Comune di Roverbella – (MN)
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Info
- Codice Catastale: H604
- Codice Istat: 20053
- CAP: 46048
- Numero abitanti: 8649
- Nome abitanti: roverbellesi
- Altitudine: 42
- Superficie: 63.16
- Prefisso telefonico: 0
- Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici
Roverbella è citata in un documento del 1456 «Villa Roverisbelli vicariatus Castioni Mantuani» e si riferisce alla presenza caratterizzante in antico di un rovere (Quercus robur) di ragguardevoli dimensioni. Localmente si racconta infatti di un alto, robusto e “bel rovere”, abbattuto qualche secolo fa, che si trovava nell’attuale piazza Italia, di fianco al Municipio: Rovere Bella, pertanto.[1] La presenza di alberi negli emblemi civici non è insolita in quanto questi sono segni di “autonomia” anche in quanto le antiche assemblee “civiche” delle popolazioni, soprattutto di origine celtica e germanica, si tenevano sotto la chioma di alberi particolarmente imponenti, che divenivano perciò simbolo della comunità e segno della protezione divina. Una spiegazione alternativa, dovuta a A. Bonaglia, farebbe derivare il toponimo dalle parole celtiche: Rho – Heer – Beld, dove Rho significa “incrocio di strade”, Heer significa “militare” e Beld significa “stanziamento”, quindi: “stanziamento militare all’incrocio di strade importanti”, tra la quali quella che diverrà coi Romani la Via Postumia.[2]
Secondo la tradizione nel 1039, a Marengo di Roverbella, si sarebbero celebrate le nozze di Bonifacio di Canossa, marchese di Toscana, con Beatrice, figlia del duca di Lorena.
Con il trattato di pace di Costanza nel 1183, si affermò, in modo graduale, l’istituzione del Comune di Mantova cui era stato dato il compito di difendere sia la città che il territorio del contado, con fortificazioni, proprio come nel caso di Castiglione Mantovano, sul cui vecchio Castrum di origine romana, venne edificato nel 1229 l’attuale castello.[3]
Lo scrittore Antonino Bertolotti, in una sua opera edita nel 1893 (era all’epoca direttore dell’Archivio di Stato di Mantova), riporta che «Il comune prese per blasone un leone rampante su di una grossa rovere» e inoltre che «Sul frontespizio della Casa municipale vi è una targa in arenaria sulla quale in alto rilievo è raffigurato un leone rampante su di una grossa rovere»[4], queste asserzioni vengono confermate dalla consultazione dei documenti comunali dell’epoca presenti in rete, sui quali possiamo vedere un timbro ovale riportante un leone alato rampante a una rovere su un campo di cielo, il tutto accompagnato sulla circonferenza dalla scritta «Ufficio dello Stato Civile» e «Roverbella» separati da due quadratini (■).[5] Non sappiamo come mai sia stato utilizzato il “Leone di San Marco”, simbolo dell’evangelista e della Repubblica di Venezia, al cui territorio non ci risulta Roverbella sia mai appartenuta; in loco non sono neanche presenti – a quel che ci risulta – luoghi di culto dedicati al santo, può quindi darsi che si tratti di un caso d’imitazione dei vicini territori veneti in cui la presenza del leone alato era, per ovvi motivi storici e politici, molto diffusa.
Lo stemma è stato in seguito ufficializzato con decreto di riconoscimento (del Capo del Governo) del 10 dicembre 1935,[6] dove si blasona: D’argento, al leone d’oro, accostato da un rovere di verde al naturale, il tutto terrazzato di verde. Ornamenti esteriori da Comune.
Nello stemma attuale è quindi rappresentato un leone d’oro “semplice”, rampante su una rovere, la cui chioma esce dal margine destro dello scudo.[7]
Attualmente il Comune utilizza un’immagine nella quale si riconosce il “Capo del Littorio”, con il fascio opportunamente abraso,[8] segno della sua realizzazione durante il Ventennio.[9]
