Antipapa Giovanni XXIII – Cossa


Antipapa Giovanni XXIII – Cossa

L’antipapa Giovanni XXIII, nato Baldassarre Cossa a Ischia, nel 1370 circa è stato un cardinale e vescovo cattolico italiano. Eletto papa nel conclave di maggio 1410 tenutosi a Bologna a seguito del decesso di Alessandro V (eletto da meno di un anno a Pisa, nel giugno del 1409), Giovanni XXIII venne poi dichiarato antipapa, pur se per circa cinque secoli ufficialmente continuò a figurare come un papa legittimo. Durante il periodo del suo pontificato vissero altri due papi (di cui un antipapa) in sedi differenti: Papa Gregorio XII (deposto dal concilio non riconosciuto di Pisa del 1409) a Roma e l’antipapa Benedetto XIII ad Avignone.

Frequentò l’Università di Bologna dove si laureò in diritto e intraprese una brillante carriera ecclesiastica grazie all’appoggio dell’influente cardinale napoletano Filippo Carafa. Il nuovo papa eletto nel 1389, Bonifacio IX, parente di Cossa per parte di madre, gli permise di divenire presto arcidiacono e prender residenza a Roma con incarico di cubiculario, ossia cameriere privato del pontefice. Secondo i suoi detrattori, in quegli anni Cossa impiegò una ingente quantità di denaro per comprare il titolo cardinalizio e intrattenne una relazione con la cognata Caterina Carbone. In quello stesso periodo era divenuto ricchissimo grazie alla compravendita delle cariche ecclesiastiche e delle indulgenze papali. Il processo di Costanza dipinse Cossa come un uomo corrotto nei costumi e nell’animo, violento fino ad essere sanguinario, sessualmente pervertito e del tutto indifferente ai suoi doveri di capo della Chiesa, tanto da essere stato soprannominato “cardinale Diavolo”.

Nel 1402, papa Bonifacio IX lo nominò cardinale diacono di Sant’Eustachio, mentre un anno dopo lo nominava legato per Bologna e la Romagna. Cossa entrò da trionfatore a Bologna, mentre in Romagna la città di Forlì gli oppose strenua resistenza, riuscendo a mantenere una propria autonomia. Egli rafforzò comunque il potere della Chiesa nella regione e stabilì un’alleanza con la città di Firenze.

S’impegnò per ricomporre lo Scisma d’Occidente, cercando di fare da intermediario tra il nuovo papa romano Gregorio XII e l’avignonese Benedetto XIII, ma le sue trattative fallirono, quindi, su sua iniziativa, fu indetto un concilio nel 1408 a Pisa. Nel maggio di quello stesso anno Cossa fu uno dei sette cardinali che abbandonarono Gregorio e che indissero il Concilio di Pisa. Il concilio depose i due pontefici ed elesse papa Alessandro V che dopo appena dieci mesi morì. Il successivo conclave, che si tenne a Bologna, elesse il 10 maggio 1410 lo stesso Baldassarre Cossa, che scelse il nome di suo padre e divenne Giovanni XXIII.

Un obiettivo importante per Giovanni XXIII era la riconquista di Roma che furono cacciate con Luigi II. In seguito, però, Giovanni perse l’appoggio di Luigi e cercò il sostegno del nuovo imperatore, Sigismondo di Lussemburgo.

Nel 1411, il 29 aprile, Giovanni XXIII convocò un nuovo concilio a Roma per la primavera successiva, già previsto dal Concilio di Pisa, ma, dopo l’apertura del concilio, dovette chiuderlo e riparare a Bologna. Fu scelta allora una nuova sede, Costanza, in territorio imperiale, quindi sotto la giurisdizione di Sigismondo di Lussemburgo.

Il concilio di Costanza, indetto nella città di Lodi in Italia, si aprì il 1º novembre 1414. Nell’agosto del 1414 moriva re Ladislao, e il Cossa sperò di rivedere Roma. Nel frattempo, il concilio stava prendendo una piega a lui sfavorevole: spinto all’abdicazione, abbandonò Costanza e si rifugiò nel castello di Sciaffusa, poi a Laufenburg e infine a Friburgo. Questa fuga contrariò l’imperatore che si fece consegnare Giovanni XXIII da Federico d’Austria e lo fece imprigionare. Fu quindi processato davanti al concilio e deposto il 29 maggio 1415.

L’11 novembre 1417 venne eletto papa Martino V, il quale iniziò le trattative per la sua liberazione. Venne infine consegnato ai commissari pontifici nell’aprile del 1418, grazie all’intervento di Giovanni di Bicci de’ Medici, che pagò la notevole somma di 30.000 fiorini. Dopo aver tentato di fuggire, fu ricatturato e, con animo rassegnato, si recò a Firenze, dove arrivò il 23 giugno 1418 e, vestito come un dottore di legge, si presentò davanti a Martino V riconoscendolo legittimo pontefice. Per i suoi meriti, il papa concesse al Cossa di rientrare nel Sacro Collegio come vescovo di Frascati.

Morì a Firenze il 22 dicembre 1419 e fu sepolto, come da lui richiesto, nel Battistero di Firenze, al quale aveva donato la preziosa reliquia di un dito di San Giovanni Battista. Per lui fu costruita tra il 1425 e il 1430 la bellissima sepoltura opera di Donatello e Michelozzo.

Molti contemporanei, tra cui lo stesso Martino V, lo vedevano come il papa legittimo che doveva essere deposto per il bene della Chiesa e non come un usurpatore. Per costoro, Gregorio XII aveva smesso di essere papa già nel 1409. Come soluzione per chiudere lo scisma, il Concilio auspicava che i tre pretendenti al papato accettassero di dimettersi spontaneamente; a dimettersi, tuttavia, fu soltanto Gregorio XII: Giovanni XXIII venne processato e deposto, e Benedetto XIII tergiversò a lungo, fin quando il Concilio dichiarò deposto anche lui.

La legittimità di Giovanni XXIII, pur messa in discussione, non fu mai veramente negata per cinque secoli, sino al 1947, quando il suo nome fu espunto dall’Annuario Pontificio.

 

Lo stemma papale è quello della famiglia Cossa, famiglia ischitana che prese il nome dall’Isola di Ischia, allora detta Coxa. Lo stemma è parzialmente uno stemma parlante e riprende, per assonanza una coscia (in realtà tutta la gamba).

Dello stemma se ne hanno due versioni. Una prima si blasona: “Spaccato con bordo dentato d’oro; nel 1° di rosso alla coscia d’oro, nel secondo d’argento a tre bande di verde”.

Un’altra versione prevede lo stesso blasone, ma con smalti differenti: “Spaccato con bordo dentato d’oro; nel 1° di rosso alla coscia d’oro, nel secondo d’argento a tre bande di rosso”.

Mentre la versione papale si blasona: “Spaccato con bordo dentato d’oro; nel 1° di rosso alla coscia d’oro, nel 2° bandato d’argento e di porpora”.

 

 

 

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs


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Profilo araldico


“Spaccato con bordo dentato d’oro; nel 1° di rosso alla coscia d’oro, nel 2° d’argento bandato d’argento e di porpora”.

Colori dello scudo:
argento, oro, porpora
Partizioni:
bordato, troncato
Oggetti dello stemma:
coscia
Attributi araldici:
bandato, dentato

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
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  • motto
  • istituzione nuovo comune