Abbazia della Santa Croce di Lecce


Abbazia della Santa Croce di Lecce

Storia e informazioni

Una delle più monumentali chiese della città di Lecce è certamente la basilica di Santa Croce, ex chiesa conventuale dell’attiguo monastero dei Celestini, è considerata il simbolo dello stile barocco leccese.

La chiesa venne edificata presso porta San Martino a partire dal 1549 e completata un secolo dopo (sul rosone centrale è incisa la data del 1646) venne dedicata “a Dio e al Vessillo della Croce” in riferimento alla chiesa preesistente, costruita  nel XIV secolo fuori dalle mura cittadine, su commissione delle famiglie Brienne e D’Enghien per custodire le reliquie della Vera Croce, e poi abbattuta per volere dell’imperatore Carlo V d’Asburgo per permettere l’ampliamento del castello e potenziare, in tal modo, la difesa di Lecce sul versante mare.

I Celestini erano stati chiamati a Lecce nel 1353 dal conte di Lecce e duca di Atene Gualtieri VI di Brienne (1304-1356), che li dotò di un consistente patrimonio fondiario e immobiliare.

Con la soppressione del monastero nel 1807 la chiesa venne chiusa. A partire dal 1833, con la Restaurazione, la chiesa fu affidata alla Confraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini, costretta ad abbandonare la sua sede storica presso l’Ospedale di San Giovanni di Dio, e che intraprese un primo programma di restauro e di risistemazione.

Nel 1906 il Consiglio Superiore delle Belle Arti dichiarò la chiesa di S. Croce a Lecce “monumento nazionale.”

Sempre nello stesso anno, il papa Pio X la innalzava al rango di Basilica Minore.
Il 1° Novembre 1918, il vescovo Gennaro Trama istituì la nuova parrocchia dedicata alla Ss. Trinità con sede nella basilica.

Accanto alla chiesa si trova l’ex monastero, una magnifica struttura barocca, divenne sede sostitutiva del vecchio monastero istituito nel 1352 dal conte di Lecce e duca di Atene, Gualtieri VI di Brienne, proprio per i celestini, che era situato sull’area occupata oggi dal castello. Nel 1549, infatti, in seguito alla volontà di Carlo V di ampliare le mura e di costruire una nuova fortezza, il vecchio convento fu abbattuto e i celestini si stabilirono in questa zona, che dal 1541 era stata “liberata” dagli ebrei che vi abitavano.

Il progetto generale si deve Gabriele Riccardi, che nel 1549 disegnò una fabbrica “più grande e più sontuosa” la cui costruzione, cominciata a partire dall’ala destra del chiostro, nel 1560 poté essere già abitata dai Padri Celestini.

Per il chiostro grande (in effetti anche il più grande della città) venne preso a modello quello, da lui stesso disegnato per gli Olivetani. Agli inizi del secolo XIX le quattro facciate sul chiostro furono pesantemente modificate in gusto neoclassico, le originarie colonne vennero inglobate nei piedritti delle volte. 

La facciata, di straordinaria ricchezza decorativa, fu realizzata tra il 1659 e il 1695 da Giuseppe Zimbalo e Giuseppe Cino.

Dopo la soppressione degli ordini religiosi, avvenuta nel 1807, il monastero divenne palazzo del Governo. Attualmente ospita gli uffici della Prefettura e della Provincia.

Lo stemma si questo monastero soppresso è modellato su quello dell’Ordine Celestino, del quale fu un’importante casa. Si presenta: “d’azzurro alla croce gigliata d’oro, accantonata da quattro crocette dello stesso, caricata sui bracci laterali di un piccolo giglio e in cuore dal monogramma da una croce latina fondata sul monte di tre cime e accollata alla lettera S, il tutto d’argento”.

Nelle diverse versioni ancora oggi visibili (soprattutto nel palazzo baronale di Carmiano) lo scudo è insignito di una corona d’oro e delle insegne abbaziali.  La corona indica il rango di baroni che i celestini avevano in riferimento al feudo di Carmiano e Magliano.

Nel 1448 i Celestini acquistarono, infatti, i feudi di Carmiano e Magliano dal principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, figlio della regina di Sicilia Maria d’Enghien (1367-1446), e si insediarono nell’immediata periferia del casale di Carmiano, lungo la via detta “Dell’Osanna”, luogo strategico per il collegamento con la città di Lecce, dove costruirono (o, forse, ampliarono) il palazzo baronale, completato nelle epoche successive dove si trovano diverse riproduzioni dello stemma dei Celestini di Lecce.

All’interno del palazzo si trova la cappella conventuale dedicata a San Donato.

I padri Celestini saranno signori feudali di Carmiano e Magliano fino al 1807 con la soppressione degli Ordini religiosi  e l’abolizione del sistema feudale decretata dal governo nel Regno di Napoli del 1806.

Oggi il palazzo Carmiano è di proprietà del Comune, è stato riconosciuto dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Artistici e Storici della Puglia, di interesse storico e artistico.

© 2025 – Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“D’azzurro alla croce gigliata d’oro, accantonata da quattro crocette dello stesso, caricata sui bracci laterali di un piccolo giglio e in cuore dal monogramma da una croce latina fondata sul monte di tre cime e accollata alla lettera S, il tutto d’argento.”

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Stemma del Palazzo baronale di Carmiano.

LEGENDA

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