Alessandro VIII – Ottoboni
Alessandro VIII – Ottoboni
Storia e informazioni
Pietro Vito Ottoboni nacque a Venezia il 22 aprile 1610 da Marco Ottoboni, patrizio veneto e cancelliere della Repubblica, e Vittoria Tornielli, era l’ultimo di nove figli. Il casato Ottoboni apparteneva all’alta borghesia e il padre era cancelliere grande. Dal 1646 gli Ottoboni facevano parte del patriziato veneziano.
Il giovane Pietro Vito studiò legge all’Università di Padova. Studente di talento, si laureò all’età di 17 anni in utroque iure.
Nel 1630, si trasferì a Roma, dove probabilmente prese gli ordini sacri.
Durante il pontificato di Urbano VIII (1623-1644) fu referendario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, poi governatore, in ordine cronologico, di Terni, Rieti e Spoleto.
Dal 1642, fu uditore della Sacra Rota.
Su richiesta della Serenissima, nel 1652, fu creato cardinale da Innocenzo X.
Nel dicembre 1654 è vescovo di Brescia.
Nel 1664, lascia la diocesi di Brescia per assumere l’incarico di abate commendatario dell’Abbazia della Vangadizza.
Sotto Clemente X, fu Datario della Corte Pontificia.
Sotto Innocenzo XI fu inquisitore del Sant’Uffizio.
Partecipò a cinque conclavi votando sempre conformemente al gruppo degli “zelanti”.
Dal 1687 fu Decano del collegio cardinalizio.
Nel dicembre 1681 opta per l’ordine dei vescovi e diventa vescovo di Sabina; nel 1683 di Frascati; Nel 1687 è vescovo di Porto.
Alessandro VIII fu eletto pontefice il 6 ottobre 1689 nel Palazzo Vaticano e fu incoronato il 16 ottobre dal cardinale protodiacono Francesco Maidalchini. Salì al Soglio alla tarda età di 79 anni. Solo Clemente X fu eletto a una maggiore età (79 anni e 9 mesi).
Dopo lui nessun papa fu eletto a un’età così avanzata.
Il conclave iniziò il 23 agosto e presero parte alla fase finale 51 cardinali. Per la prima volta, sia l’imperatore del Sacro Romano Impero che il re di Francia inviarono a Roma degli ambasciatori straordinari per seguire appositamente le assise. La Spagna pose il veto sul cardinale Lorenzo Brancati di Lauria.
Com’era consuetudine all’epoca, il nuovo pontefice indisse un giubileo straordinario per invocare l’aiuto divino.
Alessandro VIII vietò la pratica, invalsa nei conclavi, di portar via tavole, tele, funi, ferramenti e altre attrezzature per rivenderle e di spogliare la camera del papa neoeletto di tutte le sue suppellettili per lo stesso scopo. Inoltre, stabilì che per le esequie del pontefice non si potesse spendere più di diecimila ducati.
Il pontefice ripristinò le cariche abitualmente conferite ai congiunti del pontefice che il predecessore Innocenzo XI aveva soppresso. Fu, infatti, l’ultimo papa nepotista: nominò cardinali il nipote Pietro Ottoboni, quando aveva 22 anni, ultimo cardinal nipote, e un nipote per parte materna, Giambattista Rubini. Inoltre, nel 1690, regalò a Marco Ottoboni, suo nipote e generale delle galere pontificie, e ai suoi successori il ducato di Fiano.
Il 24 agosto 1690 Alessandro VIII condannò due proposizioni lassiste, delle quali una negava la necessità dell’atto esplicito di amore di Dio e l’altra ammetteva la possibilità del cosiddetto “peccato filosofico”; condannò anche 31 proposizioni rigoriste (eccesso morale che si contrapponeva al lassismo), relative alla penitenza, alla giustificazione, alla Vergine, al battesimo e all’autorità della Chiesa.
Nello stesso anno condannò l’idea secondo la quale il credente può perfettamente accettare e insegnare una proposizione fondata sul pensiero di Sant’Agostino.
Durante il suo breve pontificato continuarono le dispute sui diritti di regalia e di asilo. Alessandro VIII mostrò un carattere determinato come il suo predecessore: scrisse a re Luigi XIV invitandolo a non fare osservare l’editto del marzo 1682 poi scrisse ai vescovi firmatari invitandoli a non osservare le quattro proposizioni. Luigi XIV, dopo un primo diniego, accettò la proposta. Così nel febbraio 1690 la riconciliazione fra Santa Sede e Corona di Francia poté considerarsi cosa fatta. Il re rinunciò spontaneamente ai diritti di quartiere dell’ambasciata francese a Roma e procedette alla restituzione di Avignone e del Contado Venassino. Il pontefice rispose al gesto conciliante di Luigi XIV nominando cardinale un uomo di stretta fiducia del re, Toussaint de Forbin-Janson e conferendo a Luigi XIV il diritto di nominare i nuovi vescovi di Metz, Toul, Verdun, Arras e Perpignano.
Sulle questioni di fondo, però, nessuno dei due volle cedere. La Santa Sede decise allora di prendere una decisione unilaterale: l’anno seguente il papa annullò tutti gli atti dell’Assemblea episcopale francese del 1682 e gli editti e le dichiarazioni del re relativi alle regalie e ai Quattro articoli. Il pontefice morì appena due giorni dopo, senza avere il tempo di osservare la reazione del re.
L’elevazione al cardinalato del francese de Forbin-Janson irritò l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo; quando il papa creò altri due cardinali francesi, Leopoldo I decise di ritirare il proprio ambasciatore presso la Santa Sede. Alessandro VIII, da parte sua, avversava la politica imperiale perché Leopoldo aveva dimenticato la difesa della cristianità contro i Turchi per fare la guerra alla Francia e la sua condotta era aggravata dall’alleanza tra il Sacro romano impero e il protestante Regno d’Inghilterra in funzione anti-francese.
Alessandro VIII sostenne la campagna militare della Repubblica di Venezia contro l’Impero ottomano per il controllo della Morea e del Mar Egeo. Donò viveri per riempire sette cambuse e inviò duemila fanti per la campagna in Albania.
Alessandro VIII decise di invertire le politiche economiche del predecessore riducendo la pressione fiscale al fine di aiutare le classi più disagiate. Ma la carità su vasta scala e altre spese aggravarono la situazione finanziaria dello Stato.
Alessandro VIII morì il 1º febbraio 1691 per un’infezione acuta alla gamba presto degenerata in gangrena. Regnò 1 anno, 3 mesi e 26 giorni: dopo di lui nessun altro pontificato fu altrettanto breve, con l’unica eccezione di Giovanni Paolo I nel 1978.
È sepolto nella Basilica Vaticana. La sua tomba fu progettata da Arrigo di San Martino e venne realizzata da Angelo De Rossi e da Giuseppe Bertosi 1691-1725.
Il suo stemma si blasona: “Troncato: nel primo del Capo dell’Impero: d’oro, all’aquila bicipite spiegata di nero, coronata del campo sulle due teste; nel secondo, trinciato d’azzurro e di verde, alla banda d’argento attraversante”.
Lo stemma è ripreso integralmente da quello nobiliare della famiglia Ottoboni.
Nota di Bruno Fracasso
Liberamente tratta dall’Enciclopedia Treccani
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Disegnato da: Massimo Ghirardi
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