Comune di Siliqua – (SU)

Informazioni

  • Codice Catastale: I734
  • Codice Istat: 92078
  • CAP: 9010
  • Numero abitanti: 3973
  • Nome abitanti: siliquesi
  • Altitudine: 66
  • Superficie: 190.25
  • Prefisso telefonico: 0781
  • Distanza capoluogo: 35.0

Storia dello stemma e del comune

Cenni storici

Il borgo, fondato nel periodo nuragico, fece parte in epoca medievale (XI secolo) della curatoria di Decimo nel Giudicato di Cagliari (XI secolo). Nella prima metà del XIII secolo fu munito di castello che, dopo il 1258, appartenne dapprima ai Conti di Donoratico e poi della Gherardesca. Alla fine del XIII secolo Siliqua divenne il teatro delle aspre lotte che opposero il Comune di Pisa a Guelfo della Gherardesca, desideroso di vendicare la morte del padre Ugolino. Dopo aver subito nel 1324 l’assedio ad opera degli Aragonesi in conflitto con i Pisani, Siliqua fu per breve tempo sotto il dominio del Giudicato di Arborea. Concesso in feudo nel 1410 a Pietro Otger, il borgo passò successivamente agli Aragal (1460), ai Gerpx (1513), ai Bellit (1519), agli Aymerich di Laconi (1612) ed ai Gualbes che lo mantennero dal 1616. Compreso nel Marchesato di Villacidro nel 1731, passò ai Bon Crespi di Valdaura che lo ebbero fino al 1839. Il nome si ritiene provenga dal latino siliqua (baccello).

Monumenti

Chiesa di S. Giorgio

La chiesa parrocchiale di San Giorgio martire si trova nel centro storico di Siliqua, in prossimità del palazzo del Monte Granatico. L’edificio, dato lo stile romanico, risale verosimilmente al XVI secolo, benché non si abbia documentazione sicura al riguardo. L’impianto planimetrico è longitudinale a tre navate di tipo basilicale, con presbiterio e campanile a pianta quadrata con cupolino posto sull’angolo sinistro della facciata. Su quest’ultima, oltre al rosone sormontato da due nicchie, sono presenti incisioni di stemmi a forma di scudo tra cui due che rappresentano un castello con torre centrale, mura e torri merlate; probabilmente provengono dal Castello di Acquafredda. All’interno si può ammirare l’altare maggiore edificato nel 1753, sul quale è riportata l’iscrizione di un salmo in latino.

Chiesa di Sant’Anna

La chiesa di Sant’Anna, di particolare interesse quale testimonianza dell’architettura della prima età aragonese in Sardegna, ha un’unica navata con pianta a croce latina per la successiva apertura di due cappelle contrapposte in prossimità del presbiterio. La costruzione è caratterizzata da archi a sesto acuto che sostengono il tetto di legno ricoperto di tegole. La facciata conserva il prospetto a terminale piatto e merlato sul margine posteriore, con un piccolo oculo al di sopra del portale. Nella parte alta della facciata è posto un campanile ordinario a vela, un tempo con scala esterna portatile in legno. La chiesa presenta due ingressi, di cui uno nella facciata e l’altro, più piccolo, su Via Garibaldi. All’interno vi è un altare ligneo del 1765, opera dell’illustre artista Antioco Diana.

Chiesa di S. Antonio

La chiesa di S. Antonio risale al periodo della dominazione aragonese. Presenta quattro ingressi: il portone principale che si apre sulla piazza, un altro ingresso sul lato sinistro rispetto al portone, e due nella Sagrestia. Nel presbiterio vi sono tre nicchie, di cui quella sopra l’altare contiene la statua di S. Antonio, mentre in quelle laterali sono esposte le statue del Sacro Cuore e di Santa Cecilia.

Chiesa di S. Sebastiano

La chiesa di S. Sebastiano si trova nella Piazza Martiri di Siliqua. L’edificio attualmente, presenta facciata segnata da una cornice a doppia inflessione e muratura a vista. È costituita da un’unica navata, di modeste dimensioni, con lesene interne, destinate a sostenere archi traversi per la copertura, che sono rimaste interrotte al livello dei capitelli.

Chiesa di S. Giuseppe Calasanzio

Ubicata nell’omonimo rione di San Giuseppe, fu edificata nel 1754 dal sacerdote Giuseppe Serra sotto il diverso titolo del Santissimo nome di Maria. Di semplice architettura, è a navata unica con facciata di lineare essenzialità preceduta da scalinata e piccolo campanile sulla sommità.

