Città di Riposto – (CT)

Informazioni

  • Codice Catastale: H325
  • Codice Istat: 87039
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 147981
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 12.88
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Riposto (‘u Ripostu in siciliano) è un comune italiano di 13 815 abitanti della città metropolitana di Catania, in Sicilia.

Il nome del paese deriva dalla sua funzione commerciale di deposito per le botti e le merci da spedire via mare.

Le sue fortune furono legate alla nascita e allo sviluppo della Contea di Mascali. Sin da tempi antichi, Mascali e le sue grandi estensioni terriere appartenevano alla Mensa episcopale di Catania che li concedeva in gabella. Nel secolo XVI, la pressione esercitata dagli abitanti di Aci che volevano terra, i pescatori e i barcaioli costruttori crearono il primo nucleo di Riposto, nome proveniente da “res ponere”, che si stabilì tra il torrente Macchia, il limite sud della palude dell’Auzzanetto e il torrente Jungo, e il limite nord di grandi distese di boschi e vigne.

Nei magazzini del paese venivano riposte le decime della produzione che si dovevano al Conte di Mascali.

Nella seconda metà del XVII secolo, avvenne la trasformazione da terreno boschivo in vigneto che portò alla distruzione dei boschi e a un crisi ecologica che fece aumentare le paludi dell’Auzzanetto che s’ingrandirono divenendo portatrici di malaria. Gli emigrati da Messina, intanto, costruirono la chiesetta della “Madonna della Lettera” e fecero nascere, accanto alle umili capanne di graticci di canne, un paese lineare e parallelo al mare.

Nel secolo XVIII, una potente famiglia veneziana, i Pasini, s’era stabilita ad Acireale e aveva accumulato un’immensa superficie terriera. I Pasini operarono una politica di popolamento e svilupparono l’insediamento sparso, attirando manodopera e favorendo la formazione di piccole fattorie. Costruirono nel 1725 il secondo nucleo di Riposto che prese nome “Scariceddu” (piccolo scalo).

All’inizio del XIX secolo, gli abitanti di Giarre, appoggiandosi anche alle aspirazioni espresse da Riposto, chiesero di potersi staccare da Mascali. Riposto, l’8 ottobre 1815, chiese al Re l’autonomia da Giarre.

Intanto, con sovrano Rescritto del 12 febbraio 1820, a Riposto era nata la Scuola Nautica dove si formavano gli Ufficiali della marina velica e a vapore tanto che lo Stato, nel 1836, concesse la costruzione di un porto.

Solamente il 17 aprile 1841, però, il re concesse l’autonomia di Riposto. Il 1° gennaio 1842 venne eletto il primo Sindaco di Riposto, Don Rosario Grassi Bonanno.

Nel 1848, Ferdinando II decise la riconquista della Sicilia, ma Ferdinando II concesse l’indipendenza amministrativa ingraziandosi i ripostesi e concedendo favori tali da far diventare il porto di Riposto un porto importante.

Nel periodo di restaurazione borbonica l’amministrazione fu tenuta tenacemente dai conservatori, ma i favorevoli ai garibaldini riuscirono a creare movimenti che sostenevano i rivoluzionari. I garibaldini ne trassero un vantaggio logistico con il trasporto delle truppe e finanziario per la concessione di prestiti.

Con l’unità d’Italia, le condizioni economiche e sociali di Riposto migliorarono sempre più con l’affermarsi di una grossa flotta di velieri e da pesca nonché con lo svilupparsi dei suoi già famosi cantieri navali e con l’opera di costruzione del porto.

Il 28 luglio 1848 i ripostesi sentirono il bisogno d’istituire nella loro città un piccolo ospedale per i malati più gravi che divenne Ospedale Civile per merito di Mons. Rosario Calì.

Con il piano regolatore del 2 aprile 1872 venne prevista la costruzione del municipio, di scuole, del mercato, del teatro.

