Adriano V – Fieschi


Adriano V – Fieschi

Ottobono di Teodisco Fieschi, della famiglia dei conti di Lavagna, nacque nei primi anni del ‘200. Nipote di Innocenzo IV, si diede alla vita ecclesiastica e fu successivamente cappellano dello zio, cancelliere e arcidiacono di Reims, canonico di Notre-Dame a Parigi, arcidiacono di Parma ed infine cardinale diacono di Sant’Adriano dal 1251.

Durante il pontificato di Alessandro IV conservò ed accrebbe il suo prestigio: poté perciò ottenere la liberazione di Giovanni da Parma, accusato nel 1259 di eresia presso san Bonaventura, generale dei francescani, e quindi incarcerato. Né meno efficace fu, nel 1261, la sua azione rivolta ad appoggiare l’elezione di Riccardo di Cornovaglia a senatore di Roma. Probabilmente da questo tempo cominciano le relazioni tra il Fieschi e l’Inghilterra, i cui interessi appoggiò nel lungo conclave che portò all’elezione di Urbano IV.

Pur essendo questo papa francese e contrario quindi alla politica sostenuta, fino allora, dal Fieschi, quest’ultimo ebbe sempre grande importanza in Curia, come dimostra il positivo esito del suo intervento presso il papa a favore di Simone Paltinieri, che, proposto per il cardinalato, e poi accusato, tra l’altro, di colpevole indulgenza verso i ghibellini durante il suo rettorato nella marca d’Ancona, venne infine creato cardinale prete del titolo di San Martino ai Monti con il suo appoggio. Questi finì con l’accettare la politica del papa e appoggiò la venuta di Carlo d’Angiò nel Mezzogiorno.

Dopo l’elezione di Clemente IV, Ottobono Fieschi poté finalmente dare piena prova della sua abilità politica: fu, infatti, scelto come legato in Inghilterra il 4 maggio 1265. Durante il viaggio si trattenne a Genova per ottenere il libero passaggio delle truppe di Carlo d’Angiò e, più tardi era da Luigi IX per discutere della venuta del principe francese in Italia. Solo il 29 ottobre egli sbarcava a Dover, in Inghilterra.

V’infuriava più che mai la guerra cosiddetta dei Baroni e il partito del re Enrico III aveva ottenuto la vittoria iniziando una feroce repressione dei suoi avversari.

Il cardinale Ottobono cercò di frenare questa indiscriminata esplosione di odio che minacciava di travolgere l’Inghilterra. Finì perciò rinchiuso nella torre di Londra da Roberto di Glover e ne uscì solo per l’intervento personale dell’erede al trono, il principe Edoardo; riuscì, tuttavia, a far valere i suoi buoni uffici riportando la pace fra i due partiti.

Tornato in Italia, partecipò al conclave di Viterbo, durato tre anni e conclusosi con l’elezione di Gregorio X, il 1 settembre 1271, agendo come portavoce degli interessi angioini che difese anche a Genova l’anno successivo quando offrì al re Carlo l’appoggio della sua famiglia insieme con i Grimaldi e i Malocelli, tutti guelfi e filoangioini, se li avesse aiutati a scacciare da Genova i ghibellini.

Continuò, contemporaneamente, a prender parte all’attività della Curia: fu presente al concilio di Lione nel 1274 e accompagnò papa Gregorio X a Losanna il 9 ottobre 1275 per incontrarvi Rodolfo d’Asburgo. Tornato poi in Italia, indusse il papa a protestare per l’attività degli ambasciatori di Rodolfo che, svolgendo nell’Italia settentrionale la loro missione politica di affermazione dell’autorità imperiale, avevano esteso la loro attività, oltre che alla Lombardia, anche all’Esarcato, che da tempo ormai faceva parte dello Stato della Chiesa.

Per limitare l’azione di Rodolfo e per favorire Carlo d’Angiò, Ottobono Fieschi si adoperò per tentare un riavvicinamento tra Angioini ed Asburgo, tentativo che sarebbe dovuto culminare in due matrimoni, ma che di fatto finì nel nulla. Sempre nella linea favorevole a Carlo d’Angiò è il suo intervento in Toscana, deciso da Innocenzo V per toglier l’interdetto contro le città in guerra con Pisa.

Morto Innocenzo V il 22 giugno 1276, dopo sole tre settimane di conclave, tenuto a Roma in San Giovanni in Laterano, Ottobono Fieschi fu eletto pontefice, l’11 luglio, anche per l’appoggio di Carlo d’Angiò, che, come senatore di Roma, sorvegliò il conclave e trovò modo d’influire sui cardinali a lui fedeli. Per questo motivo, il nuovo papa, che assunse il nome di Adriano V, sospese le norme sul conclave emanate proprio da Gregorio X, non giudicandole forse sufficienti a salvaguardare la libera decisione dei cardinali.

 

Pochi giorni dopo l’elezione, Adirano V, probabilmente per sfuggire i miasmi estivi di Roma, si trasferì a Viterbo, ove, ammalatosi, morì il 16 agosto 1276, senza aver potuto ancora esser consacrato. Ebbe sepoltura nella chiesa di San Francesco di Viterbo.

 

Figura di diplomatico esperto, più che personalità religiosa e uomo politico completo, Adriano V lasciò di sé e della sua attività vasto rimpianto e duraturo ricordo, anche se Dante nel canto XIX del Purgatorio gli rimprovera il peccato d’avarizia.

Lo stemma del papa riprende totalmente quello della famiglia Fieschi, nobile famiglia ligure provenienti da Lavagna. Si blasona: “Bandato d’argento e d’azzurro”.

 

Note di Bruno Fracasso

Liberamente tratte dal “Dizionario enciclopedico Treccani”

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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“Bandato d’argento e d’azzurro”.

Colori dello scudo:
argento, azzurro
Partizioni:
bandato

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