Città di Santena – (TO)

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Info
  • Codice Catastale: I327
  • Codice Istat: 1257
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 10740
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 16.21
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
  • Comuni confinanti:

    Cambiano, Chieri, Poirino, Trofarello, Villastellone

  • Santo Patrono: san Lorenzo
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Santena trae il suo nome probabilmente dal “rio Santena” che a partire dal ‘700 iniziò a denominarsi Banna; la cittadina è particolarmente nota per la sua produzione di asparagi.

Storia

Il centro ha probabilmente un’origine preromana, epoca nella quale era certamente esistente ed abitata, come testimoniano i reperti archeologici ritrovati; molti autori mettono in relazioni gli Agaminis ad  Palatium presenti in lettera del 356 scritta da Scitopoli, dove si trovava in esilio, dal vescovo di Vercelli sant’Eusebio con gli abitanti di Gamerario, luogo poco distante dall’attuale abitato e presso il quale sorgeva un castello.

Nel 1029 il vescovo Olderico Manfredi di Torino toglie il villaggio e il castello dal dominio della vicina città di Chieri e lo dona ai canonici del SS. Salvatore di Torino. Questo diede inizio a lunghe controversie tra i religiosi e il comune chierese, per dirimere le quali dovettero spesso intervenire i presuli torinesi.

Nel 1191 i Canonici del SS. Salvatore vendettero la “corte di  Santena” a cinque privati cittadini chieresi appartenenti tutti a nobili famiglie. Nel 1265 il vescovo di Torino, Goffredo di Montanaro, nominava feudatari della Mensa Arcivescovile i discendenti dei sei proprietari originari di Santena, concedendo loro di fregiarsi del titolo di Signore, di godere esenzioni,  immunità e diritto di giurisdizione. Un modo per sottrarsi al fisco di Chieri, ma le dispute tra questa città e i  Consignori  continuarono.

Il 23 aprile 1345 presso il castello del Gamerario si svolse una dura battaglia tra le truppe angioine e guelfe, dipendenti dalla regina di Napoli Giovanna II e guidate da Reforza d’Agoult, e quelle ghibelline condotte dal marchese del Monferrato Giovanni II che minacciavano la guelfa città di Chieri; la vittoria fu dei ghibellini con grande strage delle truppe angioine (i resoconti parlano di 30 000 morti).

Nel 1429 il papa Martino V vietò ai chieresi di esigere taglie dal feudo di Santena,che da quel momento fu governato dai Consignori mediante la nomina di un Podestà.

La poca chiarezza nella definizione dei confini di giurisdizione, generò una questione tra i Signori di Santena e Chieri, la quale ebbe termine nel 1728, con una declaratoria della Camera dei Conti di Savoia che stabilì che il feudo di Santena era limitato al recinto comprendente l’agglomerato principale dell’abitato a nord del Torrente Banna e le residenze dei Signori; tutto il restante era parte integrante del Comune di Chieri. Santena diventava così una piccola enclave nel territorio chierese.

Vi sorge il castello, «già deliziosa dimora estiva dei marchesi Benso di Cavour»1, fatto costruire nel 1702 dal conte Carlo Ottavio Benso di Santena; la linea maschile dei Benso di Santena si estinse nel 1748 e, dopo una lunga lite, vi succedettero nel 1760 i Benso di Cavour.

Durante il governo napoleonico Santena diventò una borgata della città di Chieri, ma considerando la distanza dalla città e ritenendo non soddisfacente il modo con cui  erano  amministrati, nel 1815 i santenesi chiesero la separazione da Chieri e l’erezione in Comune autonomo. La richiesta fu ritenuta ingiustificata e non venne esaudita.

Una nuova richiesta fatta nel 1858 e appoggiata da Camillo Benso, conte di Cavour e presidente del Consiglio dei Ministri, per diverse cause concomitanti tra le quali la guerra del ’59, non poté essere presentata alla Camera. Il Cavour si spense il 6 giugno 1861 portando con sé, per il momento, il desiderio di autonomia dei santenesi; è sepolto a Santena, in una cappella presso il castello; la sua tomba venne visitata nel 1929 da Federzoni e dal ministro Rocco, nel 1939 la Città e il Castello vennero visitati da Mussolini in persona.2

Un terzo tentativo di raggiungere l’indipendenza amministrativa ebbe luogo con la presentazione alla Camera e al Senato di un progetto legislativo da parte del deputato marchese Carlo Compans di Brichanteau; questo fu approvato da Camera e Senato e, con legge del 18 luglio 1878, Santena fu costituita in Comune a partire dal 1º Gennaio 1879.

La presenza di numerose opere per il bene pubblico, l’istituzione di molti  servizi per la collettività, le varie attività agricole e commerciali nonché la presenza della tomba del grande statista, valsero a Santena la concessione del titolo di “città” con regio decreto del 2 settembre 1938.

