Comune di Rapolla – (PZ)

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Info
  • Codice Catastale: H186
  • Codice Istat: 76064
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 4506
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 29.05
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0
Storia del Comune e informazioni Emblemi civici

Anche se dati storici si trovano solo a partire dal V secolo a.C., con alcuni coloni greci che fondarono diversi centri del territorio, la  tradizione vuole che la città sia stata fondata nell’XI secolo a.C. dai discendenti del mitico eroe Diomede che edificarono diversi luoghi di culto nei territori tra il Vulture e l’Ofanto tra i quali un tempio dedicato ad Apollo, nella località oggi nota come Rapolla, il cui nome sarebbe stato Stratiotai Apollon(luogo dei “soldati a guardia del tempio di Apollo”), poi Strapellum.

Sulle rovine della città greco-romana venne edificato il forte longobardo della contea di Conza. Dal 603 fu, forse, già sede vescovile grazie a papa Gregorio I, sostenuto dalla volontà della regina Teodolinda e del re Agilulfo: Agnus (o Agnello) fu il primo vescovo di Rapolla. Storicamente la diocesi è nota dalla metà dell’XI secolo e il 16 marzo 1528 la sede vescovile verrà unita a Melfi e oggi è compresa nella diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa (dal 1924).

Nell’XI secolo fu conquistata dai normanni.

 

Lo stemma della città di Rapolla, in uso da tempo ma che non ha riconoscimento formale, è curiosamente molto simile a quello antico di Sermide (Ferrara, oggi Sermide e Felonica) e mostra due serpi intrecciate. Lo statuto comunale è alquanto impreciso: – Due serpi attorcigliate col motto “Agnus Deo” fissati su uno scudo sormontato da una Torre. Un ramo di quercia ed un ramo di olivo contornano lo stemma – e mal interpreta la corona civica del rango di “Comune” italiano come una “torre” e il ramo di alloro regolamentare come “olivo”.

 

Secondo la leggenda l’immagine sarebbe derivata da una formella votiva posta dai soldati romani nel III secolo a.C. sulla porta d’accesso alla città. Si narra, infatti, che durante la battaglia di Heraclea, sulla costa ionica, le truppe del generale Luscinio, ritirandosi nell’entroterra dopo la sconfitta subita dai greci di Pirro, verso Strapellum, attraversarono la valle dell’Ontrolmo e vi trovarono numerosi cadaveri. Pur desiderosi di incontrarsi con la cavalleria lucana si convinsero a non aggiungere “sangue al sangue” e posero una formella di terracotta entro il fornice della porta della città, che nel codice militare romano significava “luogo sacro” da rispettare.

 

Secondo altri i due rettili simboleggiano le fiumare Melfia e Ontrolmo che delimitano l’antico centro urbano.

 

Il motto “Agnus Deo” (Dio Agnello) non ha chiara origine.

 

Lo stemma, entro uno scudo a “cartoccio” è riportato anche sulla bandiera civica, che si compone di un semplice vessillo azzurro.

 

Nota di Massimo Ghirardi

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Fonte: Giovanni Quaranta

SMALTI
OGGETTI
ALTRE IMMAGINI

Stemma nella versione sannitica

Fonte: www.serpone.com

Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Luigi Ferrara

BLASONATURA

“Drappo troncato di bianco e di giallo…”

COLORI
PARTIZIONI
troncato
ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

Disegnato da: Massimo Ghirardi

BLASONATURA

“Drappo di azzurro caricato dello stemma comunale…”

ALTRE IMMAGINI
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune
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