Il Gonfalone civico, che consiste in un drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d’argento, caricato dello stemma del Comune con iscrizione centrale in argento “Comune di Roverbella”, è stato concesso con Regio Decreto dell’8 marzo 1937.
Nota di Massimo Ghirardi, Giovanni Giovinazzo, Giancarlo Scarpitta.
[1] «Documentato nel 1456 come Roverisbelli, ha origine fitonimica, dal latino robur ‘rovere’, col significato di ‘rovere bello’»; Nomi d’Italia. Origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni, Istituto geografico De Agostini, Novara 2006, p. 550.
[2] Adriano Bellei, Cenni storici, «Comune di Roverbella», consultato il 19 novembre 2017.
[3] Cenni storici, cit.
[4] Antonino Bertolotti, I comuni e le parrocchie della provincia mantovana. Cenni archivistici, archeologici, storici, artistici, biografici e bibliografici raccolti dal 1881 al 1892, Prem. Stab. tip. lit. G. Mondovi, Mantova 1893, p. 168, consultato il 19 novembre 2017; su Antonino Bertolotti: Guglielmo Capogrossi Guarna, BERTOLOTTI, Antonino in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 9 (1967), consultato il 19 novembre 2017.
[5] Si vedano ad esempio i documenti del 29 giugno 1873 (consultato il 19 novembre 2017) e 2 aprile 1882 (consultato il 19 novembre 2017) disponibili su «Il Portale Antenati», promosso e curato dalla Direzione Generale per gli Archivi.
[6] “Riconoscimento”, e non “concessione”, in quanto il Comune ne ha dimostrato l’utilizzo per almeno 100 anni.
[7] In Araldica, le direzioni destra e sinistra sono invertite rispetto all’osservatore, perché riferite all’ipotetico cavaliere che imbraccia lo scudo.
[8] Il “Capo del Littorio” è una pezza araldica ispirata all’uso Napoleonico, che fu ideato durante il Fascismo (R.D. n. 1440 del 12 ottobre 1933) per contrassegnare tutti gli stemmi civici: Di porpora al fascio littorio d’oro circondato da una corona composta di un ramo d’alloro e uno di quercia legati da un nastro con i colori nazionali. Il fascio è un’insegna di origine etrusca costituito da un mazzo di verghe e da una scure, tenute insieme per mezzo di corregge: è il simbolo del potere coercitivo della legge, quindi dell’autorità dello Stato. Era portato da Littori, ufficiali di scorta al servizio degli alti magistrati Romani che, con il loro ufficio comminavano pene corporali e capitali. Mussolini lo rese obbligatorio ma, alla sua caduta, la norma che lo imponeva fu cancellata e la figura abrasa dagli stemmi (D.L. del 26.10.1944); alcuni Comuni però si limitarono ad eliminare il fascio, mantenendo il serto vegetale, proprio come in questo caso.
[9] Da notare che, nel bozzetto del gonfalone del 1937 disponibile sul sito dell’Archivio Centrale dello Stato, il “Capo del Littorio” è assente.
STEMMA RIDISEGNATO

Fonte: Giovanni Giovinazzo
Fonte: Giancarlo Scarpitta
Disegnato da: Massimo Ghirardi
STEMMA ACS

STEMMA UFFICIALE

LOGO

BLASONATURA
“D’argento, al leone d’oro, accostato da un rovere di verde al naturale, il tutto terrazzato di verde. Ornamenti esteriori da Comune”.
ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
Stemma di Roverbella con il capo parzialmente abraso (in uso).

Stemma di Roverbella all’epoca della concessione durante il fascismo.

Ricostruzione dello stemma comunale con leone alato del XIX secolo

Stemma con leone alato ispirato al sigillo ottocentesco

GONFALONE RIDISEGNATO

Fonte: Archivio Centrale dello Stato
Disegnato da: Bruno Fracasso
GONFALONE UFFICIALE

BLASONATURA
“Drappo di azzurro…”
COLORI
ALTRE IMMAGINI
LEGENDA
- stemma
- gonfalone
- bandiera
- sigillo
- città
- altro
- motto
- istituzione nuovo comune