Beata Ludovica di Savoia


Beata Ludovica di Savoia

Storia e informazioni

Ludovica di Savoia nacque a Bourg-en-Bresse, il 26 o 28 luglio 1462, figlia del beato duca Amedeo IX di Savoia (1435 – 1472) e di Violante di Valois (o Jolanda di Francia, 1434 – 1478, figlia del re di Francia Carlo VII).

Alla morte di Amedeo IX nel 1472, la madre divenne reggente degli Stati sabaudi, cercando di districarsi fra le reciproche ostilità di francesi, borgognoni e svizzeri, ma, legata al fratello, Luigi XI di Francia (salito al trono nel 1461), aveva progettato di stabilire alleanze anche con la Borgogna attraverso il matrimonio di Ludovica con il conte borgognone Ugo di Châlon-Arlay.

Nel 1476 il duca di Borgogna, Carlo il Temerario, aveva fatto rapire e tenere in prigionia per qualche mese Violante e le sue figlie Ludovica e Maria ma con la sua disfatta le sorti tornarono nelle mani di Luigi XI. All’indomani della morte di Iolanda (nel 1478), Ludovica si trasferì infatti a Plessis-les-Tours, alla corte dello zio re di Francia. Questi si preoccupò di portare a termine le trattative per il matrimonio della nipote con Ugo di Châlon che intanto, dopo la sconfitta delle forze borgognone, era stato fatto prigioniero. Il giuramento di fedeltà dei principi di Châlon al re di Francia, che divenne il nuovo duca di Borgogna, favorì le nozze, celebrate a Digione il 24 agosto 1479.

Stabilitasi a Nozeroy (nelle Franca Contea), residenza degli Châlon, manifestò grande pietà e devozione come il padre, mantenendo una condotta austera e appartata, e rivolgendo notevole attenzione ai monasteri come il prestigioso convento delle clarisse di Orbe (nel Vaud), eretto nel 1427 dalla moglie del principe Luigi di Châlon e subito divenuto un punto di riferimento per le donne dell’aristocrazia borgognona, francese e sabauda. Qui Madre Colette da Corbie aveva riformato l’Ordine, e istituito la Congregazione delle clarisse colettine.

Dopo la morte di Ugo di Châlon nel 1490), al quale non aveva dato eredi, Ludovica lasciò il patrimonio e i titoli del marito al nipote Jean, principe d’Orange, e decise di ritirarsi tra le clarisse di Orbe, dove già si trovava la cognata Filippina. Vi condusse una rigorosa esistenza incentrata sull’ascetismo, sull’esercizio delle virtù profetiche e sulle esperienze mistiche, tanto che la sua figura assurse ben presto connotati leggendari, come esempio vivente di santità cristiana.

Ludovica morì il 24 luglio 1503 in concetto di santità e fu sepolta nel cimitero del convento di Orbe.

Nel 1531, per timore delle violenze generate dalle guerre di religione e dall’invasione bernese del Vaud, le spoglie (che già il duca di Savoia Carlo II avrebbe voluto traslare insieme a quelle di Amedeo VIII e di Amedeo IX) furono trasferite nel convento francescano di Nozeroy. La tomba della principessa divenne meta di devozione, testimoniata da frequenti pellegrinaggi e da numerosi ex voto. L’impeto rivoluzionario del 1792 non risparmiò quel luogo sacro: la chiesa conventuale venne infatti distrutta; tuttavia, il sepolcro della principessa non subì alcuna profanazione.

Il culto di Ludovica ebbe inizio già all’indomani del suo decesso. Una vita composta nel 1507 da una clarissa di Orbe (tradizionalmente identificata in Catherine de Saulx, dama d’onore di Ludovica che con lei era entrata in convento nel 1492) attribuiva alla principessa miracoli, guarigioni ed eventi prodigiosi (verificatisi prima e dopo la sua morte) che ne aumentarono la fama di santità.

Negli anni trenta del XIX secolo, re Carlo Alberto, che già aveva sollecitato alla congregazione dei Riti il riconoscimento del culto ab immemorabili di Umberto (1136-1188) e di Bonifacio (1207-1270), profuse notevoli energie non solo per giungere alla canonizzazione di Ludovica, ma anche per recuperarne le spoglie, custodite in territorio francese, per le quali serviva però il benestare del re di Francia Luigi Filippo d’Orleans e di papa Gregorio XVI.

Nel 1839 papa Gregorio XVI confermò il culto della principessa sabauda, la proclamò beata e ne fissò i giorni festivi (l’11 agosto per gli Stati sardi, il 24 luglio nella diocesi di Losanna). Nel 1840 le sue spoglie furono solennemente trasferite a Torino. Qui esse vennero dapprima collocate nella cattedrale di S. Giovanni, per essere poi traslate due anni dopo nella cappella regia della Santa Sindone.

 

Nota di Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Di rosso alla croce di bianco”.

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