Arcidiocesi di Udine
Arcidiocesi di Udine
Storia e informazioni
L’arcidiocesi ha un proprio sigillo con la figura di Sant’Ermagora in trono, ma non ha un vero e proprio stemma riconosciuto, che potremmo identificare con le figure assunte nello stemma dai prelati udinesi succeduti a Zaccaria Bricito (1846-1851), che fu il primo che mise nelle proprie armi vescovili due campi: uno con le figure dei patroni, Ermagora e Fortunato, e l’altro con l’aquila dell’antico Patriarcato di Aquileja, del quale ha ereditato prerogative e gran parte del territorio.
Ermagora (o Ermacora) sarebbe stato scelto nell’anno 50 direttamente da San Marco apostolo, primo vescovo di Alessandria d’Egitto, come primo vescovo della comunità della città di Aquileia, venne consacrato a Roma da san Pietro. Secondo una tradizione dell’VIII-IX secolo, si sarebbe trattato di un gentile (non ebreo) convertito da Marco.
Fortunato invece sarebbe stato il diacono di Ermagora e i due subirono assieme il martirio ad Aquileia nell’anno 70, inflitto loro da un certo Sebasto.
L’arcidiocesi di Udine (Archidioecesis Utinensis) fu eretta il 6 luglio 1751 con la bolla Iniuncta nobis di papa Benedetto XIV, con la quale il pontefice ratificava un accordo tra i governi austriaco e veneziano, che prevedeva la soppressione dell’antico patriarcato di Aquileia e la sua divisione in due nuove circoscrizioni ecclesiastiche: l’arcidiocesi di Udine, cui fu assegnata la giurisdizione sulle terre che erano sotto il dominio della Serenissima; e l’arcidiocesi di Gorizia, cui spettarono le terre sotto il dominio imperiale austriaco.
Questa decisione fu confermata dallo stesso papa con la bolla Suprema dispositione del 19 gennaio 1753, con la quale il pontefice definì tutte le questioni accessorie, tra cui le diocesi suffraganee della nuova sede metropolitana, ossia tutte quelle dell’antico patriarcato in territorio veneziano: Padova, Vicenza, Verona, Treviso, Ceneda, Belluno, Feltre, Concordia, Capodistria, Emonia, Parenzo e Pola.
Fu nominato primo arcivescovo di Udine il cardinale e patriarca di Aquileia Daniele Dolfin (1688-1762), che mantenne anche il titolo di patriarca fino alla morte.
Il 1º maggio 1818, in forza della bolla De salute Dominici gregis di papa Pio VII, Udine venne declassata a semplice vescovato, soggetto alla sede metropolitana di Venezia.
Nello stesso anno avvennero importanti modifiche territoriali: venne ceduto alla diocesi di Gorizia e Gradisca il territorio degli attuali decanati di Monfalcone e di Ronchi; alla diocesi di Concordia furono assegnate sette parrocchie (Castello d’Aviano, Erto, Cimolais, Claut, Corbolone, Sesto e Torrate, e anche la zona di Saletto-Bando, priva di una propria autonomia e inclusa nella giurisdizione di Morsano), e alla diocesi di Ceneda altre otto parrocchie (San Polo di Piave, Rugolo, Sarmede, Godega, Orsago, Pinidello, Caneva, Stevenà). Nel contempo ricevette da Venezia la zona di Latisana, e da Concordia altre quattro parrocchie (Rivis, Turrida, Grions e Redenzicco).
Il 30 aprile 1846 le parrocchie del Cadore dei distretti di Pieve e di Auronzo furono staccate dalla diocesi di Udine ed aggregate alla diocesi di Belluno con la bolla Universalis Ecclesiae regimen di papa Gregorio XVI.
Papa Pio IX, anche per le sollecitazioni del cardinale Fabio Maria Asquini, con la bolla Ex catholicae unitatis del 14 marzo 1847 elevò nuovamente la diocesi udineseal rango sede metropolitana, ma senza suffraganee.
Il 20 febbraio 1932 in seguito alla bolla Quo Christi fideles di papa Pio XI incorporò il decanato di Tarvisio, fino ad allora appartenutp alla diocesi di Gurk, e la parrocchia di Fusine in Valromana, fino allora appartenente alla diocesi di Lubiana.
In ricordo dell’antico patriarcato, l’arcivescovo di Udine ha il privilegio di indossare l’abito corale, lo zucchetto, la fascia e la filettatura della talare di un colore rosso abbrunato rispetto alla porpora cardinalizia (anche in seta moiré), detto “rosso patriarchino“. Lo stemma degli arcivescovi di Udine prevede il galero verde, foderato in rosso patriarchino.
All’arcivescovo spetta il titolo onorifico di abate di Rosazzo, l’antica abbazia risalente all’XI secolo posta nel territorio del Comune di Manzano del Friuli, soppressa a trasformata dall’arcivescovo Emmanuele Lodi (1770-1845) nella sede estiva dei vescovi di Udine.
I patriarchi ebbero residenza in diversi centri del territori, pur mantenendo sempre il titolo di Aquileia, ma in realtà risedettero prima a Cormons (tra il 610 ed il 737), poi a Forum Iulii (l’odierna Cividale del Friuli) e infine, dal 1238, nel castello di Udine, nella città che era stata beneficiata e promossa da semplice villaggio dal patriarca Bertoldo von Andechs-Merania (1218-1251), per la sua posizione baricentrica nel territorio del principato.
Massimo Ghirardi