Abbazia di San Giacomo Maggiore di Pontida


Abbazia di San Giacomo Maggiore di Pontida

Storia e informazioni

Lo stemma dell’abbazia mostra il bordone e la palma, simbolo agiografici di San Giacomo “il Maggiore”, noto anche come San Giacomo di Compostela, attraversati dal pastorale dell’abate. Si può blasonare: “d’azzurro al bordone di legno, con fiasca a zucca pendente, e alla palme posti in decusse, al naturale, attraversati dal pastorale d’oro posto in palo”.

 

La notorietà di questo cenobio è legata alla tradizione, senza riscontro storico, secondo la quale vi si sarebbe tenuto, il 7 aprile 1167, il famoso Giuramento di Pontida dal quale nacque la Lega Lombarda, costituita dai Comuni in opposizione all’imperatore Federico I Barbarossa (episodio ricordato da una lapide posta sulla facciata della chiesa, realizzata nel XIX).

 

Il Monastero di San Giacomo Maggiore venne fondato nel 1076 dal monaco benedettino Alberto da Prezzate, il quale, nato in una nobile famiglia bergamasca di origini longobarde, era un fautore della riforma cluniacense. Il luogo di fondazione era un terreno selvatico appartenente ad un certo Andegarno, confinante con terreni dei signori di Besana e della stessa famiglia di Alberto, vi sorgeva una cappella dedicata alla Madonna e ai santi Giacomo, Bassiano e Nicola. Il monastero ebbe un ruolo importante nella riforma della Congregazione Cluniacense in Lombardia, grazie al contributo dello stesso Alberto (che fondò anche la vicina abbazia di Sant’Egidio di Fontanella, XI secolo). Alberto fu nominato Priore Maggiore di Pontida e di conseguenza Vicario dell’abate generale di Cluny per tutti i monasteri lombardi. Il complesso, pur ancora in costruzione, risulta abitato nel 1081. Il complesso fu consacrato dal vescovo Ottone di Imola il 6 aprile 1095, pochi mesi prima della morte di Alberto.

Grazie a donazioni generose e privilegi ebbe un rapido sviluppo, specialmente agli inizi del XII secolo, grazie al coinvolgimento del Comune di Milano dal quale ebbe numerosi benefici.

Già nel 1296 il monastero fu dato in commenda da papa Bonifacio VIII al cardinale Guglielmo Longhi che, però, realizzò molti lavori di ricostruzione e ampliamento della chiesa e del monastero con i grandi chiostri (oggi non abbiamo testimonianze visibili di questa sua ricostruzione, ma viene citata come mirun opus).

Il periodo di decadenza del monastero iniziò con le lotte tra i guelfi e i ghibellini che coinvolsero tutta la regione. Il monastero nel 1320 fu occupato dal podestà di Bergamo che scacciò i monaci, i quali si dovettero spostare nell’Hospedale che gestivano nella città di Bergamo. La città dichiarò la sua ribellione all’occupazione viscontea, operata da Bernabò Visconti, e il monastero di Pontida fu occupato dai ribelli. Le rivolte culminarono nel grave danneggiamento del monastero, operato nel settembre del 1373 dallo stesso Bernabò allo scopo sia di sedare le rivolte di coloro non volevano sottostare alla sua signoria sia di vendicare la morte di Ambrogio Visconti.

Il 26 settembre 1491, papa Alessandro VI affidò l’abbazia alla Congregazione benedettina riformata di Santa Giustina da Padova (il documento che sanciva ufficialmente la fine dell’antico legame con l’ordine cluniacense fu redatto il 17 ottobre 1491).

Seguì un nuovo periodo di sviluppo e di ampliamenti che portò alla costruzione di due nuovi chiostri e di nuovi locali come la sala capitolare. Nel 1575 la commenda costituita dall’abbazia di Pontida e dal priorato di Fontanella veniva ceduta alla Basilica di San Marco di Venezia.

 

Nel XVI secolo assunse aspetto rinascimentale che ancora oggi la caratterizza. Vive un periodo di grande splendore anche nel XVIII secolo fino al 13 maggio 1798 quando i monaci vengono scacciati in seguito alla soppressione dei beni ecclesiastici derivata dai decreti napoleonici.

 

Nei primi anni del XIX secolo vengono vendute ad alcuni privati le proprietà abbaziali, nel 1826 viene collocata al culmine del campanile la statua di San Giacomo e nel 1830 viene ricostruita la facciata della basilica in stile neoclassico.

 

I benedettini ritornano nell’abbazia solo nel 1910 dopo aver acquistato l’intero complesso per continuare a svolgere le loro attività spirituali e culturali. Nel 1976 viene allestito il Museo del Monastero che conserva pregevoli opere artistiche legate al complesso conventuale.

 

La chiesa abbaziale fu elevata al rango di basilica minore da papa Pio XI nell’aprile del 1911.

Tutto il complesso è stato restaurato nel 1995 durante l’abbaziato di Giustino Farnedi (1990-2003) in concomitanza del IX centenario della morte del fondatore sant’Alberto.

 

© 2023, Massimo Ghirardi

Si ringrazia Maurizio Lussana per la gentile collaborazione