Comune di Riva Presso Chieri – (TO)

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Info
  • Codice Catastale: H337
  • Codice Istat: 1215
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 42
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 35.76
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
  • Comuni confinanti:

    Arignano, Buttigliera d'Asti (AT), Chieri, Mombello di Torino, Moriondo Torinese, Poirino, Villanova d'Asti (AT)

  • Santo Patrono: sant'Albano
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Il toponimo Riva allude alla riva (“ripa“): la sponda del torrente vicino alla quale sorge il paese, il determinante Presso Chieri, era già in uso del 1428 quando è documentato con il toponimo equivalente alla forma dell’italiano attuale Rippa prope Cherium.

Ma il primo documento che attesta l’esistenza di Riva risale al 1152: un atto dell’imperatore Federico I “Barbarossa” in cui conferma al conte Guido di Biandrate il dominio su alcuni luoghi fra cui anche l’importante castello di Rippa.

Stemma antico della famiglia Biandrate

La signoria dei Biandrate si estendeva a quel tempo solo sulla metà del territorio del Comune, in quanto l’imperatore dominava direttamente l’altra metà di Riva, il che soleva far dire al marchese Guglielmo V del Monferrato, feudatario imperiale: “quae non est comitis de Blandrate”, ossia “che questo luogo non appartiene ai conti di Biandrate”.

Stemma degli Aleramici del Monferrato

Dal XIII secolo la storia di Ripa si lega strettamente a quella di Chieri che si avviava a diventare uno dei liberi comuni principali del Piemonte, e molto più rilevante di Torino. Già nell’anno 1212 l’imperatore Ottone IV aveva affrancato Chieri da tutti gli obblighi verso il vescovo di Torino e il primo atto del Comune fu nel 1223 l’acquisto del territorio di Riva. Nel 1229 fu stipulata la pace tra i Conti di Biandrate e Chieri.

All’inizio del XIV secolo, i ghibellini astigiani vennero cacciati dalla propria città e si rifugiarono a Riva dove vennero assediati dalle armate guelfe comandate da Ugone di Balzo, siniscalco di Roberto D’Angiò. Dato che l’assedio durò a lungo, Ugone decise di assaltare la cittadina murata nel 1318 “… con tanto impeto che presto se ne impadronirono e vi commisero ogni sorta di nefandezza” (come riporta lo storico Goffredo Casalis).

Stemma della casa Savoia

Alla fine del XIV secolo divenne dominio dei Savoia. Nel 1619 Carlo Emanuele I donò il feudo, eretto in Marchesato di Riva, a Marguerite de Roussilon de Châtelard (1599-1640), sua amante e poi seconda moglie, da cui ebbe quattro figli naturali, di cui Gabriele, vissuto tra il 1620 e il 1695, ebbe successivamente in appannaggio il feudo.

Stemma di Marguerite du Roussillon de Châtelard

Alla sua morte fu acquistato dal conte Marc’Antonio Grosso di Bruzolo, la cui famiglia prendeva agnome dal feudo e Castello di Bruzolo in Valle Susa.

Stemma della famiglia Grosso di Bruzolo

Nel 1630 durante la guerra con il regno di Francia, improvvisamente morì Carlo Emanuele I, lasciando sul trono il figlio Vittorio Amedeo I di Savoia. Questi dovette abbandonare Torino sconvolta dalla peste insieme alla famiglia e si rifugiò a Riva, stranamente immune dal contagio. Il castello di Riva successivamente ospitò i rappresentanti dei diversi stati impegnati nei preliminari del trattato di pac, che verrà firmato e detto “di Cherasco”.

Nel 1691 Riva venne incendiata dalle armate di Luigi XIV che assalirono il borgo appartenenti agli alleati della Lega di Augusta. Nel 1785 la linea dei Grosso di Bruzolo si estinse, così il feudo di Riva venne inserito nell’appannaggio del duca d’Aosta, Vittorio Emanuele, unitamente alle città di Chieri e Poirino e alla frazione di Banna presso Poirino, venendo a creare il Principato di Chieri, Poirino, Riva e Banna istituito con lettere patenti del 3 giugno 1785.

Le mura del paese, ormai fatiscenti, vennero atterrate durante la dominazione napoleonica, cosa che permise all’abitato di espandersi al di fuori dei confini medioevali.

 

Lo stemma del comune di Riva presso Chieri è in uso almeno dal XVI secolo, ma è stato formalmente concesso con decreto del presidente della Repubblica del 3 marzo 2005, dove si blasona:

«Di rosso, alla croce di argento, accantonata nel primo dall’agnello pasquale dello stesso, tenente con l’arto anteriore destro l’asta, posta in sbarra, di argento, cimata dalla crocetta dello stesso, munita del vessillo di argento, crociato di rosso. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di rosso, il motto, in lettere maiuscole di nero, Felix Ripae oppidum. Ornamenti esteriori da Comune

Contestualmente è stato concesso il gonfalone, descritto come un “… drappo di bianco con la bordatura di rosso”.

Lo stemma “di rosso alla croce d’argento” è, come si sa lo stemma dei Savoia, ma in questo contesto potrebbe essere un riferimento anche al vessillo antico del conte di Biandrate, che lo innalzava quando era capitano delle truppe di Pavia, storico feudatario della località, i cui discendenti, proprio per distinguersi dai Savoia, muteranno lo stemma in uno “sbarrato d’argento e di rosso” (alias: “sbarrato d’oro e di rosso”) e quindi in un “di rosso, al cavaliere d’argento, colla spada sguainata” (dal quale deriva lo stemma del Comune di Biandrate).

Vessillo dei Conti di Biandrate

 

Massimo Ghirardi

Si ringrazia Paolo Crivellaro per la gentile collaborazione

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Di rosso, alla croce di argento, accantonata nel primo dall’Agnello pasquale dello stesso, tenente con l’arto anteriore destro l’asta, posta in sbarra, di argento, cimata dalla crocetta dello stesso, munita del vessillo di argento, crociato di rosso. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di rosso, il motto, in lettere maiuscole di nero, FELIX RIPAE OPPIDUM. Ornamenti esteriori da Comune”

ATTRIBUTI
SMALTI
OGGETTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI
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Disegnato da: Bruno Fracasso

BLASONATURA

“Drappo di bianco con la bordatura di rosso…”

COLORI
PARTIZIONI
bordato
ALTRE IMMAGINI
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    3 Marzo 2005