Abbazia di Praglia


Abbazia di Praglia

L’abbazia di Praglia è un monastero benedettino situato nella campagna padovana, alle falde del monte Lonzina (Colli Euganei) nel comune di Teolo e in prossimità di Abano Terme. Ospita attualmente la Biblioteca nazionale, che è un monumento nazionale italiano. È attualmente retta dal padre abate dom Stefano Visintin e la comunità conta 49 monaci. La chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta è stata elevata da papa Pio XII nel febbraio del 1954 alla dignità di basilica minore.

Fu fondata nel 1080 dai Maltraverso per l’ordine benedettino ed era conosciuta originariamente con il nome di Pratalia(prati) e fu per lungo tempo fondamentale per il mantenimento agricolo della campagna padovana.

Nel 1124 fu aggregata al monastero benedettino di Polirone (San Benedetto Po, Mantova) per poi divenire autonoma nel 1304.

Nel 1412 divenne abbazia commendataria, vale a dire retta da un membro esterno salvo nella gestione dei monaci, mentre nel 1448 passò sotto la giurisdizione della basilica abbaziale di Santa Giustina (in provincia di Padova) e aderì alla riforma monastica benedettina.

L’intera abbazia fu ricostruita a partire dal 1469 e nel 1490 i benedettini vi aggiunsero la chiesa dell’Assunta.

Nel 1810 l’abbazia fu soppressa. La soppressione napoleonica determinò il trasferimento del “Polittico di Praglia” dei pittori rinascimentali Giovanni d’Alemagna e Antonio Vivarini alla Pinacoteca di Brera. L’abbazia fu ripristinata nel 1834 da Francesco I imperatore d’Austria e «nel 1864 sorgeva a Praglia un Istituto agrario, il primo del genere creato in Italia, trasportato poi nella vicina Brusegana, nella ex corte di Praglia».

Soppressa ancora nel 1867, allorché il Veneto fu unito all’Italia, fu restituita ai Benedettini nel 1904. Nell’abbazia Antonio Fogazzaro ambientò alcune parti del suo romanzo «Piccolo mondo moderno». L’abbazia è divenuta un centro di eccellenza nel settore del restauro dei libri antichi.

 

L’abside della chiesa fu realizzata verso il 1530 da Domenico Campagnola. All’interno della cinta muraria il monastero si divide in quattro chiostri: doppio, detto anche della clausura, botanico, pensile e rustico. I lati del chiostro botanico sono formati da colonne di marmo rosse e di pietra bianca alternate, le pareti affacciate sul giardino sono decorate in stile medioevale. È il chiostro d’ingresso dell’abbazia ed è chiamato botanico perché era destinato alla coltivazione delle piante. Lungo il lato nord c’è una porta, detta della carità, ad indicare la destinazione dell’accoglienza dell’abbazia.

Il chiostro pensile, dove il cortile si appoggia su quattro pilastri, è costruito da quattro piani inclinati realizzati per raccogliere l’acqua piovana in una grande cisterna. Questo chiostro ha intorno a sé le stanze più rappresentative della vita dei monaci dell’intero monastero: la chiesa, il refettorio monumentale, la biblioteca antica, il capitolare e la clausura.

Il chiostro rustico sembra contenesse una grande aia e attorno erano depositati gli strumenti per la coltivazione della campagna che circondava il monastero.

All’interno dell’abbazia esiste un laboratorio di restauro di libri antichi, manoscritti e pergamene.

 

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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