Hohenstaufen (o Staufer, impropriamente di Svevia)

agnome feudale della dinastia dei Büren (o Beuren), fondata dal nobile Friederich che venne nominato Duca di Svevia dall’imperatore nel 1079, i cui congiunti erano detti “Staufer” dal nome del picco roccioso presso Göppingen, nello Jura Svevo, sul quale il duca aveva edificato il castello di famiglia; vengono detti anche Hoenstaufen, in quanto signori dell’ “Alta Rocca di Satufer”. La sua discendenza finì con Manfredino, figlio illegittimo dell’imperatore Federico II e con l’uccisione di Corradino nel 1268 a Napoli da parte di Carlo d’Angiò. Vedi Angiò.

Idra

“dell’acqua” (dal greco “ydros”), serpente acquatico velenoso; mostro favoloso simile al drago con 7 teste che infestava le paludi di Lerna in Grecia e che fu vinta da Eracle (Ercole).

Ignivomo

che vomita fiamme.

IHS

detto anche “Trigramma”, popolarmente ritenuto l’acronimo della frase latina “Jesus Hominum Salvator”, derivato in verità della più antica forma di simbolismo del nome di Gesù, attraverso l’abbreviazione con le prime due lettere del suo nome greco YH (o anche IH, le lettere “jota” ed “eta”), alle quali ben preso venne aggiunta anche l’ultima lettera ? (“sigma”) divenendo IH? e molto popolare tra i cristiani. Dal IV secolo si preferì la forma latina IHS. Nel Medioevo veniva tracciata su tavole e stendardi e portata in processione, secondo una tradizione che si vuole iniziata da Ubertino da Casale e promossa da san Bernardino da Siena che, per diffondere la devozione al nome di Gesù, incentivò l’idea di far rappresentare le lettere IHS inserite in un disco solare raggiante di 12 raggi, su tavolette di legno, uso che però gli inquisitori (soprattutto i Domenicani) denunciarono come idolatrico, perciò nel 1427 papa Martino V fece inserire una croce in mezzo alla lettera H, per evitare ogni possibile sospetto di idolatria verso la sigla. Secondo san Bernardino era una rappresentazione anche della Trinità I (o J, o Y) rappresenta il Figlio, l’ H (consonate aspirata) sarebbe il “soffio” dello Spirito Santo, mentre la S simboleggia il Padre celeste che si china verso di noi. Sant’Ignazio di Loyola volle questo simbolo nel sigillo della Compagnia di Gesù (Societas Jesu, S.J.) unitamente ai tre chiodi della crocefissione, mentre il beato Bernardo Colombini lo adottò come insegna dei Gesuati.

IKSOS (meno corretto ICSOS)

acrostico di “Jesous Kristos [Theou] Yios Soter” (“Gesù Cristo Salvatore [figlio di Dio]”) in greco assonante a “Ychtios” (“pesce”), per cui i primi cristiani adottarono la figure del pesce come loro simbolo. Vedi anche IHS.

Illeonito

è il leopardo quando è rampante, cioè il leone rampante con la testa in maestà.

Illeopardito

francesismo per identificare il Leone Passante. vedi Leopardito.

Illuminato

1) quando gli occhi degli animali sono di colore diverso dal naturale. 2) le fiamme della candele, delle torce e delle lucerne quando sono di smalto diverso.

Imbavagliato

animale munito di bavaglio per la bocca (per i cani anche un osso, si dice anche Bailonato). Cfr. Imbrigliato, Tenente.

Imbeccato

1) volatile non rapace che ha il becco di colore differente dal corpo (imbeccato di…). 2) il volatile che porta un oggetto nel becco (imbeccato da…). vedi anche Rostrato.

Imboccato

il corno da caccia e gli altri strumenti a fiato se hanno l’imboccatura (boccaglio) di smalto diverso.

Imbrigliato

quando il cavallo ha le briglie ma non la bardatura. Nota Bardato intende sia con bardatura (barda) e briglia.

Immaschito

animale maschio che ha i genitali di colore differente dal corpo, anche Osceno (vedi questa voce).

Immortalità

nome del rogo della fenice, si blasona se di smalto differenziato.

Impennato

il dardo o la freccia quando hanno le penne terminali di colore differente. Per il cavallo vedi Spaventato (per il cavalli).

