Comune di Saint-Bonnet-le-Château – (42)

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Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Saint-Bonnet-le-Château è un comune del dipartimento della Loire, nella regione Rhône-Alpes. Sorge al vertice di un promontorio roccioso dei monti del Forez, parte dell’antica regione del Forez, alla porte dell’Alvernia, nel sud-ovest del Dipartimento della Loira, in una zona agreste caratterizzata da ampie coltivazioni e pascoli alternati a zone boscose.

 

Fu un insediamento tardo-romano col nome di Castrum Vari, ma nel 722 vi si fermò il corteo che portava da Lione a Clermont-Ferrand le reliquie dell’antico evangelizzatore dell’Alvernia, il vescovo saint Bonnet, il villaggio prese nome quindi di Saint-Bonnet-le-Castel.

 

Robert de Saint-Bonnet, signore del luogo e vassallo del conte del Forez, concedette ampi privilegi agli abitanti e l’organizzazione comunale, le franchigie richiamarono molti artigiani, e il borgo divenne una prospera città. Morto nel 1371 il conte Jean II senza eredi, lasciò i suoi possedimenti alla nipote Anne (1358-1417), figlia di Béraud II, Delfino d’Alvernia e moglie di Luigi di Borbone. I Borbone entrano quindi in possesso della contea, che terranno fino al 1523, quando perdendo una controversia legale lo riassegnarono a Luisa di Savoia, alla morte della quale nel 1531 passò definitivamente alla Corona di Francia.

 

Durante il periodo rivoluzionario il toponimo verrà mutato in Bonnet-la-Montagne.

 

Lo stemma del comune si blasona: “Parti demi- coupé, le premier d’or à une fleur de lys d’azur, le second à un aigle d’argent, au troisième de gueules au griffon d’or”(Partito-semitroncato, il primo d’oro al giglio d’azzurro, il secondo d’azzurro all’aquila d’argento, il terzo dio rosso al grifone d’oro).

Il giglio richiama la “castellania regale”, il grifone è ripreso dalle armi dei canonici-conti di Lione, che ebbero il possesso di Saint-Bonnet, mentre l’aquila richiama l’aquila del primo feudo (Moriana) dei Savoia dato che l’ultima discendente dei signori di Saint-Bonnet sposò un membro di quella dinastia.

 

Nota di Massimo Ghirardi e Daniel Juric