Abbazia di San Pietro a Ruoti in Valdambra


Abbazia di San Pietro a Ruoti in Valdambra

Storia e informazioni

Non si conosce la data della fondazione di questo cenobio nel territorio di Bucine, da collocare prima del XI° secolo, come fondazione benedettina favorita dalla signoria locale, quella degli Ubertini, che ne furono i patroni per lungo tempo; nel 1070-76 si aggregò alla congregazione camaldolese. 

Nel corso dell’XI secolo la badia ebbe numerose chiese suffraganee nel circondario, soprattutto in Valdambra e nel Senese, e molti possedimenti fondiari in tutta la Val D’Ambra, al punto da renderlo uno tra i maggiori monasteri camaldolesi.

Tra il XII e il XIII l’abbazia subì le conseguenze delle lotte che vedevano contrapposti i guelfi fiorentini e i ghibellini aretini e senesi: venne assaltata e saccheggiata a più riprese e parzialmente distrutta, anche se il complesso venne a più riprese fortificato fino a farlo rassomigliare ad un fortilizio: una abbazia fortificata alla quale si accedeva attraverso una porta, detta Porta Torricella, ancora oggi esistente con  le strutture che  ne consentivano la chiusura con delle saracinesche e porte mobili.

Nel 1491 papa Alessandro III pose l’abbazia “in commenda” e da allora per vario tempo si susseguirono alla carica di “abate commendatario” (non residente e rappresentato in loco da un priore) esponenti delle potenti famiglie locali, tra gli altri i Piccolomini ed i Ricci.

 

Dal 1561 il titolo di “abate commendatario” divenne prerogativa in perpetua del vescovo di Montepulciano il quale, non risiedendovi, accentuò il declino del cenobio.

Ciononostante, nel corso del XVI secolo furono eseguiti notevoli lavori a tutta la struttura, fra l’altro furono eseguiti degli affreschi alle pareti e, nel secolo successivo, il monastero fu rimaneggiato e fu ampliato. Venne anche realizzata la residenza del parroco.

La chiesa racchiude una notevole pala d’altare di Neri di Bicci (Incoronazione della Vergine tra i Santi Pietro, Bartolomeo, Benedetto, Paolo, Jacopo e Romualdo), realizzata appositamente per la chiesa nel 1472.

Lo stemma dell’abbazia, ancora visibile ad affresco in loco, è molto semplice: “d’azzurro alla ruota di otto raggi d’oro”. Si tratta quindi di uno stemma parlante che richiama attraverso la figura il nome della località di Ruoti, la cui origine è però incerta: secondo alcuni potrebbe derivare dal latino “rodicium” modificatosi, in seguito, nel termine “rotum” che significherebbe “terreno aperto all’aratro o maggesato”. Secondo altri deriverebbe dal nome personale germanico-longobardo Roto documentato nell’anno 715 a Siena.

 

Nota di Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro alla ruota di otto raggi d’oro”.

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