la sua carità e per la sua accoglienza estremamente caritatevole e la notevole qualità delle sue prediche.

Il confratello siciliano Nicola Calciuri, suo contemporaneo, riferisce che “testimoni affidabili” videro “rose e gigli uscire dalla sua bocca un giorno in cui Angelo stava predicando a Firenze“.

 

©Massimo Ghirardi, 2024.

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro, a tre mazze d’arme d’argento, legate di rosso, rovesciate e ordinate l’una accanto all’altra”

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