Beata Bonizzella Cacciaconti


Beata Bonizzella Cacciaconti

Storia e informazioni

Cacciaconti furono un’antica famiglia senese, le cui origini vengono fatte risalire alla grande consorteria feudale dei della Berardenga, discendenti del salico Winigisio I di Raghinerio, che fu conte di Siena e di Roselle nella seconda metà del IX secolo.

Furono signori di numerosi castelli nel senese: come Asciano, da cui il nome di conti D’Asciano (Scialenghi o della Scialenga), Serre di Rapolano, Scrofiano, Farnetella e Trequanda. Si inurbarono a Siena intorno tra il XII e il XIII secolo.

Tra i personaggi illustri di questo casato ci sono Caccia d’Asciano e Ghino di Tacco, entrambi menzionati da Dante Alighieri nell’Inferno della “Commedia”.

Nel 1230/35 dal nobile Ildebrandino Caccionti Scialenghi, che fu podestà di Arezzo e Siena, nacque Bonizzella che venne data in sposa al nobile Naddo di Benuccio Piccolomini di Corsignano, ma rimasta presto vedova, si ritirò nella residenza di Belsedere, nei pressi di Trequanda, dove si mise a ospitare pellegrini, curare malati, soccorrere i poveri. Quando morì, per tutti era una santa: si pregava davanti alla sua tomba, e chi le chiedeva soccorso otteneva quasi sempre il miracolo.

A causa delle guerre la sua tomba venne nascosta, per proteggerla, e alla fine se ne perse la collocazione. In un giorno di festa, il 6 maggio del 1500 o secondo alcuni, del 1554, ci si accorse che dal muro della chiesa di Trequanda entravano e uscivano degli sciami d’api, quando furono rimosse le prime pietre, si vide il corpo di una bella signora, conservato come se vi fosse stato posto da pochissimo. Con le mani stringeva un calice di cera, che le api avevano fatto per indicare che si trattava del corpo di una santa. Accanto giaceva un bambino: il beato Guido, nipote di Bonizzella. I miracoli confermarono che Bonizzella era tornata a soccorrere chi aveva bisogno di aiuto. Le spoglie dei due beati vennero deposte nella stessa chiesa dei Santi Pietro e Andrea di Trequanda.

La morte di Bonizzella sarebbe avvenuta nel 1300 o nel 1330.

Data l’antichità della famiglia non sorprende la semplicità dello stemma della casata, un semplice “troncato d’argento e d’azzurro”.

 

© 2002, Massimo Ghirardi e Roberto Pinca

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Troncato di argento e di azzurro…”

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