Città di Teramo – (TE)

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Info
  • Codice Catastale: L103
  • Codice Istat: 67041
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 54957
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 152.02
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

La città di Teramo ha origini antiche, che alcuni fanno risalire ai Fenici, che ne avrebbero determinato il nome da “Petrut” (‘luogo elevato circondato da acque’).

 

ai Piceni e, in particolare, ai Pretuzi (Pretutii), che abitarono incontrastati il territorio fino al III secolo a.C., allorché vennero dominati da Roma cha, dal loro nome, diede il nome Ager Praetutianus all’intera regione e quella di Urbs Interamnia Pretutiorum1 (“città tra i due fiumi abitata dai Pretuzi”) poi contratto in Pretutia o solo Interamnia2. Augusto la comprese nella V Regio (Piceno) e dal II secolo compare la versione Teramum.

 

Subì la devastazione dei Visigoti nel 410, dopodiché venne rifondata nel 568, per essere conquistata dai Longobardi, che la unirono al marchesato di Fermo e poi al ducato di Spoleto, come contea di Aprutio (da cui l’attuale denominazione dell’intero Abruzzo), che cominciò a rivaleggiare con la vicina Atri, capitale dell’omonimo ducato.

 

Nel 1140 entrò a far parte del Regno di Sicilia, del normanno Ruggero, e svolgere il ruolo di “Porta Regni” per chi proveniva da nord-est.

Nella guerra baronale tra siciliani e pugliesi Teramo ne fece le spese, venendo pressoché distrutta nel 1155. Risorse grazie al potere dei vescovi, sotto la cui giurisdizione ebbe un lungo periodo di prosperità, della quale è tutt’ora testimonianza la nuova cattedrale di Santa Maria Assunta (Aprutiensis) essendo quella “vecchia” andata incendiata durante le invasioni normanne.

Nel 1233 l’imperatore Federico II di Svevia incluse Teramo nel Giustizierato d’Abruzzo, come capoluogo dell’Abruzzo Citra (‘al di qua’)..

 

Dal XIII secolo fu soggetta agli Angioini di Napoli, sotto il cui dominio i vescovi-conti Rinaldo Acquaviva, Niccolò degli Arcioni, Stefano di Teramo e Pietro Valle ricostruirono la città ed estesero il loro controllo su un ampia zona tra il mare e le montagne.

Il potere vescovile però cominciò ad essere contrastato dalle famiglie nobili, in particolare i Melatino e Della Valle, quando Antonio Acquaviva, conte di San Flaviano, divenne duca d’Atri, assoggettò anche Teramo nel 1395.

Le lotte per la supremazia, il brigantaggio, e il terribile terremoto del 1456 costrinsero la città ad un lungo periodo di insicurezza e regressione.

 

Nel 1504 il ducato di Atri entrò nei possedimenti di Giovanna d’Angiò, regina di Napoli e, alla sua morte, attraverso l’eredità aragonese, in quelli dell’imperatore Carlo V d’Asburgo.

 

La rivalità tra Atri e Teramo scoppiò il 17 novembre 1521 con l’assedio delle armate degli Acquaviva alla città di Teramo. A quell’episodio è legato il miracolo dell’apparizione di San Berardo che mise in fuga gli assedianti.

 

Nel 1806, a seguito della divisione della vecchia provincia di Abruzzo Ultra, Teramo divenne capoluogo della nuovo provincia di Abruzzo Ultra Prima, mentre L’Aquila rimase capoluogo della sola provincia di Abruzzo Ultra Seconda (da questo momento “gli Abruzzi” diventa plurale).

 

Teramo continuò ad essere capoluogo di provincia anche dopo il Congresso di Vienna che, nel 1816, aveva istituito il Regno delle Due Sicilie del quale seguì l’epilogo fino all’Unità d’Italia del 1861.