Imperatore

1) titolo del comandante dell’esercito Romano conferito per acclamazione dai soldati. 2) ognuno dei comandanti supremi delle ripartizioni dell’Impero Romano che si distinguevano in Augusti e in Cesari. 3) comandante supremo di un Impero. Il titolo di Sacro Romano Imperatore fu concesso dal papa Leone III a Carlo “Magno” durante l’incoronazione avvenuta a Roma la notte di Natale dell’800, in quanto ripristinatore dell’antica unità dell’Impero Romano. Il titolo rimase ai Carolingi come ereditario. Nel 1356 con una “Bolla d’oro” l’imperatore Carlo IV rese la carica imperiale elettiva, ma esclusivamente da parte dei Principi Elettori. Nel 1438 Alberto d’Asburgo legò la carica alla sua famiglia, ma Francesco II d’Asburgo-Lorena vi rinunciò per assumere quella di Imperatore d’Austria. Carlo Francesco Giuseppe fu l’ultimo imperatore abdicò il 13 novembre 1918. Dopo l’elezione il candidato riceveva la corona nella cattedrale di Acquisgrana (Aachen) e il titolo di Re dei Romani e Re di Germania, quindi riceveva in Italia (solitamente a Milano) la “corona ferrea” acquisendo il titolo di Re d’Italia, nonché quella imperiale col titolo vero e proprio dalle mani del papa. Secondo il cerimoniale l’Imperatore aveva la precedenza su tutti i principi europei (seguito dal Re di Francia). Vedi Sacro Romano Impero. Vittorio Emanuele III di Savoia assunse il titolo di Re d’Italia e Imperatore per iniziativa di Benito Mussolini nel 1931. Ebbero il titolo di Imperatori i regnanti del Brasile, Etiopia, Gran Bretagna, Russia, Turchia. Porta ancora il titolo di Imperatore anche il monarca del Giappone.

Imperiale (corona)

vedi Corona Imperiale.

Imperiale (Vessillo e Arma)

termine che designa sia lo scudo rosso dalla croce piana d’argento o d’oro, sia lo scudo d’oro caricato dall’aquila nera. Entrambi gli emblemi sono legati all’imperatore Costantino il primo al celebre episodio del “sogno di Costantino” mentre il secondo fu adottato dopo la ri-fondazione di Bisanzio come Costantinopoli e il trasferimento della corte imperiale ad indicare l’unità dell’Impero con due capitali. Si ritiene che sia tra i più antichi emblemi araldici sia, in assoluto, il vessillo imperiale Romano o Labaro (detto anche Vexillum Sanguinolentum) lo stendardo dell’Imperatore di Roma; che consisteva in un drappo rosso porpora pendente da una barretta trasversale all’asta di sostegno che veniva usato come vessillo in battaglia. Sopra questo Costantino avrebbe fatto aggiungere una croce d’oro. Secondo la versione più diffusa di questa leggenda il simbolo era stato mostrato in sogno da un angelo all’imperatore presso Saxa Rubra con la scritta “IN HOC SIGNO VINCES” (“con questo segno vincerai”) prima della battaglia (decisa poi presso il Ponte Milvio a Roma) nel 312; egli fece quindi modificare lo stendardo e indossare vesti con la croce dalle sue truppe risultando vincitore contro l’antagonista Massenzio alla carica imperiale. Gli imperatori di Bisanzio, oltre all’aquila bicipite usarono anch’essi un labaro rosso caricato da una croce d’oro, nei cantoni del campo fecero altresì aggiungere quattro “B” (beta) maiuscole d’oro indicanti il motto greco “BASILEUS BASILEUON BASILSOUSI BASILSUON” (“Re dei re, regnante sui re” equivalente aulico di “imperatore”); altrimenti facevano rappresentare la croce come “Chrismon” il monogramma di Cristo formato dalle iniziali greche X (chi) e P (ro). Se ne può vedere traccia anche nello stemma della città di Casale Monferrato (ripreso in quello, composto, della Provincia di Alessandria), formato dall’unione delle due dinastie che hanno governato quel territorio gli Aleramici e i Paleologi, questi ultimi discendenti degli imperatori bizantini. Durante il regno degli imperatori di origine Sveva (Hoenstaufen) fu adottata l’aquila nera, inizialmente monocefala, che fu poi mutata in bicipite proprio per ricordare l’eredità dell’Impero di Costantino. Vedi anche Beta, Chrismon, Monferrato, Paleologo.

