Abbazia di San Bartolomeo alle Sacca in Prato


Abbazia di San Bartolomeo alle Sacca in Prato

Sulla collina di Spazzavento si trovano le rovine di questa antica abbazia, nota localmente anche come “Villa delle Sacca”, per essere stato fino a tempi recenti un convitto.

Fondata intorno al 1276 come abbazia benedettina femminile di Santa Maria di Gamberondoli, nella località delle Sacca (le monache erano dette perciò “le Insaccate”), fu da queste abbandonata nel 1390 per trasferirsi in città presso Porta San Giovanni.

Nel 1406, i monaci di Monte Oliveto Maggiore ereditarono una cospicua somma da messer Bartolomeo de’Franceschi di Pistoia e acquistarono, per 410 fiorini d’oro, l’ex monastero dalle monache di S. Maria e S. Margherita delle Sacca e iniziarono vari lavori di rinnovamento al complesso residenziale e alla chiesa che proseguirono fino al 1411. Nel 1429, oltre a proseguire i lavori di arredo e di sistemazione della divenuta abbazia di Monte UIiveto, fu realizzato il coro della chiesa. Nel 1588 si registra un pagamento a Gianfranco Cottoli da Settignano per la realizzazione di una cappella nel monastero che ha assunto la denominazione di “Monastero di S. Bartolomeo delle Sacca” forse per onorare messer Franceschi. Per tutto il XVIII secolo proseguono lavori vari di manutenzione e adeguamento del convento e della chiesa.

Il 26 giugno 1775 il Granduca Leopoldo d’Asburgo-Lorena dona il complesso al Convitto Francesco Cicognini e il cenobio viene trasformato in sede di villeggiatura per i collegiali.

Nel 1776 iniziano i lavori per adattare il monastero alla nuova destinazione e si hanno sostanziali modificazioni: il chiostro viene abbattuto, viene costruita la “scala grande”, si effettuano lavori al dormitorio e alla strada di accesso al monastero. L’antica sagrestia viene trasformata in oratorio. Nel 1861 si effettuano le ultime trasformazioni quindi la “Villa Le Sacca” può diventare residenza estiva del Convitto Cicognini, pur continuando i lavori di restauro e ammodernamento.

Tra le preziose opere lasciate dagli Olivetani c’era il polittico di Andrea di Giusto (già attribuito a Lorenzo Monaco), raffigurante la Madonna col Bambino e due angeli fra i santi Bartolomeo, Giovanni Battista, Benedetto e Margherita. Un monte con un ramoscello di olivo è dipinto sui pilastri laterali della predella ricorda l’antica committenza olivetana. Acquistato dal Comune è oggi esposto nella sala dei polittici del Museo di Palazzo Pretorio (inv. Museo Civico n. 1310).

Dopo la cessazione nel 1965 dell’attività del Collegio, la Villa le Sacca si trova molto deteriorata con necessità di urgenti lavori di restauro. Nel 1966 il Rettore del Collegio Cicognini richiede l’autorizzazione al Ministero della Pubblica Istruzione per l’alienazione della Villa, che viene concessa il 24 marzo 1967; la Villa viene in seguito abbandonata. Nel 1976 una serie di atti vandalici distrugge varie parti dell’edificio, negli ultimi anni il tetto è in gran parte crollato, come quasi la totalità dei solai, non resta all’interno nessun elemento architettonico di pregio e gli affreschi sono oramai caduti.

Durante il periodo collegiale, nella Villa delle Sacca vennero ospitati Gabriele D’Annunzio e Curzio Malaparte, quest’ultimo ne ha lasciato una descrizione “…io guardavo la luna, e pensavo agli oliveti delle Sacca, dove sono nato, così chiari, contro le foreste di cipressi del Poggio del Fossino e dello Spazzavento e le nere pinete del Monteferrato” (C. Malaparte, Mamma Marcia).

 

Lo stemma, che si vede ancora oggi scolpito in diversi punti dell’ex monastero, si può blasonare: “d’azzurro, al coltello d’argento, manicato d’oro, affiancato dalle lettere capitali S e B puntate dello stesso”. Il coltello allude al martirio di San Bartolomeo Apostolo, che venne scorticato vivo dal re dei Medi, in quella che diverrà l’Armenia, nell’anno 68 e il cui nome è indicato dalle lettere iniziali S e B.

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’azzurro, al coltello d’argento, manicato d’oro, affiancato dalle lettere capitali S e B puntate dello stesso”.

Oggetti dello stemma:
coltello, lettera capitale
Attributi araldici:
affiancato, manicato, puntato

LEGENDA

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