Abbazia di San Benedetto in Monte di Norcia
Abbazia di San Benedetto in Monte di Norcia
Storia e informazioni
Norcia ha un significato particolare per tutti i monaci: tra il 480 e il 490 vi nacque infatti san Benedetto, padre del monachesimo occidentale e autore della celebre “Regula”; nei dintorni della città fece le sue prime esperienze di eremita, seguendo l’esempio degli anacoreti del deserto siriano, giunti in queste verdi aspre vallate dalla zona di Antiochia nel corso del IV secolo, i quali vivevano e pregavano in grotte e rifugi isolati, alla ricerca di un contatto più profondo e autentico con Dio.
Sul luogo della casa natale del santo (e della sorella Scolastica) fu eretta in seguito una grande basilica gotica, vicino alla quale si installò una comunità di benedettini celestini, soppressa nel XVIII secolo e dove ha preso dimora nel 2000 un gruppo di benedettini provenienti dall’abbazia primaziale di Sant’Anselmo all’Aventino di Roma, alla guida di padre Cassiano Folsom che aveva avuto questa idea nel 1998, e che oggi è un’abbazia indipendente.
Nel fatidico anno 2016, il 22 novembre, l’abate primate Gregory Polan ha presieduto il capitolo elettivo che ha portato all’elezione del priore, Benedetto Nivakoff, di origine statunitense (al secolo: Jeremy Adam Nivakoff), poco prima il tremendo terremoto del 30 ottobre 2016, che ha provocato devastazioni in tutto il centro Italia, e ha pressoché distrutto la basilica di Norcia (sono rimaste in piedi solo la facciata e l’abside) e la residenza monastica, costringendo i monaci a trovare un alloggio diverso.
Attualmente la comunità ha restaurato l’antico convento cappuccino di San Benedetto in Monte del XVI secolo, da tempo abbandonato, con l’attigua chiesa di Santa Maria della Misericordia, posto su un’altura poco fuori le mura di Norcia, in località Case Sparse che, al termine dei lavori, ha accolto la comunità che ha adottato il motto “Nova Facio Omnia” (At 21,5).
Con decreto del 25 maggio 2024, festa di San Gregorio VII papa, il Priorato di San Benedetto in Monte è stato elevato allo status canonico di Abbazia, dopo 25 anni dalla fondazione, e la comunità ha eletto padre Benedetto Nivakoff primo abate regolare il 28 maggio 2024 (si tratta del primo abate di Norcia dal 1792, quando morì l’abate Benedetto Cipriani, ultimo a governare l’abbazia celestiniana presente in città).
- Lo stemma proprio dell’abbazia è composto da uno scudo, all’interno del quale si riconoscono due emblemi: quello dell’Ordine Benedettino o, meglio, della Congregazione dei Celestini, stemma storico la cui interpretazione è complessa: secondo alcuni, sarebbe l’iniziale della parola SULMO (Sulmona) il cui territorio fu la patria di Pietro da Morrone (papa Celestino V), fondatore dell’Ordine che da lui ha preso il nome. In effetti su alcuni tipi di monete a motivo celestiniano coniate in Abruzzo nel XIV secolo, si trovano quattro lettere disposte in croce: S M P E (Sulmo Mihi Patria Est) e questo potrebbe aver fatto propendere per questa interpretazione. Secondo Giulio Zamagni, ricercatore esperto di araldica ecclesiastica, potrebbe essere verosimile anche l’interpretazione che la S possa essere l’iniziale della denominazione primitiva dell’Ordine: “Fratelli del Santo Spirito”. Infatti la prima comunità di asceti si costituì attorno ad un oratorio dedicato al Santo Spirito; e Pietro fece costruire sulle pendici del monte Morrone quello che diventerà poi la grande abbazia di Santo Spirito del Morrone, centro della Congregazione celestiniana, che avrà in Norcia un proprio convento, accanto alla basilica, che fu la prima sede della rinata comunità benedettina nel 2000.
