Beata Maria Cristina di Savoia


Beata Maria Cristina di Savoia

Lo stemma personale della principessa Maria Cristina di Savoia era quello del padre Vittorio Emanuele I che, dopo il matrimonio con il re di Napoli, verrà accollato a quella dei Borbone delle Due Sicilie.

Si blasona: “Inquartato: nel primo d’argento alla croce di rosso, accantonata da tre teste di moro di nero attortigliate del campo (Sardegna); nel secondo partito: (1) fasciato d’argento e d’azzurro di dieci pezzi, al leone di rosso armato, lampassato e coronato d’oro, attraversante (Cipro/Lusignano), (2) d’argento alla croce potenziata, accantonata da quattro crocette piane e scorciate, il tutto d’oro (Gerusalemme); il quarto d’argento alla croce di rosso (Genova); il quarto di rosso alla croce d’argento, al lambello d’azzurro (Piemonte); in cuore d’oro all’aquila di nero, coronata dello stesso, rostrata e membrata di rosso (Savoia Antica/Moriana) con in petto di rosso alla croce d’argento (Savoia Moderna).”

Rappresenta i titoli e i territori di Vittorio Emanuele I: re di Sardegna, pretendente al trono di Cipro/Gerusalemme, duca di Genova, principe di Piemonte e duca/conte di Savoia.

Maria Cristina Carlotta Giuseppa Gaetana Efisia di Savoia era la minore delle quattro figlie di Vittorio Emanuele I, e dell’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo-Este di Modena. Il padre, Vittorio Emanuele, detto “il Tenacissimo” (1759 – 1824), era re di Sardegna, principe di Piemonte, duca di Savoia e d’Aosta.

Con l’invasione del Piemonte da parte dei napoleonici nel 1798, la famiglia reale dovette rifugiarsi in Toscana e, da lì, si trasferì in Sardegna, dove sarebbe rimasta sino alla caduta di Napoleone, ma solo nel 1814, dopo il Congresso di Vienna, il sovrano fece ritorno a Torino.

Maria Cristina nacque a Cagliari durante l’esilio dei Savoia; i genitori, attendevano con trepidazione l’arrivo del sospirato erede, perché l’unico figlio maschio, Carlo Emanuele era morto nel 1799, all’età di tre anni, per il vaiolo. La nascita di un neonato di sesso femminile fu dunque una grande delusione per la coppia reale, anche se la regina Maria Teresa sviluppò presto per l’ultima nata un attaccamento affettuoso quasi morboso. In un’atmosfera familiare impregnata di misticismo, la piccola venne subito consacrata dalla madre alla Madonna, nel santuario della Mercede a Cagliari.

Era molto amata per la sua mitezza e per il suo carattere allegro, per i suoi modi gentili. Trascorreva le giornate tra preghiera e studio.
Ebbe come precettore il sacerdote napoletano Giovan Battista Terzi, professore di matematica e astronomia, che le insegnò i fondamenti della religione, geografia, aritmetica, algebra, geometria, fisica.

Il 13 Marzo 1821, in seguito ai moti carbonari, il re Vittorio Emanuele abdicò a favore del fratello minore Carlo Felice. Dopo un periodo di esilio a Nizza, la famiglia si trasferì nel Castello di Moncalieri, dove però il padre morì il 10 gennaio 1824, all’età di 65 anni. La regina Maria Teresa scelse quindi di trasferirsi a Genova con Maria Cristina.

Il destino della giovane fanciulla sembrava segnato da un matrimonio prestigioso, ma con caparbia ostinazione la giovane rifiutava ogni pretendente.

Nel 1832 anche la regina Maria Teresa moriva e veniva sepolta a fianco del suo sposo nella Basilica di Superga di Torino.

Maria Cristina rimase sola, con l’unico conforto del confessore, padre Terzi. Per disposizione di Carlo Alberto, la principessa, ormai ventenne, tornò a vivere a Torino, dove però trovò un clima ostile, alimentato dalla moglie del nuovo re.

Cominciò a meditare il proposito di prendere i voti, di farsi monaca, ma il suo direttore spirituale padre Terzi la dissuase: sapeva che Carlo Alberto l’aveva già destinata come sposa al re di Napoli Ferdinando II.

