Comune di Sala Comacina – (CO)

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Info
  • Codice Catastale: H679
  • Codice Istat: 13203
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 598
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 5.30
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Il piccolo Comune di SALA faceva parte anticamente del territorio di Isola Comacina, il toponimo è documentato come Vico Sala (“sito Insola Comense”) nel 976. Ha adottato il determinante toponomastico COMACINA con Regio Decreto dell’8 febbraio 1912.

Con Regio Decreto N. 2472 del 13/12/1925 la frazione di San Bartolomeo viene distaccata da Sala Comacina e aggregata al Comune di Colonno.

Con ulteriore Regio Decreto N. 2231 del 20/09/1928 i territori dei Comuni di Colonno, Ossuccio e Sala Comacina vengono uniti a formare il Comune di Isola Comacina, verranno ricostituiti tutti il 20 Aprile 1950 (con l’entrata in vigore della legge n.113 del 13 marzo 1950).

La storia dello stemma del Comune di Sala Comacina è piuttosto complessa, seppur non molto antica. Una prima proposta di stemma fu promossa dal sindaco Giuseppe Puricelli e approvata con Delibera del Consiglio Comunale n. 66 del 17 febbraio 1954, ma il bozzetto venne giudicato “… fondato però su presupposti più fantasiosi che storici”. Mostrava una campo argento partito con un cappello frigio sulla destra, copricapo che presso i Romani identificava gli schiavi liberati e simbolico della Repubblica Comacina, e sulla sinistra una croce rossa con la scritta CRISTOPOLI nel cantone inferiore sinistro, richiamo allo stile della croce del Comune di Como, ma con gli smalti invertiti.

La motivazione del progetto, proposto dallo Studio Araldico di Genova, e ripresa dalla delibera, spiega:
“… anticamente Sala Comacina […] faceva parte integrante e principale della Cristopoli del lago di Como che, con l’Isola Comacina allora riunita alla terraferma, formava il luogo di rifugio dalle invasioni barbariche e dalle persecuzioni del Barbarossa.
Il Comune di Sala Comacina rimonta ai primi secoli del Medioevo e, facendo parte della Repubblica Comacina, era sede della Sala di Consiglio tanto per le autorità religiose come civili, sala esistente nel già Palazzo Beccaria”.

Il 20 dicembre 1954 la Consulta Araldica bocciò il progetto:

“… si osserva che sul berretto frigio per indicare la fantomatica più che famosa Repubblica Comacina ci sarebbe molto da ridire; né qui val la pena insistere, come non occorre spendere inchiostro per correggere la interpretazione della denominazione Sala, come trovasi sul cenno storico giustificativo…”

Il 1 dicembre 1958, con risposta dell’Archivio di Stato di Milano (su indicazione della Consulta Araldica),venne cassato un secondo progetto redatto anch’esso dallo Studio Araldico di Genova che voleva simboleggiare “…con due spade incrociate le continue guerre svoltesi contro il paese e con la figura del lupo il capitano ardito Francione che durante l’invasione dei Longobardi, dopo aver contrastato con un pugno di prodi più volte il passo allo straniero, ridotto in Como, passò nell’Isola Comacina, ove pose sotto buona guardia, i tesori salvati dalla rapacità barbarica e munì il luogo di mura e torri e un forte presidio”.

Il 29 luglio 1959 venne approvato il terzo progetto, basato sulle fonti indicate dalla Consulta (tra le quali la ricerca storica sul territorio dell’Isola Comacina di Monneret de Villard), e tutt’ora in uso. Esso mostra un castello rosso che esisteva nel Medioevo e che fu rifugio per “sovrani combattuti da altri regnanti”, posto su una striscia di terra al naturale simbolica dell’Isola Comacina, presso le acque del Lario. Le due spade simboleggiano le lotte feroci combattute per il possesso del castello e del territorio, tra Milanesi e Comaschi. La mitria vescovile, di insolito colore verde, ricorda come l’Isola Comacina fosse un possesso dei vescovi di Como, in particolare il vescovo Leone dei Lambertenghi ne ottenne l’investitura feudale dall’imperatore Adolfo il 13 novembre 1296.

Si blasona: “D’argento alla rocca di rosso fortificata ai lati da quattro torrioni merlati di tre alla ghibellina, aperta, e caricata nella parte inferiore da due spadoni d’argento manicati d’oro, posti in croce di S. Andrea, fondata su una striscia di terra al naturale nascente da uno specchio d’acqua ondato d’azzurro e d’argento; nel canton sinistro del capo un mitria di verde”.

Concesso (assieme al gonfalone “partito di rosso e di bianco”) con Decreto del Presidente della Repubblica del 3 luglio 1962.

Nota di Massimo Ghirardi

Bibliografia:

AA.VV. DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA. Storia e significato dei nomi geografici italiani. UTET, Torino 1997.

Genovese C. STEMMI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI COMO. La relazione storiografica e le rispettive regole araldiche. Como, 2007.

BLASONATURA

“D’argento alla rocca di rosso fortificata ai lati da quattro torrioni merlati di tre alla ghibellina, aperta, e caricata nella parte inferiore da due spadoni d’argento manicati d’oro, posti in croce di S. Andrea, fondata su una striscia di terra al naturale nascente da uno specchio d’acqua ondato d’azzurro e d’argento; nel canton sinistro del capo un mitria di verde”

SMALTI
ALTRE IMMAGINI

Stemma nella versione di Carletto Genovese

BLASONATURA

“Drappo partito di rosso e di bianco…”

COLORI
PARTIZIONI
partito
ALTRE IMMAGINI
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    3 Luglio 1962

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