Impero

vedi Sacro Romano Impero.

Impresa

Figura e motto allusivi. Abitualmente indica un disegno simbolico consistente in una figura e un breve motto che, dalla fine del XIV secolo, si diffusa dall’’Italia settentrionale come emblema allegorico personale, spesso suggerita al “principe” da poeti e letterati. In Araldica può essere “di corpo” o “d’anima”. Impresa di corpofigura simbolica posta sul cimiero che sostiene un motto o una sentenza che allude a fatti, compiti, scopi e altre peculiarità del possessore o della famiglia; che nasconde ai più un messaggio dietro un simbolo esoterico o occulto. Impresa d’anima quando è formata dalla sola sentenza o frase inerente all’arma e si pone in fascia sotto allo scudo. Abitualmente ci si riferisce alla sola impresa d’anima. Diversi casati e alcune città ne avevano una propria • Austria (Impero)- AEIOU “Austria Est Imperare Orbe Universo”

Impugnante

dell’uomo o dell’animale che tiene un oggetto col pugno o la zampa.

Impugnato

1) tre o più oggetti lunghi (frecce, lance, spighe) raccolte come se fossero strette da un pugno (anche se quest’ultimo non è rappresentato). 2) è impugnata l’arma quando ha l’impugnatura di colore diverso dal resto.

In

preposizione che indica la posizione di una figura nel senso di una pezza araldica in fascia, in banda, in palo, in sbarra, in croce, in decusse (o in croce di S. Andrea), in scaglione, in pergola…

In Cinta

vedi Cinta (ordinati in).

In Maestà

1) l’animale avente il muso frontalmente, in faccia all’osservatore. 2) l’elmo posto frontalmente.

Inalberato

cavallo o liocorno nella posizione rampante. Anche Spaventato.

Incappato

vedi Cappato. Cfr. con mantellato, calzato, interzato.

Incappucciato

il falco quando ha il capo nascosto da un cappuccio (capperuccio), anche l’uomo che ha la testa nascosta da un cappuccio (lucco).

Incastonato

il diamante, la gemma o la perla se sono incastrati nella montatura di un anello o altro monile. Cfr. Anello.

Incatenato

tenuto alla catena.

Incendiato

catasta di legna o edificio ai quali si sia appiccato il fuoco. Cfr. Ardente.

Inchiavato

scudo o pezza cuneato con cunei allungati fino a che sfiorano il margine opposto.

Inchiesta (per)

è un termine utilizzato in araldica per le armi che presentano notevoli irregolarità araldiche ma storicamente attestate e che quindi sono dette “armi di inchiesta” o “di ricerca” in allusione alla potenziale domanda che si potrebbe fare per la motivazione di tale irregolarità. Sono dette anche “armi dimandanti” (dal francese “armoiries à enquerre”) o “armi enigmatiche” perché non rispettano la regola di contrasto dei colori.

La più famosa arma d’inchiesta è quella del Regno di Gerusalemme, la cui croce potenziata d’oro compare su un campo d’argento. Cfr. a Cucito.

Inchiesta (per), anche Dimandante o Enigmatica

l’arma che si discosta, senza che se ne conosca il motivo, dalla regola principale dell’Araldica che vieta di porre metallo su metallo o colore su colore. Vedi anche Cucito, Dimandante, Enigmatica. Arma che presenta notevoli irregolarità nella composizione.

Inchiodato

il ferro di cavallo, il cancellato, l’inferriato che presentano chiodi (piccole bullette) di smalto differente.

Inclinato

dello scudo quando non è in posizione verticale. Le figure in esso contenute seguono generalmente l’inclinazione dello scudo. Nota nel caso di scudi verticali ma con partizioni inclinate (bande, sbarre) le figure contenute in queste ultime seguono, ordinariamente, la direzione dello scudo. Pare derivi dall’usanza di appendere gli scudi ad un palo o ad un albero per mezzo di una cinghia, in attesa che un cavaliere voglia misurarsi col possessore dello scudo, indicando tale volontà toccandolo con la punta della lancia (o di altra arma).

Incoccato

si dice di un’arma da corda col proiettile posizionato nella cocca pronto ad essere scagliato.

Increspato

pezza araldica o partizione delineata a crespe, a zig-zag minuto. Sinonimo di Ondoso.

Indentato

vedi Dentato.