Abbazia di Santa Maria di Sanavalle


Abbazia di Santa Maria di Sanavalle

L’abbazia era già esistente nel 1127, come attesta un atto di vendita dell’abate Bernardo di Follina ad un tale Apone, con tutta probabilità il monastero seguiva la regola benedettina, ed era soggetta all’abbazia di San fermo di Verona. Nella chiesa si venerava un’antica statua in arenaria della Vergine Maria detta “del Sacro Calice” (oggi l’originale è conservato nella chiesa di San Zaccaria a Venezia, in loco è stata collocata una copia nel 1921).

Alla metà del XII secolo la comunità benedettina viene sostituita da quella cistercense, l’abbazia “madre” di San Fermo ebbe però diversi contenziosi con la nuova abbazia, nel 1217 papa Onorio III risolse, a favore di Follina, una lite che si trascinava da più di quarant’anni.

Per tradizione si è accolta la data di fondazione del 1146, anche se gli Annales Camaldulenses affermano che è impossibile determinarne le origini, concludendo che verso la metà del XII secolo l’abbazia benedettina di Follina divenne cistercense, e che assunse il nome beneaugurante di Sanavalle. Recenti studi affermano che fu la nobile Sofia di Colfosco, moglie di Guecellone II da Camino a chiamare i monaci bernardini, in effetti nel 1170 ella fece stilare un testamento col quale faceva ricche donazioni al monastero. I Da Cmino saranno a lungo i “protettori” del monastero.

Col tempo il patrimonio dell’abbazia si arricchì di notevoli possedimenti, che raggiunsero l’apice nel XIII secolo, tra i quali il castello di Cison, l’Ospedale di Santa Maria di Piace, il monastero di Santa Maria di Torcello e quello dei Santi Gervasio e Protasio di Belluno.

Nel 1268 venne edificato il chiostro (a cura dei monaci Arnaldo e Andrea, con i magistros – capimastri – Zardino e Armano)e, tra il 1305 e il 1335, la nuova chiesa basilicale nello stile gotico-cistercense.

Dal 1388 l’abbazia venne assoggettata dalla Repubblica di Venezia. Durante la sua politica di espansione, Venezia si scontrò più volte con gli Sforza e i Visconti alleati del re di Francia, nei cui territori si trovavano Clairvaux e Cîteaux, da cui Follina dipendeva. Vedendo quindi con diffidenza l’istituzione monastica, nel 1448 il governo della Serenissima ne chiese a papa Niccolò V la soppressione.

L’abbazia fu così ridotta a commenda. Tra gli abati commendatari sono da ricordare alcuni personaggi illustri, quali Pietro Barbo, futuro papa Paolo II, e Carlo Borromeo, che allontanò i pochi cistercensi rimasti e affidò l’amministrazione dei beni prima ai domenicani, quindi ai benedettini.

Nel 1573 la commenda passò a Tolomeo Gallio, il quale l’affidò ai benedettini camaldolesi. Questi ultimi vi s’insediarono stabilmente nel 1739, ma nel 1771 la Repubblica di Venezia soppresse il monastero, trasferendone i beni a San Michele di Murano e trasformando la chiesa in curazia. Gli edifici del complesso, ad eccezione della chiesa e della sacrestia, furono venduti a privati, cosa che provocò nel tempo gravi manomissioni architettoniche.

Durante il periodo napoleonico nel 1807 l’3ex abbazia e i suoi beni residui furono affidati alla custodia di don Bonifacio Baseggio, già monaco camaldolese di San Michele. La basilica, ceduta da quest’ultimo, nel 1819, al comune di Follina, fu eretta in parrocchia l’anno successivo, con decreto dal vescovo di Ceneda Giovanni Benedetto Falier, anch’egli in precedenza camaldolese di Murano.
Nel 1834 il monastero, ancora in mano dei conti Gera di Conegliano, fu ceduto alla parrocchia.

Dal 1915 è un convento dell’Ordine dei Servi di Maria. Durante la Prima Guerra mondiale la chiesa subì gravi danni, al termone del conflitto iniziarono i restauri nel 1919.
Nel 1921 il cardinale Pietro La Fontaine incoronò l’effige della Madonna, mentre papa Benedetto XV elevò la chiesa al rango di “basilica minore”.
Nel 2015 la comunità di Follina ha celebrato il centenario della presenza dei padri Serviti e, con la traslazione dei resti mortali di padre Anacleto Milani all’interno della basilica, ha ricordato la sua opera come primo parroco servita e come sindaco del paese durante l’occupazione austro-ungarica della prima guerra mondiale.

Il 12 maggio 2018 l’Abbazia ha celebrato i 750 anni dell’edificazione del Chiostro con l’evento “Dante a Follina” in cui l’ensemble Odhecaton ha eseguito l’opera dedicata al Canto XXXIII del Paradiso di Dante Alighieri, composta allo scopo da Mirco De Stefani.

Caduta molto precocemente in commenda non si sono ritrovati esemplari dello stemma proprio dell’abbazia. Si può ancora vedere in loco lo stemma dell’Ordine dei Benedettini Camaldolesi, fondato da San Romualdo tra il 1024 e il 1025, con le colombe che si abbeverano al calice. Simboleggia l’unione tra la tradizione monastica orientale con quella occidentale, la Congregazione infatti si basa sull’unione dell’aspetto comunitario e solitario del monaco (rappresentato anche, presso la sede di Camaldoli, dell’eremo del monastero vicini). Un’antica tradizione vi vuole vedere il simbolo dell’ascesi camaldolese: la vita attiva (monaci) e la vita contemplativa (eremiti) sotto le sembianze delle due colombe che bevono nello stesso calice, Cristo. sormontato dalla stella, simbolica della speranza e della Vergine Maria. Si blasona: “D’azzurro, al calice d’oro, sormontato da una stella o da una cometa d’oro; al calice si abbeverano due colombe d’argento affrontate. Motto: EGO VOBIS, VOS MIHI (Io sono per voi, voi siete per me)”.

Il origine questo emblema, che si vorrebbe derivato da quello della famiglia Sassi di Ravenna, alla quale apparteneva Romualdo, il quale avrebbe sostituito il colle dello stemma originario con il calice, veniva utilizzato come sigillo dal priore di Camaldoli (superiore generale dell’Ordine). All’inizio le due colombe potrebbero essere stati due pavoni, simbolo dell’immortalità dell’anima e formanti con il calice un notissimo simbolo eucaristico.
Nel XVII venne aggiunta la cometa, il motto e le insegne prelatizie.

Alla antica arte brassicola dei Cistercensi si ispira la moderna produzione del birrificio “Birra Follina”, ricavato in un opificio del XIX secolo sulla riva del fiume Soligo restaurato negli anni ’70 del XX secolo.

Si può degustare:

– Birra Follina “Sanavalle” in stile “abbazia”
– Birra Follina “Follinetta” bionda
– Birra Follina “Giana” ambrata doppio malto
– Birra Follina “Birra Botanica” tipo golden ale
– Birra Follina “Bramosa Tattoo” Session IPA
– Birra Follina “Natalina” stagionale (Natale) ambrata e speziata

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