Abbazia di Sant’Andrea di Busco


Abbazia di Sant’Andrea di Busco

Il più antico documento relativo all’abbazia di Sant’Andrea di Busco risale al 1153, quando una bolla di papa Anastasio IV riconfermava il possesso monastero all’abbazia di Pomposa. Era certamente esistente nel XII secolo.

Già nel 1445, a causa di acute difficoltà economiche e di reclutamento di nuovi postulanti, il monastero fu avviato alla pratica commendatizia. Nel 1574, l’abate commendatario Paolo Giustiniani, desideroso di un recupero della vita religiosa, vi chiamò i monaci cistercensi, che rimasero nel cenobio fino al 1614.

Nel 1618 il monastero fu aggregato, con decreto di papa Gregorio XV, alla Congregazione Benedettina di S. Giustina di Padova, a capo di un ampio movimento di riforma.

Il cenobio fu soppresso con decreto esecutivo del Senato Veneto del 1769 e dalle autorità ecclesiastiche nel 1771, e definitivamente abbandonato dai religiosi nel 1785.

Le vaste proprietà terriere dell’abbazie vennero vendute, e nell’ex monastero venne costruita una villa patrizia dal nuovo proprietario, Marco Zeno, che si avvalse di Andrea Palladio (la villa compare in uno dei “Quattro Libri dell’architettura” del celebre architetto, dal 1996 la villa è stata compresa tra le “Ville Venete” Bene dell’ Umanità dall’UNESCO). La villa è al centro di una azienda agricola che continua tutt’ora l’attività produttiva (anche vinicola) dei monaci, il letterato Gaspare Gozzi nel XVIII secolo decantò le qualità dei vini prodotti dall’Abbazia di Busco e destinati alle tavole dei nobili Veneziani. Oggi l’Azienda porta ancora il nome di “Abbazia di Busco” (e ha come emblema lo stemma degli Zeno, i proprietari).

Soggetta molto presto alla Commenda l’abbazia non ha avuto un suo proprio stemma, se non quella dell’Ordine, in alcune carte catastali del XVIII secolo il cartiglio che dovrebbe contenere lo stemma abbaziale compare vuoto e successivamente sostituito da quello degli Zeno. Essendo dedicata a Sant’Andrea avrebbe potuto alzare, se non l’intera figura del santo, il suo attributo iconografico, la croce “in decusse” (dal latino “decem”, dieci, che veniva rappresentato dalla lettera X) sulla quale subì il martirio e che è detta, appunto; “Croce di Sant’Andrea”.

Il Birrificio San Gabriel – Birrificio Veneto S.r.l. con sede a Levada di Ponte di Piave è un birrificio artigianale nato nel 1997, per iniziativa di Gabriele Tonon il quale decise di investire nella sua grande passione per la birra (diplomato alla Doemens di Monaco). La produzione ha avuto inizio in un’antica villa sorta a ridosso dell’antica Abbazia Benedettina di Sant’Andrea, dove risulta che già nel Medioevo si preparavano le bevande medicate (tra le quali certamente la birra), da questa tradizione si è preso spunto per l’ideazione delle proprie ricette, continuando così, idealmente, l’attività brassicola dei benedettini.

L’acqua è l’elemento base della birra e San Gabriel sfrutta le risorgive che alimentano anche il fiume Piave, poste nel comune di San Polo di Piave. Si può gustare:

– San Gabriel-Abbazia di Busco, Chiara, una pils al 5%
– San Gabriel-Abbazia di Busco, Rossa al Radicchio, birra speciale amaricata con il radicchio rosso di Treviso, al 5,5%
– San Gabriel-Abbazia di Busco, Weisse, bianca al 5%

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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