Il 5 agosto 1906, dopo 70 anni dalla prima domanda fatta nel marzo 1836, s’iniziò la costruzione del porto.

Alla fine del secolo XIX si verificò il boom economico di Riposto tanto che vi si stabilirono le sedi consolari di Svezia, Romania, Norvegia, Uruguay, Francia, Brasile, Grecia e Gran Bretagna.

Gli inizi del secolo XX videro l’impoverimento di Riposto per la guerra di Libia e la prima guerra mondiale.

Fino all’estate del 1922, a Riposto le idee fasciste non avevano avuto successo. Nel 1924, ha inizio la prima diffusione delle idee del fascismo a Riposto dove, invece, nel plebiscito del 1934 i Ripostesi voteranno tutti “SI” al regime.

Dal 1936 le condizioni economiche della città subirono un collasso: l’agricoltura, l’industria e il porto quasi sparirono e così si arrivò alla fusione dei Comuni di Giarre e Riposto con R.D. del settembre 1939, con il nome di Jonia.

Il comune di Jonia ben presto cambiò nome in Giarre-Riposto, poi, a causa di polemiche sull’accentramento dei servizi pubblici a Giarre. Con la caduta del fascismo, nel 1946, Giarre e Riposto tornarono comuni autonomi con i primitivi nomi appunto di Giarre e Riposto.

Quando, nel febbraio 1944, gli alleati consegnarono la Sicilia alla amministrazione italiana, si formò l’Esercito Indipendentista Siciliano e molti ripostesi fecero proprio tale movimento che, nel 1947, alla prima elezione parlamentare siciliana aveva ottenuto il 10 per cento dei deputati.

Finita la seconda guerra mondiale, Riposto si trovò con un vuoto politico e una grande crisi economica e i suoi uomini trovarono possibilità di lavoro emigrando all’estero, principalmente negli negli U.S.A. o navigando e le donne diventarono di fatto “vedove bianche”.

 

Il 19 gennaio 1882 il Re concesse a Riposto l’uso di uno stemma civico che si blasona: “Inquartato: al 1° d’oro all’ombra di sole di rosso; al 2° d’azzurro al brigantino allestito e veleggiante al naturale; al 3° d’azzurro alla torre d’argento merlata alla guelfa di quattro pezzi; al 4° d’oro al grappolo di porpora gambato e fogliato di verde”.

Lo stemma raccoglie tutte le maggiori ricchezze che, nella sua storia, il paese ha avuto: il sole rosso simboleggia la salubrità del clima e il calore, il brigantino ricorda le industrie navali e il commercio, la torre ricorda la torre di Archirafi, oggi distrutta dal bradisismo, che aveva una funzione difensiva del territorio, il grappolo d’uva ricorda l’altra grande risorsa economica: quella dell’agricoltura.

Il gonfalone, consistente in un “drappo di azzurro…”, non risulta formalmente concesso.

Con il DPR del 20 dicembre 2016, per il suo passato storico, è stato concesso a Riposto il titolo di Città. Per questo si è provveduto a mutare la corona dello stemma e il gonfalone dotandoli degli attributi da Città.

 

 

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Fonte: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Bruno Fracasso

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Inquartato: al 1° d’oro all’ombra di sole di rosso; al 2° d’azzurro al brigantino allestito e veleggiante al naturale; al 3° d’azzurro alla torre d’argento merlata alla guelfa di quattro pezzi; al 4° d’oro al grappolo di porpora gambato e fogliato di verde”.

Colori dello scudo:
azzurro, oro
Partizioni:
inquartato
Oggetti dello stemma:
brigantino, grappolo, ombra di sole, pezzo, torre
Attributi araldici:
allestito, fogliato, gambato, merlato alla guelfa, veleggiante

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di azzurro…”

Colori del gonfalone: azzurro

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    20 Dicembre 2016

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    19 Gennaio 1882