I Borbone e i Savoia puntavano su questo matrimonio per rinforzare un’alleanza anti-austriaca. Carlo Alberto riteneva che Ferdinando potesse essere facilmente influenzabile dalla futura moglie, potenziale collaboratrice della politica piemontese. Maria Cristina accettò le nozze per ragion di Stato e come obbedienza alla volontà di Dio, come la convince padre Terzi.
Il rito religioso avvenne presso il Santuario della Vergine dell’Acqua Santa di Genova il 21 novembre 1832. Il 26 novembre gli sposi s’imbarcarono sulla fregata “Regina Isabella” diretti a Napoli, dove giunsero quattro giorni dopo, sotto una pioggia torrenziale.
Varie testimonianze attestano la bellezza sobria, mai ostentata della regina; la sua eleganza anche nella semplicità nell’abbigliamento. Maria Cristina si fece subito ben volere da tutti e con il suo buon carattere riuscì a conquistarsi la benevolenza del marito, al quale volle sempre bene, della Regina madre e di tutta la corte.
Divenne popolare e molto amata, anche l’anima pia della giovane regina, riuscì a impedire l’esecuzione di pressoché tutte le condanne capitali, e «finché ella visse tutti i condannati a morte furono aggraziati».

Fece allestire nel convento di San Domenico una foresteria con diversi letti per i bisognosi. Sostenne il marito che promosse l’artigianato del corallo a Torre del Greco e l’industria della seta a San Leucio. Veniva affettuosamente chiamata dai napoletani la “Reginella Santa”.

Nonostante le sue indubbie doti, il marito si rivelò ben meno malleabile di quanto pretendeva Carlo Alberto, e le impedì di occuparsi degli affari di Stato. Questo alimentò il pettegolezzo di molti (tra questi anche Mazzini) che le attribuiva un’influenza negativa e antiliberale su re Ferdinando.
Dopo tre anni di matrimonio però, la mancanza di un erede, oltre ad addolorare la coppia reale alimentò dicerie sulla presunta sterilità (“incapacità”) del sovrano.
Maria Cristina rimase incinta nel 1835. Trascorse gli ultimi mesi prima del parto nella reggia di Portici, dove morì dopo aver partorito il figlio Francesco il 31 gennaio 1836, non ancora ventiquattrenne e regina per soli tre anni, vittima della setticemia.
I funerali della sovrana si svolsero con una massiccia partecipazione di popolo. Le sue spoglie vennero tumulate nella Basilica di Santa Chiara di Napoli. Francesco sarebbe stato educato nel culto di sua madre, chiamata la Regina Santamentre Ferdinando, si sarebbe presto risposato con Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, con grande irritazione di Carlo Alberto.
Fu proprio il re però ad avviare il processo di beatificazione e il 10 luglio 1859 e la Santa Sede comunicò la proclamazione di venerabile.
La causa di beatificazione e canonizzazione è stata riavviata solo in anni recenti e, il 25 gennaio 2014, Maria Cristina di Savoia è stata proclamata Beata. Ai fini della beatificazione la Chiesa cattolica ha considerato miracolosa la guarigione di Maria Vallarino, malata dal giugno 1866 di carcinoma maligno ad entrambe le mammelle. La donna rifiutò ogni intervento chirurgico, affidandosi all’intercessione di Maria Cristina. Il male cominciò a regredire e poco dopo una settimana era scomparso. Maria Vallarino morirà 39 anni dopo, senza recidive.

 

© 2023, Massimo Ghirardi

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“Inquartato: nel primo d’argento alla croce di rosso, accantonata da tre teste di moro di nero attortigliate del campo (Sardegna); nel secondo partito: (1) fasciato d’argento e d’azzurro di dieci pezzi, al leone di rosso armato, lampassato e coronato d’oro, attraversante (Cipro/Lusignano), (2) d’argento alla croce potenziata, accantonata da quattro crocette piane e scorciate, il tutto d’oro (Gerusalemme); il quarto d’argento alla croce di rosso (Genova); il quarto di rosso alla croce d’argento, al lambello d’azzurro (Piemonte); in cuore d’oro all’aquila di nero, coronata dello stesso, rostrata e membrata di rosso (Savoia Antica/Moriana) con in petto di rosso alla croce d’argento (Savoia Moderna).”

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