Comune di Trequanda – (SI)
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Info
- Codice Catastale: L384
- Codice Istat: 52036
- CAP: 0
- Numero abitanti: 1380
- Altitudine: 0
- Superficie: 64.10
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
- Comuni confinanti:
Asciano, Montalcino, Pienza, Rapolano Terme, Sinalunga, Torrita di Siena
- Santo Patrono: sant'Andrea
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Posta sul limite delle colline che separano la Val d’Asso (zona delle Crete) dalla Val di Chiana, Trequanda costituì un importante punto di controllo lungo la strada che da Siena, transitando per Asciano, raggiungeva Chiusi. L’origine del paese, così come l’etimologia del suo nome, sono peraltro sconosciute.
Nel pieno Medioevo fu feudo dei Cacciaconti, signori della Scialenga e della Berardenga, finché nel 1254, al sorgere di controversie tra i feudatari e gli uomini del Comune di Trequanda, Siena s’interpose e l’anno successivo inviò a Trequanda un proprio giusdicente a far da mediatore.
Nel 1273, con l’avvento al potere della Parte guelfa in Siena, i ribelli ghibellini si raccolsero a Trequanda, ben accolti dai Cacciaconti, e per questo motivo, nel 1289, rischiò di essere distrutta dai senesi. Nel 1301 tuttavia i Cacciaconti vendettero il castello al mercante Musciatto Franzesi per 18.000 lire. Tornata sotto il dominio di Siena, nel 1318 Trequanda venne concessa in feudo alla potente famiglia Tolomei.
Nel 1553, costretta ad arrendersi all’esercito imperiale, entrò a far parte dello Stato mediceo. Nell’ambito del Granducato toscano fu sede di Podesteria, in alternanza semestrale con Scrofiano, sottoposta al Capitanato di Chiusi.
Nel 1777, nell’ambito delle profonde riforme promosse dal granduca Pietro Leopoldo, divenne capoluogo di Comunità, includendo i territori dei castelli di Petrojo e Montisi. Nel 1833 venne riunito al suo territorio Castelmuzio che apparteneva a Pienza, mentre nel 1877 le fu staccata la frazione di Montisi, che fu aggregata al comune di San Giovanni d’Asso.
Le attività principali del territorio erano costituite dall’agricoltura e la pastorizia. Non mancavano tuttavia attività artigianali, tra le quali si distingueva la lavorazione del vetro, perpetuando una tradizione molto antica. Nell’Ottocento vi erano inoltre una tintoria, una fabbrica di terraglie e un opificio per la lavorazione della seta.
Il Comune di Trequanda, recita l’Art. 7 dello Statuto comunale, si identifica «con lo stemma raffigurante uno scudo all’interno del quale sono disposti tre calici»; più propriamente «di rosso, a tre bicchieri d’oro, disposti 2,1»; il gonfalone è costituito da un drappo bianco. Tale insegna – pur con piccole variazioni costituite dalla forma dei bicchieri e dal loro smalto, in genere d’argento – si trova attestata fin dal XVI secolo. Annotava Passerini, nel 1864: «La manifattura del cristallo in Trequanda è antichissima, e ad essa alludono i tre calici cristallini che ne compongano lo stemma». Degno di nota anche il numero dei bicchieri, in quanto il numero tre richiama la radice del toponimo.
Nota a cura di Michele Turchi.
STEMMA RIDISEGNATO

STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
«Di rosso, a tre bicchieri d’oro, disposti 2,1»
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
GONFALONE RIDISEGNATO

GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di bianco…”
COLORI
PARTIZIONI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune