Abbazia di Rodengo


Abbazia di Rodengo

Questa abbazia della regione della Franciacorta è stata fondata dai monaci cluniacensi inviati da Oddone, abate di Cluny, verso la metà dell’XI secolo, documentata già dal 1085 come dedicata a San Pietro (uno dei patroni di Cluny), e successivamente al 1195 al santo vescovo di Myra (oggi in Turchia) noto anche come San Nicola “di Bari” (dove si conservano le sue reliquie). Sorge all’incrocio di importanti assi viari dell’antichità, in un luogo abitato fin dai tempi più remoti.

Probabilmente filiazione della potente abbazia di San Giacomo di Pontida o di quella di San Paolo d’Argon, divenne ben presto indipendente, grazie ai generosi lasciti e alla estese donazioni terriere. Venne eretta come “Franca Curtis” esente da tassazioni e da ogni autorità che non fossero il papa e l’abate di Cluny.

Purtroppo già nel corso del XIII secolo entrò in una lunga crisi, per arrivare nel XIV secolo all’istituto della “Commenda”che accelererò il declino, acuito anche dalle diverse e contrastanti autorità che “vegliavano” sull’abbazia: il papato, la Diocesi di Brescia, la Repubblica di Venezia e anche, più tardi, la municipalità di Rodengo.

Nel 1446 papa Eugenio IV affidò il monastero alla Congregazione Olivetana, che trovò una ferma opposizione nell’ultimo abate commendatario, che venne meno solo nel 1450. Nel 1534 ottenne lo status di “abbazia”.

Il passaggio fu benefico: le proprietà vennero consolidate e ampliate, i terreni vennero disboscati e bonificati e messi in produzione, il ricavato permise ai priori di intraprendere la ricostruzione del nuovo complesso abbaziale, con una nuova chiesa dedicata a San Nicola e due nuovi ampi chiostri (l’occidentale e il chiostro grande, ulteriormente rimaneggiati nel 1560). Nel tempo vennero ingaggiati i migliori artisti disponibili, tra i quali il Romanino, il Moretto, Lattanzio Gambara, Grazio Cossali; che dotarono il monastero di insigni opere d’arte, come il coro ligneo intarsiato di Cristoforo Rocchi del 1480).

Nel 1797 il Governo Provvisorio (napoleonico) di Brescia decretò la soppressione dell’abbazia e assegnò i beni all’Ospedale Femminile di Brescia. Destinata ad usi impropri e oggetto di occupazioni militari cadde in rovina. Un ex monaco olivetano padre Bernardo Chinelli ottiene di rimanere come parroco della chiesa.

Fu grazie al papa bresciano Paolo VI, originario di Concesio, che gli Olivetani poterono tornare a Rodengo l’8 febbraio 1969, che avviarono, col supporto della Sovrintendenza Artistica di Brescia e grazie a generose sovvenzioni, il restauro del complesso architettonico che, oggi, è una meta turistica e sede del priorato Olivetano. Padre Damiano Romani fu il primo priore della ricostituita comunità monastica.

Il 23 Aprile1971 con atto notarile “Gli Spedali Civili di Brescia” hanno donato tutto il complesso immobiliare dell’Abbazia allo Stato e, nel 1973, il Ministero delle Finanze autorizza l’accettazione.

Il10 febbraio 2019 si è aggiunta la titolazione a papa Paolo VI, santificato il 14 ottobre 2018 da papa Francesco.

Lo stemma dell’abbazia è lo stesso della Congregazione e riprende quello della casa madre di Monte Oliveto Maggiore di Asciano (Siena). Se ne differenzia per la forma dei colli, che vengono usualmente rappresentati nella forma “all’italiana” (simili a “panettoni”, perché tipici dell’iconografia araldica del nostro Paese) anziché “al naturale”.

Da qualche anno l’abbazia produce una propria birra artigianale, che rappresenta un ulteriore introito per il monastero, in aggiunta agli altri prodotti già in commercio. Si può trovare:

– Birra Olivetanorum, doppio malto ai cinque cereali e spezie.
con un tenore alcoolico del 7,2%. Dedicata all’Ordine
– Birra Nicolaus, una bock, doppio malto, alcool 6,4% vol. dedicata al patrono del monastero
– Birra Benedictus,una helles bock, doppio malt, alcool 6,6% vol. dedicata al santo patriarca del monachesimo occidentale.

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs


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