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Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Documentato già nel IX secolo come Noviliacum, nel secolo successivo il villaggio venne concesso in feudo all’abbazia di Vabres, quindi nell’XI a quella di Saint Victor di Marsiglia che vi edificò un priorato dedicato “Saint-Pierre” che divenne presto “Saint Pierre-et-Saint-Léonce” dal nome del primo priore, santificato, quindi il primitivo toponimo di Saint-Pierre-de-Noviliacum venne soppiantato nel corso del Medioevo da quello di Saint-Léonce, poi divenuto Saint-Léons.
Durante le Guerre di Religione il monastero venne fortificato per iniziativa del priore nel 1580, creandovi un castello con tre torri tonde e un mastio quadrato.
Nel 1739, all’epoca della secolarizzazione dell’abbazia di San Vittore di Marsiglia, la piccola comunità monastica locale venne trasformata in capitolo di canonici, dipendenti direttamente dal re, che ne nominava il priore. Nel 1789 i beni monastici vennero nazionalizzati e alienati. L’antica signoria ecclesiastica venne eretta in Commune civile e nel 1869 il villaggio di Saint-Laurent-de-Lévézou ne venne distaccato e creato comune autonomo.
Lo stemma comunale è stato adottato dal Consiglio Municipale nel settembre 2014, su iniziativa del sindaco di Saint-Léons, e progettato dall’araldista Jacques Poulet, del Cercle Généalogique de l’Aveyron, riprendendo le antiche armi del priorato; mostra le chiavi, attributo di saint Pierre (san Pietro apostolo), e il cervo, simbolo della selva ove si ritirò saint Léonce (san Leonzio eremita, o san Leonzio d’Aquitania ). L’attualità di Saint-Léons è evocata dall’ape che, oltre ad essere il tradizionale simbolo del lavoro cooperativo, vuole richiamare il lavoro di Jean Henri Casimir FABRE, al quale è dedicato il parco “Micropolis: la Cité des insectes” (Città degli insetti). La partitura “in scaglione” evoca le volte di una “chiesa” ma anche la “casa”, per indicare il luogo natale del celebre naturalista (1823-1815, considerato il padre dell’ entomologia) che scrisse polemico: “Voi sventrate gli Animali e io li studio vivi. Voi ne fate oggetto di orrore ed io li faccio amare. Voi lavorate in un laboratorio di torture ed io osservo sotto il cielo azzurro al canto dei grilli e delle cicale. Voi sottomettete ai reattivi il protoplasma e le cellule ed io studio l’istinto in tutte le sue manifestazioni. Voi scrutate la morte ed io analizzo la vita. Se io scrivo per gli scienziati e per i filosofi, che un giorno tenteranno di dipanare l’arduo problema dell’istinto, scrivo anche per i giovani ai quali desidero di far amare questa storia naturale che Voi riuscite solo a far odiare”.
Si blasona: « Coupé en chevron de gueules et d’or, le gueules chargé d’une abeille entre deux clefs dossées, le tout du second, l’or chargé d’un cerf élancé du premier » (Troncato in scaglione di rosso e d’oro, il rosso caricato da un’ape posta tra due chiavi addossate, il tutto del secondo, l’oro caricato da un cervo slanciato del primo).
Nota di Massimo Ghirardi