Stemma e gonfalone

L’iter per dotare la città di un suo emblema iniziò con la delibera podestarile del 15 giugno 1939, nella quale il podestà Giovanni Rey «Dato atto che finora Santena non ha mia avuto uno Stemma proprio ed un Gonfalone; e che è viva aspirazione di questo Comune di avere un proprio Stemma e un proprio Gonfalone, i quali corrispondano alle sue tradizioni storiche» e premesso che « …il Comune di Santena è di origine antichissima … [e] Che a Santena sono custoditi insigni cimelî storici, e specialmente le spoglie mortali del grande Statista Conte Camillo Benso di Cavour» proponeva di «fermare in esso lo stemma del Grande Italiano [di argento, al capo di rosso, caricato da tre conchiglie, d’oro] e la figurazione del suo castello, al quale furono legate tante vicende storiche»3; il castello in questione è, con tutta probabilità, quello del Gamerario, che, prima di venir demolito nel 1864, in un disegno del 1831 presentava anch’esso un solo lato “torricellato”. Anche se la pratica non portò all’emissione del richiesto decreto di concessione («per motivi non conosciuti» secondo l’Ufficio Onorificenze e Araldica presso la Presidenza del consiglio dei ministri, ma probabilmente perché Rey si dimise da podestà nel 1939 e per le vicende belliche susseguenti) lo stemma (descritto nella delibera come “Partito: nel 1º d’argento, al capo di rosso caricato di tre conchiglie d’oro, nel 2º di azzurro al castello d’oro merlato alla guelfa, aperto e finestrato di nero torricellato di un pezzo, fondato sulla campagna di verde. Al Capo del Littorio. Con i segni esterni di Città.”) e il gonfalone (“[partito] d’argento e di azzurro caricato dello Stemma Comunale”) entrarono in uso.

La pratica per dotare gli emblemi civici del prescritto decreto riprese con una “Richiesta copia conforme all’originale di regio decreti”, del 23 novembre 2005, nella quale la Città di Santena richiedeva «a causa dell’alluvione del 1994» all’Archivio Centrale dello Stato tra gli altri documenti anche una «copia conforme all’originale del decreto, con relativi allegati, di approvazione del gonfalone della Città di Santena», il 17 gennaio l’ACS rispondeva che «non è presente alcun decreto di concessione dello stemma e del gonfalone a favore del comune di Santena» ed invitava lo stesso a contattare l’Ufficio Onorificenze e Araldica e anche di estendere la ricerca del proprio segno identificativo all’Archivio di Stato di Torino, competente per territorio.

Su richiesta del Comune con lettera dell’11 gennaio 2016 l’Ufficio Araldico specificava l’«elenco degli adempimenti per la concessione dello stemma e del gonfalone» al quale il Comune si sottoponeva con delibera consiliare del 21 giugno, contenente blasoni e bozzetti preparati a cura dello Studio InterGraf secondo i suggerimenti dei funzionari ministeriali, e che veniva inoltrata al Presidente della Repubblica il 12 luglio.

Il decreto ufficiale fu emesso il 15 novembre e la concessione fu comunicata al comune con lettera del 4 dicembre mentre le miniature ufficiali furono disegnate dall’architetto Elisabetta Bucci, incaricata il 12 dicembre, che ne segnalava la consegna all’Ufficio Araldico con fax del 26 febbraio 2007.

Lo stemma è stato quindi formalmente concesso con D.P.R. del 15 novembre 2006, dove si blasona: “partito: il PRIMO, di argento, al capo di rosso, caricato da tre conchiglie, d’oro; il SECONDO, di azzurro, al castello d’oro, murato di nero, merlato alla guelfa, il fastigio di sei, la torre, posta a sinistra, di tre, il castello finestrato di cinque, di nero, quattro finestre in fascia nel corpo del castello, una nella torre, il castello chiuso dello stesso, fondato sulla campagna diminuita di verde. Ornamenti esteriori da Città”, con lo stesso decreto veniva concesso quale gonfalone un “drappo partito di azzurro e di bianco”, quindi con i colori invertiti rispetto al drappo in uso dal 1939, e ciò per fare in modo che i colori dello stemma “contrastassero” con quelli del gonfalone.

Nota di Massimo Ghirardi e Giovani Giovinazzo

 

Bibliografia

Carlo Smeriglio, Santena: da Villagio a Città, Santena,Soc. Tip. Ianni, 2006

Carlo Avataneo, Santena, testi ditesti di Gino Anchisi, Marene, Litostampa Mario Astegiano, 2006

[Giuseppe] Lisa, [Nicolao] Cuniberti, Santena nella Storia, Santena, Soc. Tip. Ianni, 2004 (ed. orig. 1961)

Gaspare Bosio, Santena e i suoi dintorni. Notizie storiche, Atesia editrice, Bologna, 1994 (riedizione anastatica dell’orig., Asti, 1884)

 

Note

1 Bosio, op. cit., p. 4

2 Avataneo, op. cit., pp. 16-17

3 Archivio storico Comune di Santena (1878 -1960), Verbali di deliberazione del Podestà (1937-1939), busta 51, cat. 1, classe 8