Chiesa campestre di San Giacomo di Stia Orro

Di probabile origine monastica, la chiesa è formata da un nucleo centrale più antico di forma rettangolare orientata con l’altare verso est. La facciata, sulla quale si apre una porta ad arco, è successiva e risale alla prima metà del 1600. Il portale d’ingresso è sovrastato da una piccola finestra ottagonale e da un campanile a vela. All’interno della chiesa vi è un’antica acquasantiera recante un’iscrizione in parte non leggibile. Nei pressi della chiesa si trovano due fonti, conosciute come “Sa mitza de Santu Iaccu” e “Sa mitza de Danielli”.

Chiesa campestre di Santa Margherita

L’edificio, che si trova a breve distanza dal castello di Acquafredda, è di incerta origine; secondo l’inventario del 1761 fu ricostruita a spese del nobile don Gaetano Cardia nel 1758. Fu restaurata nel 1947, ad opera dei ferrovieri delle Ferrovie Meridionali Sarde; a navata unica, presenta forme gotico catalane con facciata a terminale piano orlato di merlatura che risale probabilmente al 1600.

Il castello di Acquafredda

Il castello di Acquafredda sorge a breve distanza dall’abitato di Siliqua, sulla vetta di un cono vulcanico, a circa 253 metri di altitudine. Il castello, collegato a vista ai manieri di Villamassargia, Monastir e San Michele di Cagliari, deve il nome a una vicina sorgente d’acqua freschissima. Elementi come la struttura, la posizione strategica, alcune tracce di costruzioni e documenti quali una bolla di papa Gregorio IX rivelano che la sua origine risale all’epoca giudicale. Nel 1257 passò al famoso Conte Ugolino della famiglia pisana dei conti della Gherardesca, citato da Dante Alighieri. Successivamente appartenne agli aragonesi e a diversi feudatari fino 1785, anno in cui fu riscattato dal Re di Sardegna Vittorio Amedeo. Il castello è composto da 3 linee murarie disposte secondo l’andamento della collina e comprende il nucleo fortificato, il mastio, abitazione del castellano e l’imponente struttura muraria della torre cisterna, di forma quadrangolare. Di esso si possono ammirare i resti delle mura merlate, dell’altezza di circa 10 metri.

Palazzo del Monte Granatico

Fu edificato al centro di Siliqua, di fronte alla chiesa di S. Giorgio alla fine del XVII secolo; in origine i monti granatici (o frumentari), erano vere e proprie “banche del grano”, istituti di prestito del grano con l’obbligo della restituzione dopo il raccolto. Sulla sommità dell’edificio era posta una campana, che veniva suonata nelle situazioni di emergenza per chiamare a raccolta gli abitanti. In epoca della dittatura fascista fu adibito a centro di ammasso del grano e di altri cereali prodotti nella zona, divenendo punto di incontro e di relazioni economiche fra i contadini. Attualmente è utilizzato per ospitare attività ed eventi di interesse politico e culturale.

Aree naturalistiche

Riserva naturale di Monte Arcosu

La riserva naturale di Monte Arcosu è situata nella parte nord-orientale dei Monti del Sulcis, per buona parte compresa nel bacino idrografico del Rio Santa Lucia. L’oasi, acquistata dal W.W.F. nel 1985, è stata dichiarata riserva naturale nel 1987 e ancor oggi rappresenta l’unico esempio compiuto di parco in Sardegna. La flora della riserva è tipicamente mediterranea; tra gli alberi più rari e interessanti vi è sicuramente il tasso, presente solo nei canali del Monte Lattias. La fauna comprende specie come il cervo sardo, il cinghiale, il gatto selvatico, la martora ed il topo quercino sardo. Gli uccelli più frequenti sono la ghiandaia, il tordo bottaccio, il colombaccio, la pernice sarda, la poiana, il falco pellegrino, il gheppio, l’astore e lo sparviero. L’ingresso prevede il pagamento di un biglietto ed è consentito tutti sabati e le domeniche, escluso il periodo in cui si verifica l’accoppiamento del cervo sardo (solitamente dal 15.08 al 30.09). Previa prenotazione è anche possibile pernottare presso le strutture poste in località Perdu Melis e effettuare visite guidate.

Note di Luigi Prato tratte dall’Archivio Comunale

  • Toponomastica:

    Lo stemma raffigura il famoso colle, dichiarato monumento naturale nel 1993, su cui si erge il Castello di Acquafredda, appartenuto alla famiglia del conte Ugolino dei Donoratico della Gherardesca, ricordato da Dante nella Divina Commedia

Stemma Ridisegnato


Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“D’argento al massiccio montuoso di roccia al naturale fondato sulla pianura di verde e cimato dai ruderi di un castello pure al naturale. Ornamenti esteriori da Comune”.

Colori dello scudo:
argento

Gonfalone ridisegnato


Gonfalone Ufficiale


Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    3 Novembre 1970