Articoli correlati
Info
- Codice Catastale: L421
- Codice Istat: 30127
- CAP: 0
- Numero abitanti: 7721
- Altitudine: 0
- Superficie: 17.49
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Lo stemma attuale del Comune di Tricesimo: “di rosso alla torre d’argento murata e merlata alla guelfa di cinque pezzi, chiusa e finestrata di due di nero su scalinato di tre gradini al piano; caricata in palo del giglio arcaico di oro col bulbo sopra l’ornato portale a sesto interno e fiorito sotto la merlatura. Apoftegma [nastro]: in lapidario romano di nero maiuscolo la scritta “AD TRICESIMUM LAPIDEM” racchiusa in lista di oro collocata sotto la punta dello scudo bordato di nero” riprende l’antico stemma della gastaldia di Tricesimo.
La descrizione più antica proviene da un volume dell’archivio parrocchiale datata 1580: “turris alba cum pinaculis et cum lilio super porta in campo rubeo”. Sicuramente corrisponde a questa descrizione lo stemma in pietra murato su una colonna di piazza Garibaldi, probabilmente in origine ubicato sopra una delle porte di ingresso alla cinta muraria dell’abitato di Tricesimo. Il giglio rappresentato è il “giglio arcaico”, mentre in altre versioni è raffigurato il giglio di Francia.
Tra il XVII e XVIII secolo viene sostituto da uno stemma differente, con una pietra miliare recante le tre “X” (corrispondenti alla cifra 30 in numeri romani), richiamo all’origine romana di Tricesimo il cui nome deriva appunto dalla dicitura “ad tricensimum”. È lo stemma che venne adottato ufficialmente dal Comune nel 1922 e utilizzato come tale per tutto il XX secolo (fino alla sostituzione con quello attuale). È oggi ancora visibile tra le decorazioni del palazzo municipale, risalente alla seconda decade del XIX secolo.
Il gonfalone si presenta invece come un: “drappo quadrangolare interzato in palo di rosso, di bianco, di rosso con la parte inferiore frastagliata da tre bandoni di cui il centrale più lungo terminanti a punta frangiati d’argento, ornato con ricami d’argento nella parte inferiore e caricato dello stemma figurato nello scudo sannitico bordata di nero sormontato dalla corona turrita di comune e avvolto dalle fronde di alloro e di quercia annodate da nastro tricolore. L’iscrizione sopra la corona porta in nero la scritta lapidaria romana maiuscola “COMUNE DI TRICESIMO”. L’iscrizione tra la punta dello scudo e le fronde porta la scritta in lapidario romano maiuscolo nero “AD TRICESIMUM LAPIDEM“
Il Comune è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile il 12 dicembre 2002, a seguito del disastroso terremoto, dopo il quale “… con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, morale ed economico. Splendido esempio di valore civico e di alto senso del dovere, meritevole dell’ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta. Eventi sismici 1976”.
Come detto il nome di Tricesimo deriva dall’espressione “… ad tricesimum lapidem” (lett. “alla trentesima pietra miliare” poiché si trattava di una “mansio” (stazione di posta) posta a trenta miglia romane da Aquileja, dal cui porto si dipartiva la Via Julia Augusta che portava a Julium Carnicum (Zuglio) e alla regione del Noricum (Norico).
In epoca longobarda il pagus di Tricesimo era ancora fiorente; successivamente entrò a far parte del patriarcato di Aquileia come importante centro strategico, all’incrocio tra la strada da Aquileia verso nord e la strada Bariglaria (proveniente da Gradisca d’Isonzo) favorendo l’afflusso di popolazione, i commerci e facendo di Tricesimo uno dei più importanti centri del Friuli collinare.
La gastaldia (forma di amministrazione di origine longobarda) di cui era capoluogo estendeva la sua giurisdizione su 33 villaggi (detti “ville”) ed era sottoposta al diretto controllo di un ufficiale patriarcale (il gastaldo) che amministrava la giustizia sotto la “loggia del comune” e riscuoteva i tributi. Parte dello stesso territorio rientrava nella pieve (documentata a partire da XII secolo) il cui pievano veniva eletto da un’assemblea di rappresentanti di ogni villa. L’amministrazione del paese era invece affidata alla vicinia (assemblea dei capifamiglia proprietari) che, sebbene sotto il controllo del gastaldo, rappresentava una pallida forma di autonomia comunale. A dimostrazione di ciò ci rimangono gli Statuti di Tricesimo (di probabile origine duecentesca).
Nel 1420 Tricesimo seguì la sorte del resto del Friuli finendo sotto la dominazione veneta durante la quale vennero mantenute le strutture amministrative della gastaldia dove, al posto dell’ufficiale patriarcale, venne posto un capitano che risiedeva in castello e che rispondeva direttamente al luogotenente generale della Patria del Friuli.
In questo periodo ebbe a subire due grosse invasioni turche del 1477 (ricordata da una lapide conservata nella sagrestia della Parrocchiale) e del 1499, incursioni che arrecarono notevoli danni al paese (il duomo venne incendiato) e agli edifici sparsi nelle campagne (incendio della chiesa di San Pelagio).
Dopo la caduta della repubblica di Venezia del 1797 ad opera di Napoleone il paese seguì le sorti del Friuli.
Nota di Massimo Ghirardi