 

 

Nel 1927 il governo Mussolini creò la provincia attuale di Teramo, suddividendo il territorio dell’ex ducato di Atri (declassato e incluso nella provincia), e la fascia di terra del Distretto di Penne (con il borgo di Montesilvano) passato alla nuova città di Pescara.

 

Nel 1963, con la formazione della regione Abruzzo (al singolare), Teramo sarà uno dei 4 capoluoghi di provincia (con L’Aquila, Chieti e Pescara).

 

Lo stemma della città corrisponde al blasone: “Di rosso, alla banda d’argento caricata dalle lettere alfabetiche capitali di nero della parola TERAMUM, accompagnata da due croci trifogliate del secondo”.

 

Lo storico Francesco Savini ne fa risalire l’origine al Medioevo: “Che la nostra Città avesse fin dal M. E., al pari degli altri Comuni Italiani, stemma e bandiere proprie, siccome pure gli ebbero i suoi Sestieri, poi nel secolo XVI ristretti in Quartieri, non è da dubitare. Difatti, in quanto all’arma della Città, il più antico esemplare, almeno per quel ch’io sappia, lo veggiamo ancora infitto in opera musiva all’architrave della maggiore porta del Duomo, che è lavoro bellissimo commatesco del principio del secolo XIV, e che, con l’altro di Atri (Hatria), fiancheggia l’arma del romano Arcioni, Vescovo Aprutino”. Nelle stesse parole dello storico si evince che lo stemma cittadino è certamente in uso nel 1300.

 

La città è gemellata dal 6 giugno 2005 con il Dstretto VII di Praga, dal 1986 con la città tedesca di Memmingen, dal 1982 con la città serba di Ivangrad (oggi Berane), dal 1988 con quella israeliana di Rishon LeZion, dal 2010 con quella cipriota di Strovolos, dal 2007 con quella polacca di Gorzów Wielkopolski, dal 2005 con quella portoghese di Ribeirão Preto, dal 2010 con quella spagnola di Ávila.

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

 

(1): distinguerla da Interamna Nahars (Terni), Interamnia Lirinos (la scomparsa Teramo sul Liri) e Interamnia di Capitanata (l’attuale Termoli).

 

(2): Il evoca i due torrenti, il Tordino e il Vezzola, che determinato alla loro confluenza, l’ampio terrazzo naturale dove sorge il centro storico.

 

 

Bibliografia:

Savini (Francesco), Degli Stemmi e dei Gonfaloni di Teramo e dei suoi quattro quartieri

in “Teramo. Bollettino mensile del Comune di Teramo”, anno II (1933), n. 7, luglio, pp. 3-6.

Fonte: Giancarlo Scarpitta

Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Di rosso, alla banda di argento, caricata dalla scritta, in lettere maiuscole scalinate, di nero, TERAMUM, essa banda accompagnata dalle due crocette trifogliate di argento, una in capo, l’altra in punta. Lo scudo è sormontato dalla corona d’oro formata dal cerchio brunito, gemmato, cordonato ai margini, cimato da quattro fioroni d’oro, tre visibili, sostenuti da punte, ed alternati da quattro perle al naturale, sostenute da punte, due visibili. Sotto lo scudo, due fronde di alloro e di quercia, decussate, in punta e legate con il nastro dai colori nazionali”.

ATTRIBUTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Stemma talvolta in uso con la scritta posta nella direzione della pezza.

Fonte: Giancarlo Scarpitta

Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Pasquale Fiumanò

BLASONATURA

“Drappo di bianco bordato di rosso…”

COLORI
PARTIZIONI
bordato
ALTRE IMMAGINI

Versione precedente del gonfalone comunale: un partito al posto del bordato.

Fonte: Roberto Breschi

Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“Drappo partito di bianco e di rosso…”

ALTRE IMMAGINI
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    11 Settembre 2001

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    11 Settembre 2001

    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    24 Giugno 1941

    Decreto precedente.


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