- Quello proprio del priorato (oggi abbazia) di Norcia, con un solido tronco d’albero, apparentemente rinsecchito, sul quale si avviluppa un lungo pollone nato dal suo ceppo, simbolo di rinascita su solide e antiche fondamenta: simbologia rafforzata dal motto della comunità SUCCISA VIRESCIT (“Tagliata alla base, torna a rinverdire”), ripreso da un’impresa araldica dell’abbazia di Montecassino (adottato dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale), che indica l’immortalità dell’ideale benedettino e la volontà di rinascita del monastero anche dopo i recenti eventi disastrosi. Rosso e argento sono anche i colori araldici della città di Norcia.
Dal punto di vista araldico si blasona: “Partito: al primo d’azzurro al monte all’italiana di tre colli fondato di punta, sormontato dalla croce di Calvario, alla serpe ondeggiante in palo in guisa di S maiuscola accollata al piede, essa croce fiancheggiata da due gigli, il tutto d’oro; al secondo di rosso alla quercia sradicata e alla vite accollata all’albero, il tutto d’argento”.
Dal 2012 la comunità benedettina nursina produce, con l’ottima acqua che proviene dai Monti Sibillini la birra “Nursia”, per seguire la regola di san Benedetto che impone ai monaci di vivere del loro lavoro e per ricavare finanziamenti per sostenere il monastero e le opere da questo promosse, compresa l’ospitalità dei pellegrini e dei poveri, tutt’ora praticata sempre in ossequio ai dettami del santo fondatore.
Secondo le stesse parole di padre Nivakoff la produzione brassicola è: “…un modo di sostenere il monastero economicamente e anche di evangelizzare. Abbiamo capito che la birra era un valido strumento in questo senso. È un prodotto ricercato e la tradizione monastica ci permette di raggiungere alta qualità. Per di più, è un prodotto che, diversamente de un oggetto strettamente sacro, attira al monastero gente di varie origine. Una persona qualsiasi arriva per prendere la birra, ma allo stesso tempo vuole conoscere un monaco, vuole condividere l’esperienza di chi lo produce. In questo modo con la Birra Nursia siamo riusciti non solo ad aiutare il monastero a sostenersi, ma anche a condividere un bene spirituale con il mondo”.
Attualmente il responsabile della produzione è fratel Francesco Davoren “mastro birraio”, che ha una formazione specifica perfezionata nei birrifici belgi ma anche gli altri monaci sono coinvolti con un incarico proprio nel birrificio, assumendo diversi ruoli. Padre Martino è il direttore generale, fratel Agostino il manager, e alcuni altri monaci assistono alle cotte e preparazione di ordini, spedizioni assolvendo a tutte le necessità della produzione e della commercializzazione. Durante i giorni di imbottigliamento altri membri della comunità devono aiutare almeno per un’ora, anche svolgendo i ruoli più ripetitivi, come mettere o togliere le bottiglie dalla linea di imbottigliamento. Una volta al mese, previa prenotazione, è possibile visitare gli spazi produttivi del nuovo birrificio impiantato nel 2017 con la guida di un membro della comunità.
Sono in produzione tre tipi di birra:
- Nursia bionda, dal tenore alcolico del 6%.
- Nursia Tripel, tripla doppio malto all’8% di tenore alcolico.
- Nursia Extra, scura dal tenore alcolico del 10%.
A causa della protratta inagibilità del vecchio birrificio, in alcuni fusti la birra è rimasta a fermentare otto mesi, quando è stato possibile se ne sono ottenute delle bottiglie speciali messe in commercio con il logo “I Love Nursia” presso il negozio del monastero “Corvus et Columba”.
Da segnalare che, per aiutare i monaci di Norcia nella loro opera di ricostruzione, sono state prodotte anche 100.000 bottiglie di birra speciale Leffe blonde, distribuita dalla AB InBev solo in Italia, come segno tangibile della solidarietà dei canonici premostratensi di Dinant (dove ha sede l’abbazia di Leffe), presso i quali è avvenuto l’apprendistato dei mastri birrai nursini.
© 2023, Massimo Ghirardi
LEGENDA