Città di Suzzara – (MN)
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Info
- Codice Catastale: L020
- Codice Istat: 20065
- CAP: 46029
- Numero abitanti: 20648
- Nome abitanti: suzzaresi
- Altitudine: 20
- Superficie: 60.80
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Già parte del vasto territorio soggetto ai marchesi di Toscana, meglio noti come Da Canossa, nel 1175 l’imperatore Federico Barbarossa la cedette al vescovo Garsedonio di Mantova. Passata poi ai Bonacolsi e quindi ai Gonzaga, resterà legata al territorio della famiglia ducale mantovana fino al XVIII secolo.
Nel 1796 le truppe rivoluzionarie francesi occuparono il territorio, ma vennero cacciati dai suzzaresi, con l’aiuto dell’esercito austriaco. Dopodiché, fino all’Unità d’Italia, per la sua posizione periferica e mal servita dalle infrastrutture, Suzzara sopravvivrà in un contesto di depressione economica.
Lo sviluppò inizio verso la fine dell’800, più precisamente tra il 1880 e il 1914, con la realizzazione della ferrovia (linee Suzzara-Ferrara e Parma-Suzzara), il ponte di ferro sul Po e lo sviluppo del capitalismo nelle campagne; negli anni precedenti, nel 1869, fu aperta la linea ferroviaria tra Mantova e Modena alla quale Suzzara concorse con un contributo di 6000 lire. Ci fu inoltre un importante opera di riordino urbano a cura di Francesco Piazzalunga.
Una conseguenza importante, anche grazie alle varie Società operaie sorte e alle agitazioni, fu lo sviluppo del socialismo che portò Suzzara nel 1899 ad avere il suo primo sindaco socialista nella persona di Achille Luppi Menotti.
La figura principale dello stemma di Suzzara è la fenice, mitico uccello sacro agli egizi e dal valore esoterico già per gli antichi greci e romani, che, secondo Isidoro di Siviglia, viveva più di cinquecento anni dopodiché, quando sentiva prossima la morte, si costruiva una pira con rami e arbusti aromatici, si esponeva al sole bruciante e con le sua ali accendeva il fuoco da cui veniva poi consumata per risorgere tre giorni dopo; secondo la “teologia mistica” veniva quindi visto quale simbolo del Cristo sacrificatosi per i peccati degli uomini, morto e poi risorto. Nell’araldica civica è, quasi sempre, simbolo di città distrutte da catastrofi naturali o dalla mano dell’uomo e poi rifondate, cosa che nel caso di Suzzara sarebbe avvenuta con la distruzione del vicino centro di Flesso – la cui esatta posizione è però sconosciuta – e la sua fondazione.
Dato che la fenice è presente anche nello stemma di Gazoldo degli Ippoliti, della quale famiglia era una delle “imprese” araldiche, potrebbe essere in relazione anche alla figura storica di Guido da Suzzara (1225-1292), discendente di quella dinastia e insigne giurista del XIII secolo, docente di Diritto a Modena, Padova e Napoli (dal 1268), dove fu avvocato difensore di Corradino di Svevia, imprigionato da Carlo d’Angiò dopo la battaglia di Tagliacozzo, quindi processato per “lesa maestà” e condannato a morte. Lo stemma degli Ippoliti, “d’azzurro alla banda d’oro” ha gli stessi colori blasonici di Suzzara.
La prima testimonianza dell’emblema cittadino si ha su un sigillo apposto l’8 febbraio 1473 su un atto dal Comune et homines di Suzzara, su di esso è presente uno scudo triangolare con la fenice guardante in basso verso il rogo; testimonianze successive mostrano la fenice rivolta verso il sole nascente sulla sinistra, a questo segno viene a volte aggiunto il motto Post fata resurgo posto tra lo scudo e la corona comitale che timbra il tutto, il motto si può tradurre con “dopo la disgrazia risorgo” (anche con “dopo ciò che mi spetta risorgo”), riferito alla fenice che, risorta dal rogo delle sue ceneri risorge e si libra verso il sole.
È stato formalmente concesso con regio recreto di Vittorio Emanuele III il 21 aprile 1927 dove si blasona: “D’azzurro, alla fenice sopra un rogo, sormontata da un sole raggiante nascente dal lembo superiore dello scudo, il tutto d’oro. Motto: POST FATA RESURGO”.
Con regio decreto del 9 novembre 1923 lo stesso re Vittorio Emanuele III aveva già concesso a Suzzara il titolo di “città”.
È gemellata con la Brioude, un comune francese dell’Alta Loira, nella regione dell’Alvernia dal 1995.
Nota di Massimo Ghirardi e Giovanni Giovinazzo
Suzzara. La sua storia la sua gente, Nardino Bottazzi (direttore responsabile), p. 16, Edizioni Nardino Bottazzi, 1966
Duchet Suchaux G., Pastoureau P., Le bestiaire medieval. Dictionnaire historique et bibliographique, pp. 108-111, Le Leopard d’or, Paris 2002
Cavalazzi M., La creazione del distretto comunale: il caso di Reggio Emilia (XII-prima metà XIII secolo), p. 26 n. 78, tesi di dottorato di ricerca in Storia, Università di Bologna, 2015 [http://amsdottorato.unibo.it/7004/, consultato il 10 aprile 2016]
STEMMA RIDISEGNATO

STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“D’azzurro, alla fenice sopra un rogo, sormontata da un sole raggiante nascente dal lembo superiore dello scudo, il tutto d’oro. Motto: POST. FATA. RESURGO”.
D.R. 21 aprile 1927
SMALTI
ALTRE IMMAGINI
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GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“D’azzurro, al palo d’oro…”
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